Ieri al Castello del Valentino di Torino si è svolto il “Festival della Sanità Pubblica” organizzato del sindacato dei medici ANAAO Assomed del Piemonte

Un’ottima idea quella di organizzare un festival a favore della sanità pubblica, una giornata di convegni che è terminata con un concerto dove si sono esibiti Guido Catalano e Federico Sirianni accompagnati dall’Orchestra Alta Felicità.

Si sono svolti 3 convegni con autorevoli interventi:

  • Difendere l’ambiente fa bena alla salute
  • La Salute è un mio diritto? Sanità pubblica e privata
  • Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid

Riportiamo alcuni concetti espressi nei due convegni pomeridiani ai quali abbiamo assistito.

Un forte accento è stato messo sul diritto alla cura, diritto costituzionale, diritto che dev’essere non solo enunciato, ma garantito, e con equità: tutti devono poterne usufruire e con assoluta parità nella qualità della cura: un diritto sancito nell’art. 32 della Costituzione.

La Costituzione non considera l’individuo come una “monade” isolata, ma come una persona inserita in un contesto sociale, titolare di diritti, ma anche di doveri, come sancito nell’art. 2 che richiama l’individuo ai doveri della solidarietà.

La Costituzione non si rifà quindi ad un individuo egocentrico, competitivo, tipico della razionalità neo-liberista, ma ad una persona solidale, concetto che diventa ancor più evidente nel diritto alla salute, definito come interesse della collettività.

E’ stata posta la domanda: “fino a che punto il diritto alla salute è attualmente un diritto esigibile?” La pandemia è stata definita, anche dal punto di vista dell’effettiva esigibilità del diritto alla salute, un vero e proprio spartiacque.

Già prima della pandemia il sistema sanitario nazionale (SSN) mostrava evidenti erosioni strutturali in termini di accessibilità,  equità e qualità delle cure.

La pandemia è stato uno stress test di proporzioni pressoché inaudite per un SSN già fortemente definanziato (37 miliardi di euro sottratti alla sanità in un decennio), depauperato nei servizi al cittadino e non negli sprechi, sottoposto a tagli laddove era più facile e non più utile.

E’ stato citato Noam Chomsky: “Togli i soldi, la gente si arrabbierà e ti chiederà qualcosa di diverso”, in questo caso un sistema privato, visto che quello pubblico non funziona.

Un depauperamento progressivo, continuo, inesorabile, che porta inevitabilmente a gravi disfunzioni e che permetterà di millantare: “Ormai è un sistema non più salvabile”.

Il livello di investimenti nella sanità italiana è il più basso dei Paesi del G7 ed è sotto la media degli Stati europei, parliamo naturalmente di rapporto in base al PIL di cifre sostenibili quindi, a patto naturalmente che ci sia la volontà politica di metterle a bilancio.

Estremamente criticata è stata la riforma del titolo 5° della Costituzione (il decentramento della sanità pubblica alle Regioni), che ha creato ulteriori diseguaglianze nell’esigibilità del diritto alla cura di uguale qualità per tutti, riforma che determina costantemente una diseguale destinazione di risorse a favore delle regioni “ricche” e a discapito delle regioni più povere. Un concetto oggettivamente di segno opposto rispetto al principio di solidarietà espresso nella Costituzione.

Un bambino nato a Napoli ha il doppio di probabilità di morire entro il primo anno di vita di un bambino nato a Milano: questo è nei fatti, oltre che inaccettabile, ignobile.

10.000 medici persi negli anni non sono stati compensati da altrettante assunzioni, un’emoraggia di competenze e di “forze” che non solo contribuisce, diventa determinante nel minare le fondamenta di un diritto acquisito e che stiamo concretamente rischiando di perdere.

Si sta puntando ad un sistema duale: un sistema povero per i poveri, con personale sanitario mal pagato, e un sistema che si avvale dell’intermediazione finanziaria e assicurativa per la salvaguardia della salute di chi ha redditi adeguati.

La quantità di risorse che il PNRR ha destinato al SSN, ha dichiarato Costantino Troise, Presidente dell’ANAAO, è inferiore a quella per il risanamento dei condomini, seconde e terze case.

Questo processo di trasferimento di prestazioni al privato, che continua nel silenzio generale, sta concretamente rischiando di trasformare i nostri ospedali in enormi (e collassati) pronto soccorsi.

