La Regione Piemonte che ha decretato il Peimaf (piano di emergenza in caso di massiccio afflusso di feriti), di fatto ha determinato per la sanità piemontese un regime da medicina delle catastrofi.

Questa giunta che politicamente fa riferimento ai vari personaggi che hanno sempre derubricato la patologia Covid-19 come una normale influenza, ora l’ha di fatto classificata come catastrofe, attivando un sistema di allerta che è previsto in caso di grandi eventi drammatici come terremoti inondazioni ecc…

Da un punto di vista puramente logico appare evidente che la determinazione di quello che di fatto è un regime di massima emergenza dà la sensazione del fatto che questa pandemia è sfuggita di mano a questa Giunta.

La Giunta ha pensato di fare un bando di assunzione a cui, (ebbene sì…) nonostante l’ormai notevole bisogno di personale, è vietato l’accesso alle persone extraeuropee, contravvenendo di fatto come dichiara l’ASGI alle direttive nazionali:

Eppure da marzo 2020 grazie all’art. 13 del “Decreto Cura Italia”, convertito in Legge n. 27/2020, possono essere assunti “alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario… tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge”.

Fonte: ASGI

Stiamo naturalmente parlando di assunzione  di personale sanitario di origine extra UE già presente in Italia: secondo l’AMSI (Associazione Medici Stranieri in Italia) nel nostro Paese sono presenti circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie e che avrebbero dunque i titoli per essere assunti.

Non si tratta quindi di reclutare il personale sanitario dall’estero, il che comporterebbe le note conseguenze negative connesse al depauperamento di risorse competenti in Paesi in condizioni di “fragilità sanitaria” (nonché la violazione delle linee guida dell’OMS,) ma di utilizzare le ingenti risorse umane già presenti sul nostro territorio.

Quindi non ci sono scuse: si tratta di un’inutile e soprattutto dannosa – anche e proprio per la nostra salute –  demagogia?

L’effetto della decretazione del Peimaf – con conseguente sospensione di riposi, ferie e recuperi per il personale sanitario – e dell’assenza di serie ed efficaci politiche di assunzione, sarà l’avere, nelle strutture piemontesi, personale sanitario ancora più stanco, ancora più stressato da turni ancor più massacranti, il contrario di ciò che servirebbe in una situazione del genere: personale medico, infermieristico e socio-sanitario, fresco, riposato, al massimo della lucidità.

Presidente Cirio, Assessore Icardi e tutta la Giunta che le ha rinnovato la fiducia: quando i sanitari saranno stremati o, speriamo di no, contagiati dal Covid, chi si prenderà cura di noi e di loro?

L’ANAAO del Piemonte (il sindacato dei medici) ha emesso questo comunicato:

In riferimento alla nota del 10.11.20202 del D.I.R.M.E.I. (Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, n.d.r.), si precisa che la disposizione del Dipartimento Interaziendale non può avere carattere cogente per le singole aziende, né può sospendere l’efficacia di norme di Legge e contrattuali applicati al rapporto di lavoro. Come noto, infatti, la legge riserva al datore di lavoro il potere di stabilire i periodi di fruizione delle ferie, tenendo conto “delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro” (art. 2019, c. 2, Codice Civile).

Pertanto, la decisione di sospendere la fruizione delle ferie o il recupero dei riposi non può che essere demandata all’autonomia dei singoli Direttori Generali, i quali, nell’esercizio del proprio potere gestionale riconosciuto dalla legge (Art. 3, D.Lgs. n. 502/1992), dovranno assumere le determinazioni che ritengono più adeguate alla specifica realtà aziendale e nel rispetto delle regole contrattuali che governano il rapporto di lavoro.

Per completezza, si segnala, che a decorrere dallo scorso 18 maggio 2020, non trova più applicazione la disposizione limitativa contenuta nell’Art. 1, lett. r) del Dpcm 26 aprile 2020, secondo cui “sono sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle Unità di Crisi costituite a livello regionale” (disposizione abrogata dall’Art. 11, DPCM 17.5.2020).

Pertanto, attualmente, il personale sanitario può regolarmente fruire delle ferie secondo le disposizioni contrattuali e nel rispetto dei principi di Legge che regolano l’istituto.

Fonte: ANAAO