19 Settembre 2021, esattamente nel centenario della nascita di Paulo Freire, pubblichiamo di seguito questa lettera, mandataci dal maestro Giampiero Monaca.

Ne avevamo parlato durante l’estate: durante il suo lungo digiuno di protesta e quando arrivò la risposta dagli uffici scolastici. Malgrado i riconoscimenti avuti a livello nazionale, la dirigente della scuola ha avuto quello che voleva: dare una bella lezione a questo maestro e rimetterlo al suo posto… Giampiero ha sofferto molto, ha meditato, si è confrontato, ed è arrivato ad una decisione. Lascerà momentaneamente la scuola, non può reggere alle nuove condizioni che umiliano lui e il progetto Bimbisvegli. Come scrive qui sotto, non sparisce, però… Però è sicuro che la scuola italiana perde, perde un sogno, una speranza, un bel progetto, perde in vitalità, passione, gioia, amore. La grigia burocrazia ha vinto, per ora…

Coraggio maestro Giampiero, non sei solo, tanta è stata la solidarietà e la stima in questo periodo. Anche Paulo Freire, come Mario Lodi, come Maria Montessori, non crediamo abbiano avuto vita facile…

“Mi si chiede quale dei miei alunni io accetti di buttare dalla torre.

Io scelgo di buttare me stesso.

Ognuno ed ognuna potrà decidere di leggere e spiegarsi a modo proprio le motivazioni della mia scelta. Io ho deciso di dare la mia versione, rendendo il mio comportamento contemporaneamente un atto politico e forse l’ultima mia azione educativa per le nostre bimbe e bimbisvegli.

Quando la legge diventa ingiusta, disobbedire è un dovere.

La dirigente del 5 circolo di Asti impone a bambine, bambini famiglie , insegnanti e comunità locale della frazione di Serravalle d’Asti un’organizzazione della scuola che ritengo umilii le mie competenze, stravolga gli orari e la logistica delle famiglie e sradichi relazioni umane, continuità didattica ed emotiva.

Alunne ed alunni con bisogni educativi specifici che, dopo esperienze fallimentari in altre scuole, avevano trovato equilibrio e accoglienza nella nostra grazie a interazioni proficue con adulti e bambini , improvvisamente vedono “deportate” le figure di riferimento a causa di presunti, ma mai esplicitati, “ordini superiori” (i piccoli burocrati nascondono sempre le loro azioni, incolpando la gerarchia).

L’unica verità è che il modello di scuola proposto da Bimbisvegli è scomodo e offende chi per scelta o per omissione sceglie il servilismo, l’apatia e la mediocrità.

Spaventa i tiranni e offende gli schiavi.

Abbiamo provato in ogni modo a difenderne i principi e le caratteristiche fondanti.

Io, dopo averlo vissuto nella sua integrità, non sono in grado di proporlo in versione azzoppata e mutilata.

Bimbisvegli, senza i libri di testo differenziati, con uscite in natura trasformate in “passeggiatine”, senza cambio scarpe all’ingresso, definito arbitrariamente antigienico, senza incontro con migranti, senza cooperazione e condivisione, senza continuità didattica, senza trasversalità non è Bimbisvegli. Non è la mia scuola, quella cui ho scelto 16 anni fa di dedicare tutto il mio meglio.

Non è la scuola delle indicazioni nazionali né quella della gentilezza e delle emozioni esaltata dal ministro Bianchi, al Festival dell’innovazione scolastica, in cui l’esperienza Bimbisvegli è risultata tra le 25 migliori realtà educative italiane.

Non sono in grado di mentire o di vivere o far vivere la nostra bella scuola felice in clandestinità; anzi, trovo che uno dei valori più importanti sia proprio la condivisione del nostro “essere scuola” pubblica in modo assolutamente pubblico (non si accende una lampada per tenerla nascosta sotto un mobile ma per illuminare la stanza, per tutti).

Ci siamo attirati, certo, tanti nemici in città, soprattutto tra gli ignavi, e certo questa situazione che viviamo è frutto della continua comunicazione che ho fatto negli anni, dimostrando che fare scuola bella e felice, collaborativa, senza fondi, rimboccandosi le maniche e costruendo alleanze tra maestri, famiglie (preziosissime), bambine e bambini è possibile.

La nostra realtà ha offerto spunti e speranza per tantissime altre persone in tutta Italia. Forse questa è la colpa maggiore, per alcuni.

Le colleghe ed il collega che ci sono quest’anno in equipe sono propensi a fare il loro meglio per prendere il testimone e proporre alle nostre “bimbe e bimbi svegli” la prosecuzione del progetto secondo le loro sensibilità.

Io utilizzerò i prossimi giorni di mia presenza a scuola per garantire un passaggio di nozioni e di metodo, lunedì me ne andrò.

Perché me ne vado rinunciando a stipendio e posto fisso?

Per dare un segno, professionale e politico, anche alle nostre bambine e bambini.

Perché non intendo prostituire la mia professionalità per un datore di lavoro che dimostra totale sordità ai bisogni espressi da 51 famiglie del plesso e dalla intera comunità educante di Serravalle d’Asti.

Affido il progetto a chi mi ha assicurato di volersene prendere cura e proseguirlo a modo proprio, prendo distacco per non essere di intralcio e lasciare che le inevitabili nuove direzioni non siano fonte di discussione e dunque di difficoltà.

È inutile che ci giri tanto intorno, soffro moltissimo per questa lacerazione, qualcuno me ne fará una colpa, altri capiranno, con altri riusciremo a piangere insieme.

Stiamo subendo un torto, grave. Me ne vado per minimizzare, spero, i danni per tutti.

Operativamente però, non sparisco.

Sono a disposizione per organizzare con l’associazione Bimbisvegli il servizio di “scuola volontaria” grazie alla collaborazione con Agathon e Pro Loco. Ovviamente senza utilizzare in alcun modo i locali scolastici che ci saranno certamente preclusi.

In pratica, andandomene dalla porta, lascerò il seme di Bimbisvegli alle cure delle colleghe che vogliono proseguire, e rientrerò dalla finestra anche grazie alla collaborazione della comunità educante e con la scuola volontaria riusciremo a riattivare i pomeriggi scolastici che l’organizzazione scolastica ha voluto eliminare.

Questo risulterà anche un vantaggio per la frazione, che invece di perdere la scuola la vede invece potenziare.”