Il Comitato Olimpico ha declinato la proposta dei sindaci di Hiroshima, degli Hibakusha e della società civile internazionale di ricordare le vittime di Hiroshima con un minuto di silenzio durante le Olimpiadi.

“Lo sport non si occupa di politica” hanno tagliato corto gli alti dirigenti, magari un po’ imbarazzati dalla montante protesta internazionale e anche da un po’ di interesse dei media (dovuto, a mio avviso, all’opera del nostro amico Pio D’Emilia e del suo servizio su SkyNews).

Un minuto di silenzio è un semplice gesto universale di raccoglimento, non è un gesto politico. E’ un gesto che a volte viene visto come un po’ retorico, a volte ci è capitato di vederlo effettuare come un rituale, perdendo significato. Ma è un gesto significativo che oggi stanno compiendo tantissime persone nel ricordo dell’olocausto atomico in ogni latitudine del pianeta.

Ma dire che è un gesto politico, intendendo con questo “di parte” mi è parso veramente sconvolgente.

Recentemente un altro gesto simbolico ha creato scompiglio nel mondo sportivo: quello dell’inginocchiamento “Black  Lives Matter” prima delle partite dell’europeo di calcio: un gesto contro il razzismo su cui la nazionale italiana ha fatto una figuraccia.

Ma io direi che anche riconoscere che la discriminazione è qualcosa di aberrante non è un gesto politico, nel senso “di parte”.

Cioè sto dicendo che sarebbe l’ora di riconoscere che tirare bombe atomiche e discriminare le persone sono semplicemente crimini, cose che non si debbono fare e che, se si fanno, meritano una forma di sanzione e, diremo noi nonviolenti, di riabilitazione e di riparazione. Ci viene da ricordare il bellissimo lavoro sudafricano della commissione “Verità e Riconciliazione”.

Il tema è che la lista degli atti criminali non si ferma qui, ma è decisamente più lunga e finisce per riguardare temi che, invece, sono ancora considerate attività “normali”. Facciamo qualche esempio: sfruttare le persone sul lavoro, fare la guerra, vendere armi, speculare in borsa, reprimere pacifiche proteste sono le prime che mi vengono in mente.

Il CIO ha perso una piccola buona occasione: era un gesto semplice che poteva assumere un grande significato. Noi non perdiamo l’occasione per fare silenzio dentro di noi e per nominare quelle cose che MAI PIU’ debbono succedere; non perdiamo l’occasione per condividere questa meditazione con altri e per reclamare, con altri ancora, una società senza violenza, umana, ecologica, pacifica e solidale.