Quasi 230 riviste che trattano di salute hanno congiuntamente pubblicato un “Appello per un’azione di emergenza per limitare l’aumento della temperatura globale, ripristinare la biodiversità e proteggere la salute”

Riportiamo alcuni stralci dell’appello:

La scienza è inequivocabile; un aumento globale di 1,5°C al di sopra della media preindustriale e la continua perdita di biodiversità rischiano danni catastrofici alla salute che sarà impossibile invertire.

I rischi per la salute di aumenti di temperatura superiori a 1,5°C sono ormai ben accertati. In effetti, nessun aumento della temperatura è “sicuro”. Negli ultimi 20 anni, la mortalità correlata al calore tra le persone di età superiore ai 65 anni è aumentata di oltre il 50%.4 Temperature più elevate hanno comportato un aumento della disidratazione e della perdita della funzione renale, neoplasie dermatologiche, infezioni tropicali, esiti negativi per la salute mentale, complicanze della gravidanza, allergie e morbilità e mortalità cardiovascolare e polmonare.

I danni colpiscono in modo sproporzionato i più vulnerabili, compresi i bambini, le popolazioni anziane, le minoranze etniche, le comunità più povere e coloro che hanno problemi di salute di base.

Già da questo brevissimo estratto si può comprendere quanto occorra avere una visione ampia, intersezionale dei problemi.

Non abbiamo sentito Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, nominato da Draghi, fare il minimo accenno a questo appello, in compenso lo abbiamo sentito parlare del nucleare di quarta generazione, e demonizzare gli “ambientalisti oltranzisti”.

Non resta che consigliare a Cingolani di leggere The Lancet, se avesse problemi con l’inglese c’è il traduttore di Google, avrà certamente occasione di farsi un’idea ancora più surreale sull’ “ambientalismo oltranzista”.

Una cosa è certa: neo-liberismo e ambientalismo sono idee radicalmente diverse: da una parte la scienza, che nel caso del clima è sì predittiva, ma che sta purtroppo avendo continue, puntuali e provate conferme degli effetti devastanti del cambiamento climatico; dall’altra una visione economica ottusa, miope – se non cieca – in nome e a vantaggio di un’economia che molto guadagna dalle catastrofi e dalla privatizzazione della sanità.