A partire dal mese di aprile di quest’anno, i Covid Hotel in convenzione con le Aziende sanitarie (ASP), dunque in ambito regionale, avrebbero dovuto costituire la risposta all’esigenza di isolare persone positive al Coronavirus, ma non tanto gravi da richiedere un ricovero ospedaliero, per un periodo di quarantena. Nel tempo, e soprattutto con l’aggravarsi della pandemia in autunno, sono diventati luoghi di confinamento di persone nelle condizioni giuridiche più disparate, italiani che non potevano trascorrere il periodo di quarantena nella propria abitazione, altri senza fissa dimora, e poi, con l’aumento del numero delle persone soccorse nel Mediterraneo centrale o arrivate autonomamente, di migranti che sebbene avessero già completato un primo periodo di quarantena a bordo delle navi o nei centri di accoglienza, risultavano tuttavia ancora positivi al tampone. Nel caso dei migranti i trasferimenti in ingresso ed in uscita da queste strutture erano disposti dalle Prefetture, che affrontavano negli stessi mesi le conseguenze finali della destrutturazione del sistema di accoglienza nazionale, e della abolizione della protezione umanitaria, frutto dei decreti sicurezza Salvini approvati dal governo precedente. Conseguenze nefaste che non sarà facile rimuovere neppure con l’approvazione del nuovo decreto legge immigrazione, sul quale in Parlamento le destre stanno conducendo una clamorosa battaglia ostruzionistica al solo scopo di accrescere il loro consenso elettorale.

Se sono tristemente note le vicende che hanno riguardato le cd. navi “quarantena”, con la morte di diversi immigrati trattenuti a bordo in condizioni nelle quali non risultavano garantiti né il diritto all’informazione, né il diritto alla salute, e che talvolta hanno costituito anche l’anticamera di un rimpatrio con accompagnamento forzato, sono rimaste sullo sfondo le vicende pure altamente drammatiche che hanno riguardato i Covid Hotel diventati nel tempo strutture sempre più inaccessibili, nelle quali, anche dopo la scadenza dei periodi di quarantena si sono protratte forme diverse di limitazione non solo della libertà di circolazione, prevista con una precisa “riserva di legge” dall’art. 16 della Costituzione, in taluni casi giungendo a limitare anche la libertà personale, sancita con precise garanzie (riserva di legge e riserva di giurisdizione), per tutti, dall’art. 13 della Costituzione italiana. In entrambi i casi, la libertà di circolazione e la libertà personale non potevano essere limitate in assenza di uno specifico provvedimento generale di legge che lo preveda.

Al San Paolo Palace di Palermo, in questi mesi sono stati ospitati almeno 500 persone migranti. Come riferisce la giornalista Sara Creta, un cittadino eritreo ospite di questa struttura. rimane privato della sua libertà da quasi tre mesi. Si tratta di una persona che era stato esaminato con test negativo al suo arrivo a Lampedusa e che era poi rimasta in quarantena su una nave traghetto per oltre 2 settimane con un altro test negativo alla fine di questo periodo. Malgrado ciò, veniva poi trasferito a Caltanissetta nel centro di accoglienza di Pian del lago, in condizioni di grave sovraffollamento. Qui, dopo un ennesimo test negativo, era poi risultato positivo, senza avere la possibilità di accedere al suo test. Trasferito per questo al San Paolo Palace per un ulteriore periodo di quarantena a Palermo era stato esaminato con test negativo altre due volte, da ultimo il 14. novembre scorso. Questa persona si troverebbe dunque in quarantena dopo 85 giorni, quasi tre mesi dopo il suo arrivo in Italia..

Già ad agosto si sono verificati diversi tentativi di fuga, e numerose azioni di protesta, in provincia di Trapani a Valderice anche con esiti cruenti ,e con grave allarme sociale. In diversi casi, malgrado la negatività al tampone, sono proseguite misure di trattenimento di fatto, per la indisponibilità di un vero centro di accoglienza, o per i ritardi nella sua individuazione da parte della prefettura. Rimane il fatto che in diversi casi centri “adibiti per la quarantena” sono diventati, almeno per i tunisini, una “anticamera” per il rimpatrio con accompagnamento forzato. In altri casi, sempre in provincia di Trapani, casi di positività in un centro di accoglienza hanno comportato la chiusura della struttura.

Altre fughe di migranti risultati poi positivi al COVID 19 si sono verificati ad agosto ad Isnello, in provincia di Palermo, da un centro ubicato in alta montagna nel quale erano stati trasferiti tunisini sbarcati da una nave sulla quale avevano comunque trascorso un primo periodo di quarantena.

Occorre investire in un nuovo sistema di accoglienza diffusa, e su questo si vedrà se il nuovo decreto immigrazione, una volta convertito in legge, costituirà un vero elemento di discontinuità rispetto ai precedenti decreti Salvini. Obiettivo da escludere in partenza se le forze di governo, cedendo alla martellante propaganda-ricatto delle destre, non avranno il coraggio di disporre adeguate risorse economiche di “copertura finanziaria” delle norme in materia di accoglienza che stanno faticosamente approvando.

Non possono continuare sprechi di danaro che potrebbe servire per strutturare un nuovo sistema di accoglienza. Appare evidente che, dovendo convivere a lungo con la pandemia da COVID, bisognerà sostituire le navi quarantena con strutture di accoglienza a terra, e gestire i COVID Hotel non come un surrogato di un sistema di accoglienza che oggi è in crisi profonda, ma come strutture complementari che possono garantire la salute pubblica ed individuale, con una gestione trasparente, e con il rispetto delle regole dettate anche dalla Costituzione in materia di libertà personale e di circolazione, nel quadro di una garanzia effettiva del diritto alla salute previsto per tutti, e non solo per i cittadini, dall’art. 32 della stessa Costituzione. Su tutto questo chiediamo la vigilanza del Garante nazionale per le persone private della libertà personale ed un attento monitoraggio dell’attuazione delle Convenzioni da parte delle Prefetture e degli enti gestori. Occorre finirla con la censura totale che circonda queste strutture e copre ogni sorta di responsabilità.

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