Il 28 gennaio il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza per cui il progetto “Light Up” dell’Università di Torino potrà riprendere negli stabulari dell’Università di Parma. Si tratta di un progetto che prevede l’addestramento di cinque macachi ai quali verrà chirurgicamente danneggiata un’area della corteccia cerebrale in modo da comprometterne significativamente la vista per poter studiare patologie umane che comportano la perdita della vista. Al termine di questi studi i macachi verranno uccisi. I macachi di Parma sono stati al centro del dibattito animalista per mesi, sono stati organizzati presidi, manifestazioni e raccolte firme, ma nulla è servito per porre fine alla loro reclusione e al loro sfruttamento. Quella del Consiglio di Stato è una posizione giuridica o abitudinaria? E’ scienza o privilegio di specie?

Come hanno sottolineato i compagni di Assemblea Antispecista: “Vogliamo che il loro dissenso e la loro resistenza nei confronti di un sistema che li usa e li abusa possano emergere forti e chiari, liberi da rappresentazioni stereotipate di animali che si adattano senza problemi a qualsiasi ambiente in cui vengano inseriti o dalla narrazione per cui in nome della salute umana è lecito calpestare l’autodeterminazione e la libertà di chi appartiene ad altre specie”.

Del lato scientifico e bioetico ne parliamo con Susanna Penco biologa, ricercatrice, docente dell’Università di Genova, socia-fondatrice di OSA – Oltre la Sperimentazione Animale e pioniera in Italia della sperimentazione animal-free.

Cosa ne pensi della sentenza del Consiglio di Stato?

È andata come è andata e non mi stupisco, chi detiene il monopolio delle idee vince di default. La storia ci insegna che dopo la rivoluzione francese c’è stata la restaurazione, e quindi che la propaganda su una scienza vecchia ed obsoleta è difficile da abbattere, ma so anche che poi la verità trionferà per il bene dei malati e degli animali. Una scienza con gli occhi bendati diventa pericolosa. Una scienza impermeabile all’empatia terrorizza, deve terrorizzare, perché lo scrupolo è il primo dovere di chi si prende cura di qualcun altro, e questo qualcun altro può essere un animale non umano.

Anche la giurisprudenza non è all’avanguardia per prendere decisioni esattamente come la scienza?

D’altronde, fino a non molti anni fa, le donne non votavano, i gay erano derisi, i neri erano schiavizzati e molto altro. Le cose cambiano, cambieranno anche per gli animali. La gente ama i propri animali da compagnia come fossero figli. Infatti la crisi ha investito praticamente tutto eh ha risparmiato chi produce cibo per pet. Qualcosa vorrà pur dire! Sono certa, proprio per la stima che ho della ricerca, che i ricercatori sanno bene, in realtà, che né un topo né una scimmia ci possono rappresentare. Solo che non vogliono cambiare le loro idee e soprattutto il modo di lavorare perché è più facile fare esperimenti su animali che non su materiale in sterilità con tecniche nuove tutte da imparare.

Siamo ancora, almeno in Italia, in pieno gattopardismo, si fa finta di cambiare, con le direttive, con le 3R che risalgono al 1959: Replace, Reduce, Refine, ovvero sostituire, ridurre e affinare, prevedendo la sperimentazione animale solo se non vi sono metodi alternativi per rispondere a un quesito. Il numero di animali da laboratorio e le sofferenze inflitte agli stessi, secondo questa legge dovevano essere ridotti al minimo. Ma niente da fare! Ci si muove al rallentatore e i ricercatori innovatori sono pochi. Per fortuna quei pochi, anzi quelle poche, le conosco e le stimo.

Quante persone, presumibilmente, gioveranno di queste scoperte?