La medicina d’urgenza è un campo rischioso, poco remunerativo, che il privato non vuole assolutamente assumersi.

Il fatto di dover sottostare a criteri di massimizzazione del profitto impedirà al medico di decidere esclusivamente secondo competenza e coscienza per il bene del paziente, di scegliere le cure che riterrà più opportune per il proprio paziente.

Si sono poi affrontati gli aspetti che riguardano il Covid, è stato ribadito che non sono solo le “goccioline” (droplets), più pesanti dell’aria, a diffondere il virus, ma anche l’aerosol.

In un ambiente chiuso quindi il virus tende a saturare l’aria, un po’ come il fumo di sigaretta. Decade quindi, al chiuso, l’efficacia del distanziamento di 1 mt. come misura preventiva.

La riapertura delle scuole è quindi un’incognita, che andrà valutata in base all’andamento dei dati. E’ stato sottolineato come non sia vero che il Covid non colpisce i bambini, studi epidemiologici americani riportano numerosi casi di sindrome infiammatoria multi-sistemica nei bambini, in particolare negli Stati, tipicamente quelli del sud, nei quali la percentuale di vaccinati è bassa.

E’ stato posto l’accento sulla mancanza di depuratori d’aria nella aule, è stato ricordato che ci sono apparati “portatili”, che hanno un buon livello di filtraggio e non hanno bisogno di impiantistica ad hoc.

Sono state rimarcate come totalmente prive di fondamento tutte le notizie sull’efficacia di farmaci come l’idrossiclorochina o, ancor peggio, l’ivermectina.

E’ stato affrontato dal punto di vista bioetico l’opportunità dell’obbligo vaccinale, Guido Giustetto, Presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, ha affermato che occorre porre e rispondere a 4 domande:

la prima è sulla gravità della pandemia, ovvero 4.000.000 di morti e 250.000.000 di contagi nel mondo costituiscono un problema tale da dover affrontare l’obbligatorietà del vaccino? Secondo Giustetto la risposta è sì;

la seconda è sull’efficacia del vaccino, e qui Giustetto ha fatto riferimento alla relazione di Gabriele Gallone, epidemiologo che ha esaurientemente dato tutta una serie di dati che dimostrano che dove si è vaccinato di più c’è stata una significativa minor occupazione di posti letto, di pazienti in terapia intensiva e di morti, quindi secondo Giustetto la risposta è sì;

la terza domanda è: ci sono efficaci misure alternative alla prevenzione vaccinale? Giustetto ha fatto riferimento all’uso della mascherina, al lockdown, come strumenti preventivi ed ha citato i farmaci monoclonali e antivirali;

la quarta: quali sono i costi in termini di pace e coesione sociale di una decisione del genere, e quali i benefici? E questo va certamente messo sulla bilancia.

Giustetto ha auspicato una discussione che individui un percorso e che venga condivisa.

Nel corso della conferenza ci sono stati accenni a coloro che sono restii a farsi vaccinare, distinguendo tra gli “irriducibili” e coloro che non riescono a fidarsi.

E’ stato detto che nei confronti di coloro che non si fidano non è stato usato il metodo comunicativo corretto.

E qui certamente qualcosa va detto: dagli interventi si è respirato davvero un clima di grande competenza, precisione e (vivaddio) rigore scientifico. Tuttavia i numeri, gli studi, i dati scientifici, non attecchiscono su quella parte di persone che sono preoccupate.

Occorre che i medici e qui forse la chiave sono proprio le dottoresse, recuperino un aspetto di empatia nei confronti del paziente e della popolazione, forse il vero messaggio da dare è un sorriso e: “Guardi mi sono vaccinata, ho fatto vaccinare mio marito, i miei figli, mio papà e mia mamma, so che è preoccupata/o, anche mia mamma/papà/figli ecc… lo era, ma ora siamo vaccinati e protetti e io ora sono più tranquilla per la mia famiglia.”

Detto questo non resta che rimarcare l’importanza di un’iniziativa così importante a sostegno della sanità pubblica e auspicare un solido patto tra sanitari del SSN e cittadini per difendere un diritto definito fondamentale dalla Costituzione: il diritto alla salute, che non può essere che rispettato con una sanità pienamente pubblica, ugualmente e adeguatamente finanziata su tutto il territorio nazionale.