Intervista a George Monbiot e audio del suo intervento al Gillian Lynne Theatre di Londra.

Se vi indebitate comprando un paio di scarpe da ginnastica di marca per vostro figlio, se temete di essere licenziati, se soffrite di ansia per il futuro del pianeta e vi date la colpa di tutte queste cose, allora mostrate i sintomi di annegamento nell’ “insidiosa” e “sinistra” ideologia del neoliberismo.

Le crescenti crisi ambientali e sociali che ci troviamo ad affrontare – il disastro climatico, il collasso della biodiversità, la minaccia delle guerre – sono tutte fallimenti di una visione del mondo che antepone il profitto, i mercati e la crescita economica alla felicità umana. Questa è l’analisi di George Monbiot.

Il giornalista e attivista britannico è intervenuto martedì 11 febbraio 2020 a un evento speciale di tre ore al Gillian Lynne Theatre di Londra dal titolo “The Invisible Ideology Trashing Our Planet” (L’ideologia invisibile che distrugge il nostro pianeta). Ora è stato pubblicato un video su YouTube di Love It TV con audio e fotografie della serata (vedi sotto).

Intersezionalità

L’ideologia invisibile a cui si fa riferimento è il neoliberismo, ma quando ho incontrato Monbiot a casa sua a Oxford questa settimana, lui aveva già esteso la portata del suo discorso al capitalismo e al consumismo. Questa è la scellerata trinità: il capitalismo è il padre, il consumismo il figlio e il neoliberismo lo spirito empio.

Il neoliberismo è difficile da definire, ma in termini generali, è una scuola di pensiero in campo economico che afferma che il libero mercato capitalistico è il miglior meccanismo per prendere decisioni nelle nostre società moderne e complesse. Lo Stato non dovrebbe intervenire. Questo significa meno regole, dal sistema bancario al cibo. Significa non fornire assistenza sanitaria e sociale. Significa ridurre le tasse. Il neoliberismo domina il pensiero dei leader mondiali, in un momento in cui mette a repentaglio l’efficacia dello Stato nell’affrontare la crisi climatica.

Chiedo a Monbiot cosa significa il neoliberismo per la difesa del clima e la lotta ambientale e in particolare se è rilevante per le discussioni e i dibattiti che oggi si svolgono nell’ambito di Extinction Rebellion (XR). Esita, non volendo “abusare” della sua posizione di giornalista ambientale più influente della Gran Bretagna per influenzare il movimento ambientalista impegnato sul fronte del clima, ma io lo sollecito per avere una risposta.

“Per come la vedo io, XR ha cercato in tutti i modi di rimanere un movimento incentrato sulla questione del clima dicendo: ‘Non stiamo prendendo una posizione sulla giustizia, non prenderemo una posizione politica, vogliamo solo che la gente rispetti la scienza e introduca le politiche che sono in accordo con la scienza’. Lo capisco, perché volevano raggiungere il maggior numero possibile di persone. Ma c’è ovviamente una tensione tra questo e l’intersezionalità (metafora per capire come le diverse forme di ineguaglianza e discriminazione si mischiano tra loro, creando ostacoli che spesso non sono compresi da un modo convenzionale di pensare, N.d.T) che le nostre numerose questioni richiedono e la necessità di comprendere il contesto politico in cui operiamo e il cambiamento politico necessario per poter agire.

Egemonia

Non credo si debba rifuggire dal fatto che per intraprendere un’azione efficace contro il disastro climatico sia necessario un cambiamento di leadership, un cambiamento di governo, un cambiamento politico e ancora di più un cambiamento ideologico. Ci inganniamo se pensiamo di poter cambiare le politiche senza occuparci dell’inquadramento politico in cui queste politiche vengono discusse”.

E aggiunge: “Queste devono essere delle campagne politiche oltre che ambientali. C’è un grande riconoscimento [all’interno di XR] delle limitazioni poste e molte persone intelligenti stanno facendo grandi conversazioni su come si evolve la situazione. Mi rallegra vedere così tante discussioni interessanti”.

Quindi, chiedo: XR deve diventare anti-neoliberista?

“Ovviamente, perché accada tutto ciò che XR vuole, allora dobbiamo rovesciare l’ideologia neoliberista. L’idea che il governo sia così impegnato da trasformare tutta la nostra economia e arrivare a emissioni di carbonio zero entro il 2025, cambiare il nostro sistema politico, riconoscere l’importanza di un sistema politico nel prendere decisioni, tutto ciò che è direttamente contrario al neoliberismo. Se un politologo analizzasse le tre richieste di XR e il suo statuto direbbe che si tratta di un programma profondamente anti-neoliberista”.

Ho chiesto se il neoliberismo rappresenta una sfida anche per la proposta di XR delle assemblee di cittadini con membri scelti attraverso il sorteggio (che è simile al modo in cui vengono selezionati i membri delle giurie in un sistema di giustizia penale). Se il neoliberismo è egemonico e onnipervasivo, allora anche il grande pubblico sarà intrappolato nei suoi presupposti. Monbiot sottolinea che anche la funzione pubblica ne è intrisa e ha interesse a sostenere l’ideologia neoliberista.

Capitalismo

“Non sono mai stato a favore di un sistema di sorteggio puro”, risponde Monbiot. “Ciò che fa è dare un enorme potere alla funzione pubblica, perché essa è costituita da funzionari permanenti che capiscono come funziona il sistema, che hanno una partecipazione a lungo termine in quel sistema, mentre le persone che sono scelte per sorteggio no. I cittadini non cercano di partecipare alle prossime elezioni – non avranno un programma politico a lungo termine. Questo rende la burocrazia tremendamente e pericolosamente potente. Un sistema misto – nel senso più ampio possibile – è più idoneo”.

