“Il progetto denominato Kuwait è stato approvato l’1 luglio 2019 – ha spiegato a dicembre 2020 il sindaco di Erbusco, Ilario Cavalleri, a Il Giorno – lo scorso 6 ottobre si è svolto un incontro coi tecnici della proprietà, che hanno presentato informalmente la variante all’attuale progetto richiamando il marchio Starbucks. Attualmente, però, nessuna pratica è stata presentata, quindi restiamo nel campo delle ipotesi e non dell’ufficialità”.

Si tratta della costruzione di una delle “stazioni di servizio più rappresentative della rete di vendita sull’intero territorio nazionale”, secondo quanto detto qualche mese fa da Alessandro Lietti, direttore Business Development della compagnia petrolifera Q8 presentando il progetto.

Il polo di rifornimento sarà attrezzato con servizi moderni come la ricarica elettrica, il lavaggio mezzi e un’offerta di due caffetterie, che dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe proprio essere il partner di prestigio internazionale «Starbucks».

Il locale troverebbe posto in una struttura commerciale adiacente al distributore di benzina Q8, all’altezza della rotonda Bonomelli ad Erbusco, non distante dal centro commerciale Le Porte Franche e dalla collina agricola dove vorrebbero costruire la Franciacorta Concert Hall, un enorme teatro in prefabbricato da 7.000 posti.

La Franciacorta ed Erbusco potrebbero essere le prime località del Bresciano a ospitare un locale della catena americana Starbucks, colosso americano che negli anni ha monopolizzato sempre più il settore del caffè aprendo nuove filiali in giro per il mondo.

Mentre molti già parlano di come gli amanti del caffè potranno essere deliziati da un “frappuccino” e dalle tante altre sue golosità, sarebbe bene ricordare di come questo colosso, spacciato per “progressista”, “moderno nel campo delle condizioni lavorative” e “illuminato sui diritti della comunità LGBT”, in realtà sia tra le grandi catene della standardizzazione del cibo, ovvero del junke food (cibo-spazzatura) al pari di altre grandi catene. Non solo! Nel 2016 lo Stato del Vermont aveva approvato una legge che prevedeva etichette dei prodotti contenenti Ogm aggiornate. Subito dopo quattro colossi dell’agro-chimico-alimentare fecero causa allo Stato e tra di esse vi era la “Grocery Manufacturers Association”, organizzazione che con oltre 300 associati includeva anche Starbucks e Monsanto, quest’ultima attiva nel campo della produzione di OGM e di pesticidi come il “glifosato”, riconosciuto come cancerogeno. Il fine era quello di impedire allo Stato del Vermont di far conoscere ai propri cittadini consumatori la presenza di Ogm nei loro prodotti.

La multinazionale in questione, oltre a non brillare per trasparenza, sembra non brillare anche per giustizia. Nel 2018, un’inchiesta giornalistica di Daniela Penha prodotta da Reporter Brasil e Mongabay1 svelava il lato oscuro di Starbucks nelle piantagioni di caffè brasiliano certificate dal famoso marchio, in cui si consumano violazione dei diritti sindacali. Gli investigatori scoprirono che i lavoratori nelle piantagioni di caffè lavoravano in condizioni degradanti e vivevano in alloggi di scarsa qualità senza fognatura o acqua potabile. Gli investigatori del Ministero del Lavoro salvarono 18 lavoratori in condizioni analoghe alla schiavitù nelle fabbriche di caffè nello stato del Minas Gerais. 

L’importazione di Starbucks nella nostra Franciacorta, terra quotidianamente bombardata dall’esaltazione del brand legato alla “valorizzazione del territorio, del vino e dei prodotti locali”, è un ossimoro che dovrebbe interrogare quantomeno le organizzazioni di base, i movimenti locali ambientalisti per la salute, per la sostenibilità e per il cibo etico.

Ma la storia non finisce qui! Durante i primi lavori, sono emersi resti archeologici d’epoca romana. La proprietà ha allora avviato una serie di approfondimenti mirati a capirne l’importanza.

Sotto la lente degli esperti è finito lo spazio di proprietà della catena di distribuzione di carburanti Q8 sul rondò della via Bonomelli, proprio davanti al centro commerciale «Le Porte Franche». Lo staff di archeologi della soprintendenza di Brescia, contattati dai responsabili dei lavori, hanno effettuato la ricognizione sulle rovine emerse durante uno scavo a 2 metri di profondità. Si tratta di una stratificazione di strade romane che, secondo le ipotesi più plausibili, ricondurrebbe alla cosiddetta “via Gallica”, nel tratto che collegava Brescia a Bergamo e Milano, che fu prima romana, poi longobarda e poi medievale. La strada, larga 8 metri, correva vicino ad un’importante villa romana i cui resti sono stati rinvenuti a poca distanza.

È proprio sopra i reperti e a ridosso della rotonda Bonomelli, che la Q8 vuole installare una vela pubblicitaria alta 18 metri, la quale, come detto da Marco Dotti del Comitato No Porte Franche 2, offenderà irrimediabilmente il paesaggio, togliendo il primo gradevole scorcio paesaggistico su una collina franciacortina che si vede uscendo dall’autostrada.

Sta di fatto che il 15 gennaio, esattamente sopra i reperti archeologici, è stata fatta una gettata di cemento circa 3×3, profondità un metro e mezzo (forse due), con sopra 4 piastre per erigere l’ennesimo totem pubblicitario.


Con l’abbattimento degli edifici preesistenti si era aperto un cono ottico paesaggistico importante che un’amministrazione moderna avrebbe tentato di valorizzare come vero ingresso in Franciacorta” – spiega Marco Dotti di NoPf2 – “con la torre e gli edifici di Starbucks, lo scorcio verrà oscurato così come sono stati tombati i reperti d’età romana. Altro che valorizzazione del territorio… la Franciacorta assomiglia sempre di più al New Jersey”.