Sembrerebbe che oggi sia filtrato il documento ufficiale delle autorità colombiane che rivela gli esiti dell’autopsia fatta sul corpo di Mario.

Tre mesi dopo il ritrovamento del suo cadavere esistono tre filoni di investigazione:
• un’ autopsia e una indagine colombiana,
• un’ autopsia e una indagine italiana, 3 procuratori su di essa
• un’ indagine interna alle Nazioni Unite.

Ad oggi l’esito di queste autopsie e le conclusioni a cui possano essere giunte queste indagini sono segrete, diffuse a brandelli e con tanti “si dice” a corredo della narrazione. Sembra che nessuno voglia/possa sbilanciarsi e prendere posizione, come in un gioco di posizionamenti per non scuotere troppo irrimediabilmente degli equilibri fatali.

Chi ci guadagna? Quando il movente non è subito chiaro, questa domanda diventa un tarlo.

CHI CI HA GUADAGNATO DALLA MORTE DI MARIO PACIOLLA?

Non certo la famiglia, devastata dal dolore e mortificata da tale attesa di concreti risultati.

Non gli amici, che hanno perso una stella polare di lealtà, concretezza, amore fraterno.

Non la gente comune della Colombia che lo piange come un loro eroe.

Non i colleghi che hanno salutato per sempre la guida sicura in svariati scenari a rischio. Mario competente, scaltro, intuitivo e documentato fino a livelli maniacali, era una garanzia.

Dunque? Restano quelli danneggiati dalla sua opera, i trafficanti di droga, di materie prime preziose, di armi, di uomini o di organi, i traditori dei patti con le FARC e i loro sodali. Il governo italiano dovrebbe in queste vicende mostrare la sua vera faccia, complici o avversari di un crimine?

È tutto qui.

Salvatore Bottino

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