Tredici morti (35 anni il più vecchio), 590 feriti identificati, 19 grandi aree “Auchan”, un gran numero di distributori di benzina Total fuori servizio ecc. Questo è il bilancio provvisorio delle grandi manifestazioni popolari di questi ultimi giorni.

Il presidente Macky Sall, espressione autoritaria e intrepida del suo regime “bonapartista” ispirata alla Quinta Repubblica Francese, ha mostrato segni di nervosismo. Stavolta, non è riuscito a far fronte all’ondata di rivolte di una popolazione che gli ha mostrato un senso di esasperazione generalizzato.

Il suo discorso vuoto non ha riscontrato molti consensi nemmeno nel suo schieramento; diversi topi hanno abbandonato la nave. Alla fine, Sonko e Cie hanno vinto la battaglia di opinione, riuscendo in questo modo a far credere a un tentativo di liquidare un avversario politico, cosa che ora risulta chiara. In altre occasioni molto loquaci, certi pezzi grossi del regime hanno disertato questa volta lo spazio pubblico, rifiutando di mescolare il loro nome a questa faccenda. Il re si è ritrovato nudo… DAVID HA SCONFITTO GOLIA.

Di solito molto intransigente, Macky Sall è stato obbligato lunedì scorso a giocare la carta della negoziazione e a calmare le acque. Temendo un bagno di sangue e cosciente di questa grossa responsabilità che lo perseguiterà per tutta la vita, a cui si aggiunge la paura giustificata del Tribunale Penale Internazionale, Macky Sall ha “abdicato”. Ovviamente, i rapporti di forza sono stati favorevoli al leader di Pastef e dei manifestanti.

Le parole arroganti e provocatorie alle quali i suoi ministri e servitori ci avevano abituato, in un contesto in cui la disoccupazione endemica e il sistema educativo sono praticamente al tappeto, sono state presto spazzate via.

La dimostrazione di forza da parte dei giovani in queste ultime settimane e la disapprovazione della gestione del dossier Sonko da parte tanto dei capi religiosi e tradizionali, quanto di movimenti e associazioni della società civile, ha fatto sì che Macky Sall, rimasto solo contro tutti, finalmente capitolasse.

In questo momento regna una calma precaria. Ma la mobilitazione non si ferma fino alla liberazione di tutti i prigionieri politici, il rispetto del calendario elettorale ecc.

Sono in corso manifestazioni pacifiche, malgrado la decisione di Macky Sall di stanziare più di 300 miliardi di CFA senegalesi in favore dei giovani per finanziare progetti e di stabilire la data del 19 marzo come fine dello stato d’emergenza. È in corso di elaborazione una legge di rettifica di bilancio, oltre al licenziamento di alcuni responsabili, dei poveracci che pagheranno.

Che valore hanno queste misure “di facciata e settoriali”, in confronto alle rivendicazioni globali dei manifestanti in queste sanguinose giornate dei primi di marzo 2021?

Controlleremo Macky fino a che, nel 2024, organizzerà delle elezioni presidenziali in cui non si candiderà. Non lo cacceremo dal Palazzo” ha detto Sonko rispondendo ai manifestanti.

È un tentativo di evitare un bagno di sangue e di trovare un’alternativa non violenta davanti alla questione della presa del potere?

Questo atteggiamento è stato accolto con favore e ampiamente incoraggiato, come si è potuto notare anche assistendo agli episodi di fraternizzazione tra i manifestanti e le forze dell’”ordine”.

D’ora in avanti, niente sarà più come prima!

Negli articoli precedenti, abbiamo posto l’accento su ciò che rischia di succedere “il giorno dopo” (Covid-19). Nella situazione che stiamo vivendo, le mobilitazioni popolari rappresentano degli indizi concreti nel cammino dei cittadini verso la costruzione di una società solidale nella sua diversità.

Il regime un tempo arrogante è ferito, umiliato, messo in ginocchio a volte, in certi luoghi, da ragazzini di 16 anni, molto creativi nelle loro mobilitazioni.

Il futuro dipende da noi, è nutrito dal passato e dal presente di nostri predecessori che hanno reso questo Paese un po’ migliore. Questo Paese-laboratorio che tanto ha parlato al resto dell’Africa! Da cui sono partite molte esperienze politiche, sociali e culturali per la dignità dell’essere umano, per la giustizia sociale.

Tale è, a nostro umile avviso, il senso profondo di queste mobilitazioni al di fuori delle peripezie quotidiane.

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Traduzionedal francese di Erica Castorani