La prima volta fu alla Colomber nel 2008: 1.397 mini lotti subito andati a ruba. Poi a Venaus, infine a Susa San Giuliano. L’acquisto collettivo dei terreni interessati ai cantieri Tav e oggetto di possibili futuri espropri come strumento per ostacolare la devastazione della Val Susa i signori della Tav non lo avevano proprio previsto. Questi atti negli anni sono serviti anche a pretendere di poter oltrepassare tutte le linee rosse predisposte, in quanto appunto “proprietari di terreni”. In questi giorni sono arrivate le convocazioni per gli espropri: per la Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), che ha inviato migliaia di comunicazioni, si annunciano giornate molto complicate.

Il 28 ottobre del 2012 veniva messa in atto un’altra trovata del movimento con l’acquisto collettivo dei terreni interessati ai cantieri Tav e oggetto di possibili futuri espropri. Il famoso granello di sabbia se non in grado di fermare sicuramente in grado di rallentare l’ingranaggio. Era partita una campagna e avevano aderito migliaia di persone non solo della valle ma anche di altre città. Ognuno aveva potuto acquistare piccole porzioni del terreno in modo tale da divenire in centinaia proprietari effettivi e quindi diventare soggetti principali da contattare e convincere nel caso di esproprio.

La prima volta alla Colombera nel marzo 2008 con 1.397 mini lotti subito andati a ruba. Poi ripetuta a Venaus con 1.500 lotti, i terreni della Maddalena acquistati in 64 lotti e infine a Susa San Giuliano con oltre mille particelle acquistate con soli 15 euro cada uno. Il meteo non prometteva niente di buono tanto che il comunicato con il quale si informava dove ritrovarsi sottolineava: “possibilità di pioggia o nevischio dunque vestitevi da: No Tav invernali”. Compra un posto in prima fila, era stato il titolo dell’iniziativa, sottintendendo che diventando proprietari si poteva avere assicurato un “posto” sui terreni interessati all’opera.

Questi atti di proprietà negli anni sono serviti a pretendere di poter oltrepassare tutte le linee rosse predisposte, in quanto appunto “proprietari di terreni”. Da sempre il movimento no tav ha usato ogni strada possibile per opporsi a questo progetto e a questa devastazione: le raccolte di firme, i consigli comunali con le delibere dei comuni, i ricorsi in tribunale, i presidi come luogo di vigilanza e occupazione preventiva del territorio fino ad arrivare alla resistenza passiva davanti alle ruspe, attiva attorno alle recinzioni dei cantieri. Avevano previsto freddo e nevischio per quella domenica 28 ottobre e così era stato, ma non era servito a bloccare una lunga fila di persone che pazientemente aspettavano di consegnare i dati personali al notaio, firmare e diventare così proprietari di un francobollo di terra.

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In questi giorni sono arrivate le convocazioni per gli espropri, atti previsti dal 22 febbraio al 10 marzo con un orario compreso dalle 8,30 alle 16,15 del pomeriggio e una scadenza di 15’. Quintali di carta e di notifiche sono state messe in atto per raggiungere tutti i proprietari, la comunicazione arriva da Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), Società per Azioni Semplificata nel diritto commerciale francese, con sede in Savoia. Sono i suoi funzionari a comunicare direttamente l’esproprio per “pubblica utilità” e a determinare il valore delle aree sottratte ai proprietari. L’appuntamento ai cancelli dell’area di Chiomonte. Allo Stato italiano l’impegno di garantire l’ordine pubblico.

In una assemblea affollata i Notav proprietari dei terreni si sono organizzati per capire come comportarsi. Si può accedere con un tecnico, si dovrà insistere per raggiungere il lotto con la propria auto, se non sarà possibile, insistere perché l’auto di servizio venga sanificata ad ogni passaggio. Si rifiuterà di accettare il pagamento dei novanta centesimi come rimborso. Si consegneranno le osservazioni da allegare al verbale, tutto materiale che contribuirà a fornire ulteriori elementi per azioni legali volte a riconoscere la nullità dell’esproprio. Intanto con un gruppo di legali si sta già pensando ad un’altra barricata di carta, individuando la possibilità di contestare l’esproprio di Telt con un ricorso al Tar.

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