Sono ora oltre 8.000 i rifugiati ivoriani che hanno cercato riparo nei Paesi confinanti a causa delle tensioni politiche in corso in Costa d’Avorio, rispetto ai 3.200 della scorsa settimana. L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, sta intensificando gli aiuti per timore che le continue violenze possano costringere un numero ulteriore di persone a fuggire dal Paese. 

Al 9 novembre, risultavano più di 7.500 ivoriani fuggiti in Liberia. Oltre il 60 per cento degli arrivi era costituito da minori, dei quali alcuni giunti non accompagnati o separati dai genitori. Si registra inoltre la fuga di anziani e donne incinte, la maggior parte con pochi effetti personali e quantità scarse o nulle di cibo e denaro.

Alcuni rifugiati ivoriani hanno riferito di come inizialmente sia stato loro impedito di lasciare il Paese e di essere stati costretti a trovare rotte alternative per fare ingresso nella vicina Liberia. La maggior parte di loro ha raccontato al personale dell’UNHCR impiegato in Liberia che desidera restare a ridosso della frontiera così da poter fare ritorno a casa non appena la situazione si stabilizzerà.

L’UNHCR prevede di trasportare tramite ponte aereo aiuti di emergenza dalle scorte dei magazzini di Dubai a beneficio di fino a 10.000 rifugiati in Liberia. Le unità dell’UNHCR sul campo si stanno mobilitando rapidamente per distribuire cibo, aiuti in denaro contante e beni di prima necessità a supporto della risposta implementata dalle autorità liberiane. L’Agenzia ha inoltre dispiegato squadre tecniche per rispondere alle esigenze di approvvigionamento idrico, erogazione di servizi igienico-sanitari e alloggi.

Intanto, si è registrato l’arrivo di oltre 500 ivoriani anche in Ghana, Guinea, e Togo, dove stanno ricevendo assistenza immediata. L’UNHCR ha incrementato le attività di monitoraggio alle frontiere per assicurare che i nuovi arrivati siano identificati rapidamente e ricevano l’assistenza di cui hanno bisogno. 

L’UNHCR esprime gratitudine nei confronti dei governi di Burkina Faso, Ghana, Guinea, Liberia, e Togo per aver assicurato ai rifugiati ivoriani accesso all’asilo sul proprio territorio, nonostante le restrizioni legate alla pandemia di COVID-19.

L’Agenzia continua a lavorare in stretto coordinamento coi governi e altri partner ONU nella regione ed è pronta a implementare i piani di emergenza congiunti, nel caso in cui i movimenti di rifugiati dalla Costa d’Avorio dovessero rapidamente incrementare.

Le tensioni in corso hanno innescato timori che tra il popolo ivoriano non si registravano dalle elezioni presidenziali del 2011, quando le violenze costarono la vita a oltre 3.000 persone, ne costrinsero più di 300.000 a fuggire oltre confine in tutta la regione e provocarono più di un milione di sfollati interni.