Un’intervista video al Dott. Bonelli, la cui struttura dispone di una casistica di circa 870 casi, lui personalmente di oltre 300 pazienti, sulla salute mentale delle persone migranti.

Le domande che abbiamo fatto al Dott. Bonelli vertono più in generale su quanto  il viaggio, le aspettative delle famiglie nei paesi d’origine, le sempre maggiori difficoltà che incontrano sul nostro territorio a causa delle politiche sull’immigrazione, e purtroppo l’eventuale trattenimento nei CPR, influiscono sulla tranquillità psicologica e spesso purtroppo sulla salute mentale delle persone migranti.

Abbiamo poi parlato più specificatamente del suicidio di Moussa Balde, e dell’opportunità di un’attenta valutazione psichiatrica delle persone prima di privarle della libertà in un CPR.

Nel caso di Moussa risulta che la situazione mentale non sia stata presa in considerazione,  ci risulta che il Dipartimento di Salute Mentale territorialmente competente non sarebbe stato avvisato nonostante il violentissimo pestaggio del giorno prima.

Dall’intervista appare chiaro che le condizioni che minano la tranquillità psicologica, o ancor peggio, la salute mentale delle persone migranti sono le stesse che che minano noi italiani.

Il punto è comprendere che queste circostanze avverse fanno parte della vita quotidiana della stragrande maggioranza dei migranti, anche a causa delle politiche sull’immigrazione.

Riportiamo qualche breve stralcio dell’intervista:

“I tempi “geologici” con i quali si risponde alle attese di decisioni (sull’accoglimento della richiesta di asilo, n.d.r.), che poi siano positive o negative questo è un conto, ma che delle persone, oggi, abbiano la data della commissione territoriale (l’organo di valutazione della richiesta di asilo, n.d.r.) al 2025, è un invito alla destrutturazione: resti per quattro anni in uno stato di sospensione  per il quale tu non puoi neanche pensare ad un progetto”.

“Non ci può essere salute mentale  se non c’è un sufficiente livello di sussistenza, di autonomia, di dignità della vita”.

“(all’interno del CPR, n.d.r.) In particolare gli aspetti psichiatrici e psicologici necessitano, secondo me, di una particolare attenzione, di una particolare capacità di ascolto, di osservazione attenta e di vigilanza”.

“Nell’ammissione ad un CPR, ad un carcere, a qualunque tipo di struttura dove una persona debba stare per molto tempo, dovrebbe essere preliminare un’attenta valutazione delle condizioni di salute generali comprese quelle psicologiche e psichiatriche”.

Nel CPR di Torino le persone con patologie conclamate di tipo psichiatrico vengono messe in isolamento “nell’ospedaletto”.