Domani, lunedì 15 marzo 2021, tutte le scuole di ogni ordine e grado del Piemonte passano in didattica a distanza: ad un anno dall’inizio della pandemia questo rientrare nelle case viene vissuto da studenti, genitori, insegnanti come un’ennesima sconfitta delle istituzioni nel garantire l’istruzione universale.

Questo sentimento di sfiducia era palpabile nella partecipata manifestazione di oggi del coordinamento spontaneo Priorità alla scuola che da più di un anno si batte per sensibilizzare le istituzioni all’importanza dell’istruzione pubblica ed inchiodarli alle proprie responsabilità; come si è puntualmente fatto notare durante gli interventi, in altri paesi europei con analoga diffusione del covid e delle sue varianti (Spagna e Francia) le scuole sono rimaste aperte e questo evidenzia le responsabilità di chi considera la scuola sacrificabile per prima, al posto ad esempio dei centri commerciali.

Nei vari interventi al microfono sono state elencate, ancora una volta, le criticità della situazione che si trova a vivere il mondo della scuola, in Piemonte come nel resto dell’Italia.

A cominciare dall’assoluta mancanza di una prospettiva di riapertura, di un progetto e di tempi certi cosa che rende particolarmente odioso questo ritorno alla didattica casalinga.

Molti genitori, in particolare le mamme, si trovano davanti alla difficile scelta tra il lavoro ed il supporto ai figli che, in molti casi, non sono in grado di gestire da soli la didattica a distanza.

La DAD non può assolutamente sostituire la didattica in presenza né è sufficiente; a dimostrarlo ci sono i dati sull’aumento dei disturbi psichiatrici nei ragazzi sotto i diciotto anni, le previsioni preoccupanti sui numeri della dispersione scolastica[1].  C’è poi l’odiosa tendenza della didattica a distanza a danneggiare ulteriormente i ceti più poveri ed emarginati; se già i banchi non erano tutti uguali prima della pandemia, perché gli studenti di certi quartieri di Torino hanno un sesto delle probabilità di arrivare ad un diploma degli studenti dei quartieri migliori, le case sono ancora più diseguali per svariate ragioni, ad esempio la mancanza di dispositivi digitali, le connessioni insufficienti, la carenza di spazi fisici adeguati alle lezioni a distanza e di conoscenza per gestire le lezioni.

 

[1] Secondo uno studio IPSOS per Save the Children si stima che 34.000 ragazzi tra i 14 ed i 18 anni rischiano quest’anno di abbandonare gli studi