Ieri sera a Torino si è tenuta una conferenza sulla situazione della rotta balcanica e dell’immigrazione in Italia.

La conferenza è stata organizzata da Torino per Moria e dal CSOA Gabrio.

Sono intervenuti: Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi di Linea d’Ombra ODV, Gianfranco Schiavone di ASGI  e Michele Lapini (fotoreporter) da remoto.

Gian Andrea Franchi: “L’agire con i migranti per me e per Lorena è il modo in cui resistiamo. Occuparci dei migranti non è fare della carità ma occuparci di un fenomeno fondamentale legato anche alla grande crisi climatica ambientale indotta dalle nostre politiche e quindi stare nel cuore della nostra situazione sociale e politica”

Lorena Fornasir: “Le persone che noi incontriamo sono corpi di dolore, non soltanto perché si portano dietro ferite fisiche, ma anche traumi di cui nessuno parla. Uno dei traumi maggiori che si portano dietro questi ragazzi è quello dei respingimenti. Abbiamo incrociato tantissimi ragazzi che sono stati poi respinti in Slovenia,  dalla  Slovenia alla Croazia dove li hanno massacrati, e da lì poi respinti in Bosnia”.

Michele Lapini: “Siamo stati sospettati di essere dei passeur (persone che fanno attraversare la frontiera ai migranti a scopo di lucro) e trattenuti dalla PAF (polizia di frontiera francese, n.d.r.) , ma i passeur esistono proprio a causa delle politiche di respingimento europee “

E’ stato affrontato l’argomento della inosservanza delle leggi sulla richiesta d’asilo, persone con manifesta intenzione di richiedere asilo in Italia sono state vittima della catena di respingimento tra Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia.

Gianfranco Schiavone ha affermato che sussiste un accordo tra questi stati che lede il diritto fondamentale alla richiesta di protezione internazionale. Le “riammissioni informali” (respingimenti, n.d.r.) in Slovenia, rivendicate dal Viminale, sono state fatte senza emissione di documenti, senza tenere traccia dell’identità delle persone respinte, cosa che non lascia alcuna traccia documentale e non non permette facilmente di individuare i responsabili dei respingimenti illeciti.

Sulla rotta balcanica, ha continuato Schiavone, viaggiano persone che avrebbero in larghissima maggioranza diritto di asilo, persone che arrivano da zone di conflitto: Afghanistan, Pakistan, Siria, oppositori politici che arrivano da luoghi di durissima repressione come l’Iran.

Le normative e i trattati europei imporrebbero di proteggere queste persone, ma la realtà è molto diversa, a partire da cosa avviene in Grecia o in Croazia. La politica dell’Unione Europea è quella di impedire l’accesso secondo diverse modalità: la prima è l’esternalizzazione dei confini mediante accordi con la Turchia, la Libia: in questi anni in Turchia si sono concentrate 4 milioni di persone.

Le persone che viaggiano sulla rotta balcanica sono quelle che sono riuscite ad uscire dalla frontiera turca, il primo grande blocco che si trovano ad affrontare è la Grecia. In Grecia, paese membro  dell’Unione Europa, vediamo attuare quelle che sono a tutti gli effetti strategie europee: la prima è il respingimento (pratica per la quale Frontex è stata al centro dell’attenzione con metodi definiti illegali da chi ha cominciato a metterla sotto la lente d’ingrandimento n.d.r.). Ci sono schiaccianti prove documentali sull’efferatezza della violenza attuata nei respingimenti.

Un reportage del New York Times dell’agosto 2020 ha documentato come la polizia greca prelevi le persone, anche estraendole da centri di accoglienza, caricandole su barconi o gommoni affinché ritornino in Turchia: i respingimenti messi in atto all’interno dell’Unione Europea non sono solo illegali, ma anche violenti.

La seconda strategia utilizzata dall’UE per impedire l’accoglieza sono i campi: i campi sono un’aspetto molto inquietante del nostro periodo contemporaneo, “campi di confinamento”, che hanno aspetti certamente differenti dai campi di concentramento così come li conosciamo, ma hanno anche alcuni punti in comune: sono luoghi nei quali confinare un numero elevatissimo di persone.

Questi luoghi devono essere strutturalmente pensati per non evolvere: al loro interno non ci può essere un’evoluzione, il tempo è sospeso, non possono non essere degradati, al loro interno viene portata avanti una destrutturazione della vita delle persone  che devono sentire di non avere un futuro.

In Bosnia nel 2020 è stata accolta solo una domanda di asilo, il messaggio è molto chiaro: in Bosnia non si deve rimanere, bisogna andare avanti, e qui veniamo a noi europei, alla Croazia, all’Europa. 

Per le leggi dell’UE quando una persona si avvicina al confine europeo ha il diritto di entrare, di chiedere asilo, ha diritto che la richiesta di asilo venga registrata, se non richiede asilo può essere allontanato ma con una procedura e generalmente verso il paese di origine: tutto questo non avviene.

Neanche la normativa europea regolata dal trattato di Dublino, benché densa di criticità, di fatto in Europa non viene più osservata. “

 

Intervista a Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi di Linea d’Ombra ODV:

Intervista a Gianfranco Schiavone di ASGI: