Un centro educativo rivolto ai bambini sfruttati nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo sorgerà nella regione meridionale del Katanga: questo è il nuovo progetto di Still I Rise, che – dopo un lungo periodo di lavoro dietro le quinte – ha ricevuto in questi giorni tutte le autorizzazioni ministeriali per iniziare le operazioni.

Nicolò Govoni e Giovanni Volpe, rispettivamente Direttore Esecutivo e Nairobi Program Manager, sono pronti per recarsi nel Paese, dove incontreranno stakeholder e partner che collaboreranno all’avvio del progetto.

“La decisione di iniziare le operazioni nella Repubblica Democratica del Congo è stata sorprendentemente chiara, poiché l’innegabile violazione dei diritti dei bambini nelle regioni minerarie è allarmante. Per noi questa è stata una chiamata all’azione per iniziare un nuovo progetto, sulla scia del successo di nostri simili programmi già attivi in Grecia e Siria; per fornire uno spazio sicuro ai bambini, garantire loro l’istruzione che meritano e sostenere le loro famiglie”, dichiara Sarah Evans, Direttrice dei Programmi di Still I Rise.

QUAL È LA SITUAZIONE IN CONGO?

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più ricchi e al contempo più poveri al mondo. Le sue risorse naturali sono ineguagliabili: nel sottosuolo si trovano giacimenti di minerali preziosi e il suolo è coperto dalla seconda foresta pluviale al mondo, che fornisce legname pregiato. Da solo, il Paese produce più del 3% del rame e del 50% del cobalto venduti al mondo. Anche diamanti, coltan, oro e petrolio sono presenti in abbondanza nel territorio. Eppure di tutta questa ricchezza alla Repubblica Democratica del Congo rimane ben poco.

Il risultato è drammatico: il Paese si classifica 175esimo su 189 nazioni per indice di sviluppo umano e il 72% delle persone vive in condizioni di estrema povertà, con meno di 1,50 euro al giorno, senza accesso ai servizi essenziali. La situazione dei bambini è catastrofica: il 43% soffre di malnutrizione, sono 3,5 milioni i minori in età primaria fuori dalla scuola e l’86% dei ragazzi di 10 anni non è in grado di comprendere un testo elementare. Nella regione del Katanga, dove si concentra la maggior parte dell’estrazione mineraria, si registra inoltre il tasso più alto di mortalità infantile del mondo: 1 bambino su 5 muore prima del compimento dei 5 anni.

Il lavoro minorile è una piaga ben nota: sebbene, dopo un report di denuncia pubblicato da Amnesty International, il Paese abbia annunciato di voler eliminare entro il 2025 l’impiego dei bambini nel settore minerario, attualmente questi continuano a essere sfruttati senza alcun minimo rispetto dei loro diritti umani. Una stima UNICEF del 2014 parla di circa 40mila bambini impegnati nell’estrazione del cobalto. I turni di lavoro arrivano a 12 ore al giorno, durante le quali i minori scavano la roccia a mani nude, trasportando sacchi di pietre spesso più pesanti di loro stessi. La retribuzione varia da 1 a 2 euro al giorno, a discrezione dei commercianti che pagano in base al peso e alla purezza dei minerali estratti.

L’INTERVENTO DI STILL I RISE: UN VIAGGIO NEL CUORE DEL PROBLEMA

Le numerose testimonianze di abusi, violenze e sfruttamento vissuti dagli studenti rifugiati congolesi iscritti alla Scuola Internazionale di Still I Rise a Nairobi, Kenya, hanno portato l’organizzazione a focalizzare l’attenzione sulla situazione dei minori nella Repubblica Democratica del Congo.

Come in un percorso a ritroso, che dal sintomo porta al cuore del problema, sono seguiti mesi e mesi di studi di fattibilità, contatti con stakeholder, ricerche approfondite, fino all’avvio delle pratiche ministeriali e alla ricezione delle autorizzazioni a operare da parte del Ministero della Giustizia.

L’intervento di Still I Rise sarà di tipo emergenziale, sullo stesso modello già sperimentato a Samos, Grecia, e nella città di Ad Dana, Nord Ovest della Siria. Il centro educativo sorgerà in un’area in cui si concentrano la maggior parte delle miniere e dove le condizioni dei bambini lavoratori sono alienanti e insopportabili.

Per togliere i bambini dal lavoro minorile, l’organizzazione metterà in campo strategie già sperimentate in altri contesti di operazione: queste comprenderanno attività di sensibilizzazione e distribuzioni di beni di prima necessità alle famiglie, come ad esempio pacchi alimentari, vestiti e kit igienici, in modo che i figli non siano più costretti a lavorare e possano ricevere l’educazione che meritano.

Al fine di sostenere i costi di avvio dei lavori e apertura del centro, Still I Rise lancia una campagna di raccolta fondi: obiettivo 30mila euro.

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