La pandemia di coronavirus e l’isolamento hanno rivelato ancora più chiaramente come ci stiamo riducendo a oggetti da controllare, con i nostri corpi e le nostre menti come nuove colonie da invadere. Gli imperi creano colonie, le colonie racchiudono i beni comuni delle comunità indigene viventi e li trasformano in fonti di materia prima da estrarre per i profitti. Questa logica lineare ed estrattiva non riesce a vedere le relazioni intime che sostengono la vita nel mondo naturale. È cieca alla diversità, ai cicli di rinnovamento, ai valori del dare e del condividere, al potere e al potenziale dell’auto-organizzazione e della mutualità. È cieca agli sprechi che crea e alla violenza che scatena.”

Questo ciò che scriveva Vandana Shiva a settembre 2020 parlando del brevetto sull’ “attività corporea” richiesto da Microsoft con la funzione di “estrarre le radiazioni emesse dal corpo umano, le attività cerebrali, il flusso di fluidi corporei, il flusso sanguigno, l’attività degli organi, i movimenti del corpo come il movimento degli occhi, il movimento del viso e quello dei muscoli, così come qualsiasi altra attività che può essere percepita e rappresentata da immagini, onde, segnali, testi, numeri, gradi o qualsiasi altra informazione o dato”.

La critica “radicale” (ovvero “che va alla radice”) al transumanesimo parte dal fatto che pretende di rivendicare la “proprietà intellettuale sul nostro corpo e sulla nostra mente”. Sicuramente il Covid-19 ha velocizzato i processi di digitalizzazione, tecnologizzazione e sperimenti scientifici che creano problemi in bioetica, soprattutto se al centro delle sperimentazioni c’è la vita umana.

Un esempio recente è lo studio che stanno conducendo Patrick Mercier e Jiwoong Parco, due ricercatori nell’Università della California su prototipi in grado di utilizzare il corpo umano come mezzo di trasmissione di campi magnetici. Secondo lo studio la rete wireless è ormai superata in quanto la nuova “wireless” è la biologia umana in grado di sostituire le comunicazioni senza fili.

Si tratta infatti di prototipi tecnologici in grado di sfruttare i tessuti del corpo umano come mezzo di trasmissione di campi magnetici. Il loro progetto nella fase iniziale ha previsto la realizzazione di bobine isolate di filo di rame avvolte attorno ad alcune parti del corpo, facendo emergere che il nostro corpo è capace di trasmettere meglio gli impulsi magnetici che ora circolano attraverso sistemi come quelli del Bluetooth. Secondo lo studio, l’efficacia della trasmissione sarebbe 10 milioni di volte superiore rispetto a quelli tecnologici finora scoperte, testati ed usati.

Sguardi distopici che addirittura parlano di vantaggi in termini di risparmio d’energia, affermando anche la privacy non sarebbe più un problema poiché, riducendo il raggio di trasmissione dal dispositivo al corpo, i segnali sarebbero intercettati in percentuale basse.

La domanda è ancora una volta l’eticità di queste sperimentazioni e quali risvolti e conseguenze porteranno a lungo tempo; ma sembra che le risposte non siano ancora state trovate

Fonte:

https://jacobsschool.ucsd.edu/news/release/1807?id=1807