Mi interessa il fatto che Monbiot abbia esteso l’orizzonte del suo discorso dal neoliberismo al capitalismo. Voglio sapere se un capitalismo non neoliberista sia possibile. Perché Monbiot ci ha messo così tanto ad attaccare di petto il capitalismo?

“C’era un elemento di paura. Attaccare direttamente il capitalismo oggi è una bestemmia. È come negare l’esistenza di Dio nel XIX secolo. Ma naturalmente riconosciamo coloro che lo hanno fatto come pionieri, la cui voce era necessaria. All’improvviso mi sono reso conto che per anni avevo parlato di varianti del capitalismo. Parlavo di capitalismo d’impresa, di capitalismo neoliberista, di capitalismo clientelare, ma poi mi sono reso conto che forse il problema non era l’aggettivo, ma il sostantivo. La forma del capitalismo fa la differenza, ma tutte le forme ci portano alla stessa destinazione, anche se a ritmi diversi. Così il capitalismo neoliberista accelera la distruzione naturale, ma anche il capitalismo socialdemocratico keynesiano ci porta là, forse un po’ più lentamente, perché prevede un maggiore apparato normativo e meno disuguaglianza.”

Quindi John Maynard Keynes, l’influente economista che ha sostenuto la gestione governativa dell’economia, potrebbe tornare? Possiamo attuare una ritirata tattica? Oppure il capitalismo ha raggiunto un punto in cui il neoliberismo spietato è necessario per la generazione del profitto capitalistico?

Potere

“Non possiamo tornare a Keynes”, risponde Monbiot. ” L’economia keynesiana si basa sulla crescita e ha lo scopo di mantenere il tasso di crescita – non troppo veloce, non troppo lento. Sappiamo che anche un tasso di crescita basso ma costante ci porta verso il disastro. Ma anche nella sua prima ripetizione negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, la sua teoria economica è stata distrutta in modo molto efficace, principalmente dal capitale finanziario che ha trovato il modo di eludere i controlli sul capitale, i controlli sui cambi.

“L’idea che possiamo rilanciare un capitalismo keynesiano senza farlo distruggere da persone che lo hanno già distrutto una volta, che non hanno dimenticato quelle lezioni, e che sono in una posizione molto più potente per distruggerlo oggi…. è solo un sogno. È un pensiero magico. Non si può tornare indietro in politica, bisogna costantemente escogitare nuovi modelli”.

Così Monbiot sostiene che ora il capitalismo è un capitalismo neoliberista. Afferma anche che XR rappresenta per necessità una sfida diretta al neoliberismo. La conclusione – anche se non lo dice direttamente – è che XR può raggiungere i suoi obiettivi solo sfidando il capitalismo stesso.

È interessante notare che nel suo discorso Monbiot definisce non solo il neoliberismo, ma anche il capitalismo e il consumismo come ideologie. Il neoliberismo viene difeso come pratica, o come paradigma contemporaneo dell’economia, ma è anche inteso da molti come ideologia. Chiamare ideologie il capitalismo e il consumismo è una novità, o almeno è insolito.

“Parte del potere insidioso di queste ideologie è che sono l’acqua in cui nuotiamo – la zuppa di plastica in cui nuotiamo. Sono ovunque. Influenzano i nostri processi decisionali ogni giorno, influenzano il nostro modo di vedere noi stessi.”

Collettività

“Sono difficili da vedere non perché sono così piccole, ma perché sono così grandi. Siamo immersi in queste ideologie incredibilmente potenti. Le ideologie più potenti non si annunciano mai come tali, non sono riconosciute come tali. È qui che risiede il loro potere. Il nostro primo passo è riconoscerle come ideologie”.

Quindi la domanda sorge spontanea: potremo mai sfuggire all’ideologia? Karl Marx, il filosofo comunista, credeva di essere riuscito, attraverso un’analisi razionale e logica dell’economia e della società, a dare un pugno all’ideologia “borghese” o capitalista della classe dirigente, intravedendo per un momento una realtà non ideologica. Ma se sosteniamo di non essere ideologici, di essere completamente liberi da ogni illusione, non è forse la dimostrazione del fatto che siamo così profondamente immersi da non riuscire nemmeno a vedere i contorni della nostra illusione?

Non credo che si possa essere liberi dalle ideologie. Siamo così governati dal nostro ambiente sociale e il nostro ambiente sociale sarà sempre saturo di ideologia. Essere liberi dalle ideologie significherebbe diventare un’isola, dovresti essere completamente isolato da tutti gli altri esseri umani – e anche allora probabilmente creeresti la tua ideologia. Spesso si sente la gente dichiarare: ‘Non ho un’ideologia’. Questo è solo un autoinganno”.

Monbiot presenta un ragionamento convincente. Siamo giunti alla fine dell’intervista. Prendo un ultimo sorso di tè. Ci salutiamo e sono di nuovo in strada. L’aria fredda è rinfrescante. Penso al fatto che anche ora sono completamente racchiuso nell’ideologia, nell’ideologia neoliberista.

Sono disposto a credere che non potremo mai sfuggire all’ideologia – una grande narrazione che spiega chi siamo, dove siamo, cosa siamo. Se questo è il caso, noi come individui e come collettività umana dobbiamo scegliere la nostra ideologia con saggezza.

L’autore
Brendan Montague è redattore di The Ecologist. Un servizio basato su questa intervista a George Monbiot – incentrata sul neoliberismo come ideologia della disconnessione – è apparso sul numero di maggio/giugno della rivista Resurgence & Ecologist.

Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid

Revisione di Anna Polo

L’articolo originale può essere letto qui