In questo testo, preciso e chiaro allo stesso tempo, Marc Finaud* mostra come il discorso delle autorità francesi sugli armamenti nucleari sia fatto di malafede e di negazione.

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Il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) è entrato in vigore il 22 gennaio 2021 dopo aver superato le 50 ratifiche. È il risultato di una mobilitazione internazionale senza precedenti. Tuttavia, come le altre potenze nucleari, la Francia lo rifiuta definitivamente e si ostina nella sua negazione del rischio esistenziale che incombe sull’umanità e sul pianeta a causa delle armi nucleari.

Ne è testimone lo scambio surreale tra il deputato Jean-Paul Lecoq e il ministro dell’Europa e degli Affari esteri, Jean-Yves Le Drian, durante la seduta del 26 gennaio scorso all’Assemblea Nazionale.

Dopo essersi congratulato per questo risultato di “anni di mobilitazione” della società civile, il deputato ha chiesto se la Francia avesse “finito per riconoscere questa norma di diritto internazionale e si fosse unita alla dinamica condivisa da alcuni membri dell’Unione Europea.”

Nella sua risposta, il ministro si è accontentato di mettere in fila le solite menzogne a proposito del TPAN:

  • La Francia non ha partecipato alle negoziazioni del trattato TPAN. La Francia non fa parte di questo trattato, né vi aderirà. Pertanto il trattato non comporta per noi alcun obbligo giuridico”.

FALSO: la Francia ha deliberatamente boicottato i negoziati che le sono stati offerti. Ai sensi del Trattato di Non Profilerazione (TNP) era già tenuta ad impegnarsi a negoziare il disarmo nucleare. Inoltre, quando gli Stati membri del TPAN rispetteranno i propri obblighi, ogni cooperazione con la Francia in relazione alle armi nucleari sarà illegale.

  • Questa posizione, costante per il nostro Paese, è condivisa dai nostri principali partner internazionali”.

FALSO: non è condivisa dai 122 Stati membri dell’ONU che hanno votato a favore del TPAN, ossia i due terzi della comunità internazionale. Tra i “principali partner internazionali” della Francia che rifiutano il TPAN figura soprattutto la Corea del Nord.

  • Crediamo che il TPAN non apporti alcun margine di maggior sicurezza in un contesto strategico segnato dalla dislocazione dell’architettura internazionale di sicurezza e per i rischi legati alla proliferazione delle armi nucleari”.

FALSO: il TPAN è una reazione multilaterale alla dislocazione geopolitica internazionale di sicurezza da parte di alcune potenze nucleari e ai rischi di proliferazione delle armi nucleari. Continuare ad affermare che queste armi siano legittime per alcuni al fine di garantire la protezione dei propri interessi vitali non può che incitare alla proliferazione.

  • Siccome non comporta né strumenti di verifica né strumenti rigorosi di chiarificazione, questo trattato non apporterà alcun contributo concreto agli sforzi che facciamo in vista di un disarmo nucleare realista, il quale non può che avvenire per gradi”.

FALSO: il TPAN esige dagli Stati membri non dotati di armi nucleari il rispetto al minimo delle garanzie attuali dell’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica, NdT) senza pregiudicare strumenti più rigorosi. Per gli Stati nucleari che vi aderiranno, il regime di verifica servirebbe per negoziare tra loro e dovrà essere convalidato dagli altri Stati firmatari. L’approccio “per gradi” del disarmo nucleare non è assolutamente incompatibile con il TPAN. Se avesse avuto successo, il TPAN non sarebbe stato necessario. Non sono le adesioni al TPAN che lo bloccano, ma alcune potenze nucleari.

  • È questa la via che abbiamo seguito con il TNP del quale siamo parte integrante e che vogliamo vedere rafforzato. Entrato in vigore nel 1970, ha permesso dei progressi ed è questo quadro di azione che è importante preservare”.

FALSO: la Francia vi aderirà solamente nel 1992. Il TNP non ha impedito al numero di Stati possessori di raddoppiare (passando da cinque a dieci, contando anche il Sudafrica che ha eliminato le proprie armi). Non ha impedito agli arsenali mondiali di aumentare in 15 anni e di ammontare oggi a più di 13.400 testate. La Francia l’interpreta erroneamente come una legittima autorizzazione al possesso illimitato dell’arma nucleare, anche se l’articolo VI del TNP la obbliga a negoziare in buona fede il disarmo nucleare.

  • Da venticinque anni, misure concrete e sostanziali fanno sì che il nostro bilancio in materia di disarmo nucleare sia particolarmente esemplare tra tutti gli Stati dotati di tali armi. Queste misure non sono recenti e risalgono alle precedenti presidenze: pensiamo alla fine della componente terrestre, allo smantellamento dei siti di produzione di materie fissili o alla fine dei test nucleari”.

FALSO: la Francia critica, erroneamente, il “disarmo unilaterale” che le imporrebbe il TPAN quando tutte le misure citate sono state prese unilateralmente, senza alcuna negoziazione. La fine della produzione di materiale fissile o dei test nucleari non ha alcun effetto in termini di disarmo poiché la Francia dispone di stock considerevoli di materiale fissile e continua i test simulati.

  • È questa logica che ha guidato il presidente della Repubblica nel discorso pronunciato alla Scuola di guerra a Parigi lo scorso febbraio. Ha proposto un’agenda concreta per progredire nella strada del disarmo nucleare perché (…) il disarmo nucleare non si decide ma si costruisce passo passo. (…)”

FALSO: nel suo discorso alla Scuola di guerra, la principale misura del “disarmo” nucleare proposta dal presidente della Repubblica è stata l’idea di estendere la dissuasione nucleare agli altri Stati membri dell’Unione Europea, che l’hanno accolta con un silenzio assordante. Tre di questi Stati hanno già ratificato il TPAN.

Come si è visto, c’è ancora molto da fare affinché il governo francese capisca che il miglior modo per eliminare il rischio rappresentato dalle armi nucleari è di eliminarle, cominciando dal vietarle alla stregua delle altre armi di distruzione di massa.

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* Marc Finaud è il vice Presidente di IDN (Iniziative per il Disarmo Nucleare, NdT), e ha la responsabilità di assicurare le relazioni internazionali e diplomatiche dell’associazione. Ex diplomatico di carriera, oggi lavora come formatore per giovani diplomatici e funzionari presso il Centre for Security Policy di Ginevra (GCSP) in ogni ambito della sicurezza internazionale. Nel corso della sua carriera diplomatica ha ricevuto numerosi incarichi bilaterali (URSS, Polonia, Israele, Australia) così come missioni multilaterali (OSCE, Conferenza del Disarmo, ONU). Ha conseguito il Master in Diritto internazionale e in Scienze politiche. È stato anche Collaboratore scientifico dell’Istituto di ricerca delle Nazioni Unite sul disarmo (UNIDIR) (Programma sulle Armi di distruzione di massa).

Traduzione dal francese di Enrica Marchi, revisione di Diego Guardiani

L’articolo originale può essere letto qui