Già ad ottobre 2020 iniziavano i lavori in fase preliminare di quello che sarà l’VIII Congresso del PCC, dibattendo sui principi generali e settoriali della Politica per gli investimenti esteri e sulle questioni legate al funzionamento dell’organizzazione del partito. Il 20 ottobre, nuovamente il Burò Politico, guidato dal suo Primo Segretario Raúl Castro Ruz, si è riunito per discutere il documento “Valutazione della politica dei quadri di partito, Unione dei giovani comunisti, organizzazioni di massa, Stato e governo”, con il fine di analizzare il ruolo del partito nella società e per ottenere risultati migliori. Ai primi di novembre, invece, le attività democratiche all’interno del PCC iniziavano con un lungo dibattito su altri documenti che saranno presentati all’VIII Congresso dell’Organizzazione come la “Valutazione del rispetto della Risoluzione del VII Congresso del Partito sugli obiettivi di lavoro della Prima Conferenza, relativi all’operazione, attività ideologica e legami con le masse. Proiezioni per perfezionare il lavoro nelle circostanze attuali e future”; e anche uno “Studio del clima sociopolitico della società cubana”.

Insomma, per Cuba, il Congresso del PCC è un momento importantissimo della vita democratica del Paese, sebbene la stampa occidentale fatichi ad ammetterlo. Il Partito Comunista di Cuba (PCC) nasce il 3 ottobre 1965 dalle radici del Partito Rivoluzionario Cubano fondato il 10 aprile 1892 da José Martí per guidare la guerra d’indipendenza. Due partiti differenti, ma in continuità poiché entrambi si sono fondati sui concetti di sovranità, antimperialismo, socialismo e autodeterminazione dei popoli: valori che il popolo cubano ha fatti suoi.

Il Partito Comunista di Cuba non è, come si pensa, l’unico partito sull’isola caraibica, ma bensì un’organizzazione culturale nonché moto regolativo della Rivoluzione Cubana. Il PCC non ha alcun ruolo formale amministrativo, politico o di governo; non presenta candidati nelle liste elettorali e non tutti possono aderirvi. Con un mandato popolare sancito dall’articolo 5 dalla Costituzione Cubana, il PCC è “(…) la forza politica trainante della società e dello Stato”, ovvero il simbolo della connessione tra un partito e la sua realtà. Non si tratta di un “partito unico autoritario antidemocratico”, ma di un modo completamente diverso di concepire la partecipazione popolare. In Occidente è veramente difficile immaginarlo e basta leggere i nostri classici manuali di scienza politica per capirlo. Tra i sistemi politici vengono spesso contemplate le democrazie liberali (le nostre), le democrazie illiberali (termine negativo per indicare tutte le democrazie diverse dalle nostre), per poi finire con la classificazione dei regimi autoritari e totalitari. Un elenco che, per quanto comprensibile, denota la connotazione ideologica tipica occidentale nel concepire il mondo. Questo elenco tralascia il modello che Cuba propone: la democrazia socialista di base, ovvero potere popolare dal basso, autogestione dei quartieri, protezione dei diritti sociali, giustizia sociale e salvaguardia dei diritti umani. Non è previsto il multipartitismo, non perché non si voglia il confronto democratica, ma perché non ci sono proprio i partiti, ma le organizzazioni di base che sono la parte attiva e centrale della democrazia socialista di base cubana. Nel sistema cubano è la gente dei quartieri a scegliere i propri rappresentati attraverso libere elezioni, senza dover votare per politici distanti da loro e che non conoscono. Con tutte le contraddizioni del caso, a Cuba la popolazione non delega il potere, ma lo applica nelle scelte quotidiane: uno schema ben diverso dalle nostre democrazie rappresentative occidentali in cui si è sempre in balia degli eventi.

Il Partito Comunista di Cuba non è un partito nel senso occidentale del termine, ovvero che presenza candidati, che propone liste, che si presenta alle elezioni. È un’organizzazione culturale che fa scuola politica e porta avanti i valori della Rivoluzione Cubana e, i suoi congressi, sono dei processi democratici che coinvolgono tutto il Paese. Il PCC è il contenitore culturale in cui si sviluppa la dialettica democratica e si confrontano, anche aspramente, le varie visioni politiche che però condividono la stessa progettualità politica e gli stessi valori di base. L’essenza di un partito è guidare, unire e condurre processi basati sulla condivisione della stessa visione del mondo da parte di più persone, proseguendo con trasparenza gli obiettivi. La direzione del PCC ha annunciato il 2 dicembre che, tra il 16 e il 19 aprile 2021, si terrà il suo VIII Congresso con i suoi più di 600 mila membri dal titolo innovativo: “Continuità, resistenza e sviluppo”.

Il 4 marzo sono stati eletti i delegati nei Plenum dei Comitati Provinciali del Partito comprendendo dirigenti del Partito, del Governo, della UJC e delle organizzazioni di massa, degli operai, dei contadini, degli scienziati, dei maestri, dei professionisti della salute e della cultura; oltre che al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, José Ramón Machado Ventura, Esteban Lazo Hernández, Manuel Marrero Cruz, Salvador Valdés Mesa e il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez. Tra il 15 e il 20 marzo, i delegati realizzeranno in ogni provincia sessioni di studio, scambio, chiarimenti e analisi dei documenti che saranno sottoposti a dibattito e valutazione nelle commissioni di lavoro del Congresso.

Fonte: http://www.trabajadores.cu/20210221/partido-congreso-cuba/
http://it.granma.cu/cuba/2021-03-05/eletti-i-delegati-allottavo-congresso-del-partito