Nel centenario dell’istituzione del Parco Nazionale, il più antico della Polonia, la foresta di Białowieża fa i conti con una nuova minaccia, ridotta nelle dimensioni, ma non per questo meno grave rispetto agli abbattimenti del 2017, durante i quali 200.000 metri cubi di alberi furono tagliati e venduti. L’anno seguente l’intervento fu bloccato grazie alla sentenza di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

A distanza di pochi anni, però, il governo conservatore polacco, che non si è mai distinto per la sua sensibilità ecologica, ha deciso di riprovarci, in barba alla sentenza e ai pareri di ambientalisti e scienziati che esigono più protezione per questa antica foresta primaria, patrimonio dell’Umanità. Il vice-ministro dell’Ambiente Edward Siarka, riporta l’agenzia Reuters, ha dichiarato che il piano firmato lo scorso marzo non viola la sentenza della Corte europea, riferendosi questa al solo distretto forestale interessato dal disboscamento del 2017. Quello decretato da quest’anno avverrà infatti negli altri due.

I nuovi tagli, frutto dell’innalzamento delle quote tutt’ora in vigore, dovrebbero partire già da settembre. Oggi come allora, la minaccia non riguarderà solo gli alberi ma tutte le specie che li popolano, vegetali, animali e dei miceti. In un’intervista a RTBF, Adam Bohdan, biologo e vice-presidente della Fondazione Dzika Polska (Polonia selvatica), afferma che il nuovo piano del ministero fa riferimento a dati non aggiornati, contempla la possibilità di tagli a alberi centenari e un periodo d’abbattimento molto corto, di soli tre mesi. Interventi che andrebbero a indebolire un ecosistema già perturbato dal cambiamento climatico.

Una paura condivisa da altre associazioni ambientaliste e scienziati, tra cui Francis Hallé, famoso botanico e biologo francese, convinto che le foreste primarie (quelle che chiamiamo colloquialmente vergini) siano il sistema migliore per combattere il cambiamento climatico, l’impoverimento del suolo e l’erosione della biodiversità.

Białowieża, una foresta a più dimensioni

La foresta di Białowieża, patrimonio mondiale UNESCO, si trova al confine tra Bielorussia e Polonia ed è l’ultima foresta primaria pianeggiante in Europa: conserva in sé la flora e la fauna caratteristiche delle foreste che ricoprivano il continente europeo prima che gli umani vi s’installassero.

La parte polacca della foresta è divisa in due zone: il Parco Nazionale di Białowieża e il Complesso forestale di Białowieża diviso in tre distretti, Bialowieza, Browsk and Hajnowka. Essendo il Parco rigidamente protetto e escluso dalle operazioni di disboscamento, sono i distretti a essere interessati dai tagli: quello di Białowieża nel 2017 e gli altri due a partire da quest’anno. Nonostante i regimi di protezione cambino in base al valore e interesse ecologico, la parte polacca della Foresta, nella sua interezza, è un sito Natura 2000 dal 2004, l’anno d’ingresso della Polonia nell’Unione Europea. Natura 2000 è una rete di siti creati dall’UE per proteggere e conservare gli habitat e le specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri. Quest’ultimi sono obbligati a implementare appropriate misure per il mantenimento e/o ripristino delle aree individuate per il loro eccezionale valore naturalistico.

Studiosi e ambientalisti concordano nell’affermare che queste forme di protezione hanno permesso di proteggere la biodiversità in zone che altrimenti sarebbero state target di un cieco sfruttamento che la foresta ha subito nel corso del XX secolo.

Oltre il danaro, un conflitto ideologico

In un esaustivo articolo su Notes from Poland, il biologo Tom Diserens illustra quale siano gli interessi in gioco dietro il disboscamento. Non si tratterebbe solo di compra-vendita. A spingere verso la sottomissione della Foresta alla più spregiudicata volontà umana sarebbe chi la minaccia la vede nella coscienza ecologica e nelle leggi a difesa dell’ambiente, contrarie alla prescrizione biblica “dominate e soggiogate la terra”. Tra questi, alcuni esponenti del partito conservatore polacco PiS. Jan Szyszko, ministro dell’Ambiente dal 2015 al 2018, ha smantellato il consiglio statale per la protezione ambientale, licenziato scienziati sostituendoli con fedeli forestali e cacciatori di dubbia preparazione scientifica, tacciato gli ambientalisti di essere “green-Nazi” e “neo-comunisti” con l’obiettivo di “distruggere quello che Dio ha creato”.

Quale gestione per il futuro?

Uno non vale uno e Białowieża non fa eccezione: non è una foresta come le altre. Come suggerito da Greenpeace, per proteggerla si potrebbero estendere l’area del parco nazionale all’intera foresta, prevedendo zone con regimi di protezione differenti e progressivi che contemplino anche l’approvvigionamento di legname ad uso esclusivo della comunità locale. Non sono infatti da sottovalutare nemmeno i bisogni di una delle regioni più svantaggiate della Polonia che migliorerebbe in immagine e ritorno economico se si puntasse al turismo responsabile e ricerca scientifica attraverso un approccio gestionale più illuminato che coniughi prosperità economica locale, preservazione della biodiversità, e osservanza dei vincoli ambientali e legali a cui la Polonia stessa ha scelto di sottostare.

 

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