L’altro ieri  mattina lavoratori e lavoratrici esternalizzate dei musei, delle biblioteche, dei parchi archeologici e di tanti altri luoghi della cultura si sono incontrati davanti al Ministero della Cultura, in via del Collegio Romano, per manifestare la loro rabbia e il loro dissenso nei confronti di un’amministrazione ministeriale che da anni ha deciso di non occuparsi del precariato e dello sfruttamento del settore: situazione aggravatasi enormemente con lo scoppio della pandemia ormai 16 mesi fa. Hanno aderito all’appello lanciato dall’associazione Mi Riconosci sindacati come UCLAS, UILPA, COBAS Lavoro Privato, USB Cultura e Spettacolo, e le Federazioni Giovani Democratici di Roma, Lazio, Marche, Trentino, Venezia, Padova, Emilia-Romagna, Toscana, oltre a tante cittadine e cittadini.

“Come lavoratrici e lavoratori dei ben culturali siamo arrabbiati e frustrati, la situazione è sempre più insostenibile, abbiamo colleghi che rischiano lo sfratto o che hanno dovuto cambiare lavoro dopo vent’anni” dichiara Eleonora Fossi dell’associazione Mi Riconosci, promotrice della manifestazione “ma nonostante tutto ciò sia evidente e noto da tempo, nonostante le proposte di riforma non siamo mai mancate, il Ministero in questi mesi ha deciso di non ascoltare la voce di questi lavoratori preferendo trincerarsi nella conservazione di un sistema basato su profitti per pochi e sfruttamento e danni per molti. Per questo siamo qui”.

Alla manifestazione hanno partecipato lavoratori da tutta Italia, ognuno con una diversa storia di sfruttamento e di abusi. Da Taranto, dove operatori museali hanno perso il lavoro dopo vent’anni, sostituiti da un’app; da Ostia Antica, dove non è stato bandito l’appalto per bookshop e biglietteria, e 12 lavoratori hanno perso il posto; da Palazzo Barberini, dove le condizioni contrattuali sono sempre più svantaggiose e la paga oraria sempre più bassa, nonostante la presenza di tali lavoratori e lavoratrici sia indispensabile; da Pompei, dove a fronte di un continuo aumento degli incassi fino al 2019, decine di lavoratori esternalizzati hanno visto i loro compensi fermi a 7 euro l’ora. Tutto questo aggravato dal crollo del turismo, che ha imposto peggiori orari, meno benefit, meno prospettive, e dunque un crollo dei diritti per i lavoratori ma anche un crollo della qualità del servizio per i cittadini.

I manifestanti hanno scandito slogan come “Basta esternalizzazioni” e “Dario scendi”, mentre distribuivano volantini che raccontavano storie di lavoratori culturali. Un gruppo di manifestanti ha disegnato lo slogan principale della manifestazione “SENZA CULTURA NESSUN FUTURO” su uno striscione esposto davanti al Ministero. Dopo aver richiesto più volte di essere ricevuti dalla dirigenza ministeriale, una delegazione di due attiviste ha incontrato il Capo di Gabinetto Lorenzo Casini. “Per l’ennesima volta abbiamo chiesto un incontro al Ministro Franceschini, perché crediamo che riformare il sistema culturale italiano, superando la logica del turismo di massa e dello sfruttamento economico, per costruire un Sistema Culturale Nazionale che offra invece servizi di qualità ai cittadini e per i cittadini, sia l’unica alternativa possibile per evitare un collasso culturale e sociale. Superare l’attuale sistema delle esternalizzazioni, garantendo lavoro dignitoso, appare urgente e necessario” concludono i promotori della manifestazione. Gli organizzatori garantiscono che questa sarà solo la prima di una serie di mobilitazioni che caratterizzeranno l’estate dei lavoratori dei beni culturali.

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