Esistono altri esseri alati?

Erano già le sette di sera quando Madame Bernadette de Jauvre entrò agitata nel camerino del direttore dello spettacolo.

Era molto piccola e doveva salire su un panchetto per poter arrivare al suo sguardo. Lui se ne stava sempre seduto al suo tavolo, circondato da libri e mappe, lustrando la sua collezione di monete d’argento.

– Anna non può andare in scena oggi. Ha di nuovo la febbre – disse, saltando e cercando di essere vista.

Jack lentamente si tolse gli occhiali, si alzò dalla sedia e la guardò dall’alto in basso, con l’espressione spazientita.

– Impossibile. Fa’ qualcosa. Mi ha dato buca ieri e oggi non può di nuovo.

Bernadette fissò lo sguardo tra le pile di libri. Ne scostò qualcuno dal tavolo, che stava davanti al direttore, e aumentò il tono:

– Chiama un medico. Non posso garantire niente.

Anna, l’attrazione più famosa del circo, perché aveva le ali, a volte aveva la febbre. Fin da piccola, quando diventava triste, la temperatura saliva. Erano febbroni, ardeva.

Solo Jack, il proprietario del Circo-Museo, si azzardava a sfidarla. C’era un segreto nella storia della sua assunzione, ma nessuno osava chiedere.

– Vado a cercare un dottore. Dille di non uscire dalla sua stanza – si convinse Jack. – È bene che migliori in fretta perché ho intenzione di fare una rappresentazione per un generale, questa domenica. E tu, per favore, non ti tagliare la barba, che la useremo in uno spettacolo.

Madame Bernadette alzò le sottane e uscì dall’ufficio con l’aria di chi ha vinto una battaglia, determinata. Da lì passò dalla camera di Anna per avvertirla che la cosa migliore era che rimanesse a letto finché non arrivava il dottore.

La casa dove vivevano i bambini era annessa al teatro ed era provvista di un passaggio interno al palco e ai camerini. La routine degli spettacoli faceva sì che tutti vivessero vicino al luogo delle rappresentazioni. Un corridoio su cui si aprivano varie porte, quasi un labirinto, era il percorso che dovevano fare costumiste, truccatori e personale dell’orchestra. Sulle scale si accumulava terra, proveniente da innumerevoli paia di stivali. C’era un odore forte di cavallo e di sterco.

Broadway era una strada costruita su un antico sentiero indiano e in quel punto, quasi ai confini della città, a volte era invasa dal puzzo terribile che veniva dalle paludi. Era tempo di molti salotti, che accoglievano marinai e gente che scappava sempre da qualcosa.

Il “Museo delle Curiosità Vive” era noto come il primo luogo di divertimento in città. Situato dentro un caseggiato e attaccato a un salone che prima era una stalla, riceveva centinaia di visitatori, in cerca di attrazioni da circo e cose spaventose, come trucchi di magia e illusioni. Anna, che era stata comprata da Jack a Lisbona qualche anno prima, quando ancora era una bambina, ora che si affacciava all’adolescenza era l’attrazione principale del posto. Aveva ali bianche, enormi. Tutti pagavano qualche centesimo per avvicinarsi a lei. Un grande investimento che, secondo Jack, lo avrebbe reso milionario quando lei avesse imparato a volare.

Al camerino si accedeva da un corridoio così piccolo che tutti si spintonavano per passare. A volte Madame Bernadette si perdeva tra le gambe degli artisti. “le respect!..le respect”, diceva. – Esigo rispetto!

Quasi nessuno ha mai creduto che avesse fatto successo come attrice a Parigi. Con quella statura e quella barba, probabilmente era scappata da qualche circo. Lei giustificava sempre la sua aggressività col fatto che era stata assunta per portare in scena il più grande spettacolo della Terra, “le creature più sorprendenti” dell’umanità, e che ci sarebbe riuscita a qualunque costo.

Il dottor Hans era un prestigioso medico tedesco, uno dei pochi che curava gli artisti, portatori di una pessima fama, sempre senza soldi. Non aveva mai visto Anna, né sapeva delle sue ali enormi. Aveva una spiegazione per ogni fenomeno – persone con tre braccia, nanismo, donne con la barba, ma le ali? Non aveva mai visto niente del genere. Almeno fu questo che disse a Jack. Ma non era vero. Anche il medico aveva il suo segreto.

Hans portava occhiali piccoli e rotondi, che ben si accordavano con la sua barba bianca, e vestiva una giacca marrone, quando entrò nella stanza di Anna. La camera era buia, quel tardo pomeriggio, e la finestra ancora aperta. Le tende frusciarono forte quando aprì la porta.

Hans portava occhiali piccoli e rotondi, che ben si accordavano con la sua barba bianca, e vestiva una giacca marrone, quando entrò nella stanza di Anna. La camera era buia, quel tardo pomeriggio, e la finestra ancora aperta. Le tende frusciarono forte quando aprì la porta.

Sembrava conoscere l’anatomia di una persona alata. Le disse di girarsi di lato, maneggiò con naturalezza le penne bianche. Nessuna diversa espressione all’osservare quel fenomeno, poco umano agli occhi dei più. Anna si accorse che non si era spaventato.

Nel frattempo, il dottor Hans si guardava intorno un po’ nervoso. Rapidamente, raggiunse la porta e guardò in corridoio. Di ritorno accanto al letto, disse sussurrando:

– Ho conosciuto un bambino, molti anni, fa, che aveva… questa cosa qui – disse indicando le ali – ma adesso non le ha più.
– E dov’è? Come si è liberato delle ali? Chiese Anna, molto interessata. Le ali erano la sua prigione, non la sua libertà, in quel mondo circense.

In quel momento, Madame Bernadette fece ritorno alla stanza, cosa che fece cambiare tono di voce al medico:

– È stanchezza, signora – Questa ragazza, da quel che ho saputo ha fatto molti sforzi fisici, non è così?

Bernadette restituì il cappello al dottor Hans e disse fermamente, guardando Anna con severità:

– E deve lavorare ancora molto più di così. Grazie mille, dottor Hans, per l’onorario si può mettere d’accordo con Jack. Mi fa piacere sapere che non è niente di grave.

Quella notte Anna andò a dormire con la certezza che non era la sola a vivere in quella condizione. Ma doveva trovare quel ragazzo e scoprire come era riuscito a togliersi le ali. Lei stessa aveva molti dubbi sul suo futuro se avesse continuato a lavorare nel circo. Chissà se poteva volare davvero, come Jack aveva immaginato quando l’aveva comprata?  La famiglia che l’aveva venduta aveva assicurato di sì, che anche sua madre era alata, ma era stata uccisa perché credevano fosse una strega.

Portare Anna a New York era un modo per salvarla, diceva Jack. Allo stesso tempo, sperava di guadagnare molti soldi con una ragazza che volava, che avrebbe reso il suo circo il più famoso del mondo. Non avrebbe mai potuto immaginare – o permettere – di perdere quest’opportunità.

Il suo obiettivo era di avere Anna nello spettacolo e assicurarsi che continuasse a crescere e ad allenarsi per, un giorno, volare.

(continua) 

 

Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza. Revisione di Silvia Nocera

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