“In alcuni paesi del mondo i bambini hanno un prezzo, chi lo paga ne decide anche l’identità. Accade in Afghanistan e loro sono i bacha-bazi. È una pratica atroce, anche se socialmente accettata, perché protetta dallo scudo della tradizione secolare di questo paese. Sono abusi di cui si parla poco, che ancora oggi rappresentano un tabù. I bacha-bazi sono letteralmente i “bambini per gioco”, minori, maschi, costretti a indossare abiti femminili ed essere sfruttati sessualmente da uomini molto più grandi di loro”.

Questo scriveva nel 2015 Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia.

Nonostante il grido di allarme, autorevolissimo, non è accaduto nulla. Nessun governo della Nato ha preso l’iniziativa per porre fine a questa barbarie. C’è qualcosa di orribile in tutto questo perché estirpare questa tradizione avrebbe comportato l’indebolimento della “missione civilizzatrice” delle truppe americane ed europee che hanno fatto finta di non vedere. E hanno tollerato. Una vergogna.

Il massimo che si riesce a trovare è una risoluzione del Parlamento europeo che nel 2019 “esorta il governo afghano ad avviare una campagna nazionale per educare la società al divieto del bacha bazi“.

Tiziana Carmelitano scrive: “Possedere uno o più Bacha Bazi è uno status symbol, che esprime il ruolo di potere rivestito dall’uomo all’interno della sua comunità sociale. Si stima che gli uomini adulti pashtun costituiscano il 55% dell’intera popolazione afghana, di questi circa il 40% è coinvolto nello sfruttamento sessuale dei bambini.

Quello del Bacha Bazi è un argomento tabù perché è una forma “istituzionalizzata” di pedofilia diffusa in Afghanistan fin dai tempi antichi. Nessuno si è impegnato ad abolirla, tranne i talebani.

Scrive Vittoria Paterno: “Durante la guerra civile afgana i talebani avevano reso illegale il bacha bazi, in quanto considerato non islamico ed incompatibile con la legge della Sharia. Dal 1993 fino all’invasione americana del 2001 la pratica era punibile con la morte. Il bacha bazi è ritornato a crescere esponenzialmente con il declino del regime talebano dall’Afghanistan nel 2002 e da allora il fenomeno è tornato in auge non solo in paesi remoti ma anche nelle principali città come Kabul e Kandahar”.

La questione è interessante quanto inquietante da un punto di vista antropologico in quanto l’Occidente, pur di rivendicare i timidi successi sul terreno dei diritti delle donne, ha però completamente ignorato gli stupri dei bambini: “Se l’invasione dell’Afghanistan del 2001 da parte degli Stati Uniti – scrive Vittoria Paterno – ha migliorato le prospettive di alcuni gruppi oppressi, come ad esempio la situazione delle donne, ben poco invece ha potuto fare per il bacha bazi. Le dure punizioni dei talebani non furono più applicate a tale pratica in conseguenza del vuoto di potere lasciato dalla guerra. Inoltre, il bacha bazi non veniva più praticata solo da uomini ricchi o signori della guerra, ma anche dalle forze della polizia afghana”.

Il governo afghano era non solo al corrente di questa pratica ma vi era coinvolto fino al collo: “La complicità del governo – scrive Vittoria Patarno – divenne, quindi, rapidamente un problema. Secondo quanto riferito, molti funzionari di alto rango risultano coinvolti nei bacha bazi e raramente sono perseguiti dai loro colleghi. La maggior parte delle persone coinvolte hanno pagato tangenti o hanno avuto rapporti con forze dell’ordine, pubblici ministeri o giudici compiacenti, che li hanno effettivamente esentati dall’accusa”.

 

Note: Per saperne di più

Bacha Bazi (Wikipedia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Bacha_Bazi

Afghanistan: quei bambini abusati e i silenzi di Washington
https://www.affarinternazionali.it/2017/08/afghanistan-bambini-abusati-silenzi/

In Afghanistan la lotta per salvare i bambini schiavi sessuali (Askanews)
https://youtu.be/-D6-05lGTyk

L’articolo originale può essere letto qui