La coppia Tamietto — Bonini delle Università di Torino e Parma, responsabili della sperimentazione sui macachi detenuti negli stabulari dell’Ateneo parmense, hanno ripetutamente parlato alla stampa di 100.000 ciechi all’anno nella sola Italia che potrebbero beneficiare dei loro esperimenti riacquistando la vista in futuro. Un team di OSA (Oltre la Sperimentazione Animale), ha compulsato la letteratura esistente, sia scientifica (PubMed, Google Scholar) sia di informazione (compreso il sito del Ministero della Sanità) sia di divulgazione (Wikipedia) con lo scopo di verificare chi siano i nuovi 100.000 ciechi italiani all’anno cui si riferiscono i giornali. Come ha scritto il Dr. Oscar Grazioli, medico veterinario, giornalista pubblicista e consigliere OSA, a riguardo non abbiamo trovato niente. Ci sono stime e statistiche, soprattutto nei paesi anglosassoni sul numero di individui colpiti da ictus; ci sono stime e statistiche su quanti sopravvivono e soffrano di disturbi visivi post-ictus; ci sono stime e statistiche sulla disabilità che il progetto Lightup vorrebbe curare, ovvero l’emianopsia; e ci sono pochissime statistiche e moltissimi studi sul fenomeno del blindsight (visione cieca), accreditato da Tamietto e Bonini come potenziale strumento per la cura dei ciechi. Ma non abbiamo trovato dati sui 100.000 ciechi. Primo, perché definire “ciechi” i soggetti disabili al centro del progetto Light Up è falso. Molti di loro, infatti, nonostante il danno visivo, possono guidare l’automobile e svolgere un lavoro, ovvero abilità che non sono compatibili con la cecità. Secondo, perché non sono 100.000 all’anno. Allora da dove vengono i dati che leggiamo sui giornali?

Quali sono le bugie che si nascondono dietro il Progetto Light-Up?

Andiamo con ordine, cosa è l’emianopsia, detta cecità corticale, ossia la patologia che i macachi dovrebbero guarire? È un difetto del campo visivo dovuto a lesioni di aree corticali della corteccia visiva. Le cause sono: ictus, tumori, traumi, meningiti, aneurismi ecc. In questo caso ictus. Si ovvia con esercizi di riabilitazione oculare che compensano il deficit visivo. La terapia definitiva è rimuovere la causa, che nei macachi nessuno troverà mai. Gli emianoptici non sono ciechi, oltre a non essere 100.000. L’ emianopsia viene studiata in molti centri di tutto il mondo esclusivamente su volontari umani. D’altronde il cervello del macaco è per il 45% diverso da quello umano.

Ci sono già due bugie che i ricercatori hanno propagandato a mezzo tv e giornali, poiché Light-Up non è un progetto che ridarà la vista a 100.000 ciechi all’anno in Italia, poiché gli emianoptici non sono né ciechi né 100.000. Dicano da dove provengono i numeri! La terza bugia riguarda le sofferenze animali: dicono che non soffriranno, che saranno trattati bene e che le norme impongono il benessere animale. Questa è una visione edulcorata e non rispondente alla realtà.

Cosa subiranno i macachi negli stabulari delle Università?

Nel loro tragico quotidiano, i 6 macachi, che per loro natura vivono in ambienti verdi, nelle foreste, e sono animali sociali per eccellenza, saranno detenuti in gabbie. Esattamente come lo sono stati altri macachi per altri sperimenti. Quindi vivranno come una persona che è in prigione. Ma loro non hanno né commesso reati tantomeno subìto un processo. Saranno per molte ore al giorno tenuti fermi su una sedia di contenzione, immobilizzati, senza poter muovere la testa, ma forse solo una zampa anteriore per premere un bottone e ricevere il “rinforzo positivo”, ossia un premio. Immagino un po’ d’acqua o di cibo. Inoltre dovranno fare esercizi e reagire a stimoli. Prima però saranno operati e sarà creata nel loro cervello una ferita, una lesione, un buco che simuli il danno ischemico dopo ictus. Quanto questo sarà sovrapponibile ad una lesione umana spontanea, nessuno lo sa! Ai posteri l’ardua sentenza. Peccato che nel mentre i macachi saranno tormentati dall’applicazione di impianti nel cranio, elettrodi e telecamere, che certo non porteranno loro alcun benessere, dopo 5 anni di questa vita la loro fine è certa ed è la loro soppressione. Allora mi pongo una domanda: perché serve il loro cervello da studiare? Da 20 anni io cerco di donare il mio cervello dopo la mia morte alla scienza e ancora non ci sono riuscita! Una beffa.

Oltretutto, per quanto riguarda le sofferenze, il Progetto Light-Up riconosce che ci sono sofferenze gravi, compresa la soppressione dei macachi.

Riassumendo: hanno già subito interventi chirurgici, addestramenti forzati, anestesie ripetute, un viaggio di molte ore da Parma a Pisa, saranno operati al cervello per esser resi parzialmente ciechi e poi saranno uccisi. Il benessere animale è fuori di dubbio.