Il conflitto per la miniera di carbone di Carmichael nello stato del Queensland in Australia, non è ancora arrivato ad una soluzione. Attualmente, gli indigeni Wangan e Jagalingou stanno bloccando la strada di accesso alla miniera, che si trova in gran parte sulla loro terra. Il blocco ha lo scopo di interrompere i lavori di costruzione sul sito. Il gruppo indiano Adani, che gestisce la miniera, abbandonerà il progetto.

L’Associazione per i popoli minacciati (APM) ricorda come i Wangan e i Jagalingou non hanno mai accettato il progetto alle condizioni necessarie. La disputa legale con il gigante minerario li ha rovinati finanziariamente. Ora difendono la loro terra tradizionale con altri mezzi nonviolenti. Secondo le loro stesse dichiarazioni, i manifestanti vogliono riprendere il controllo del loro territorio per impedirne la distruzione.

Proprio lo scorso maggio, un altro gigante minerario, la società mineraria Rio Tinto, ha fatto saltare in aria uno dei più antichi siti tribali del paese nell’Australia occidentale. Secondo le ricerche archeologiche, le grotte rocciose della gola di Juukan nella regione di Pilbara sono state utilizzate dall’uomo per almeno 46.000 anni. Ora Rio Tinto ha annunciato che taglierà i bonus per tre alti funzionari. Ma per i Puutu Kunti Kurrama e i Pinikura, le grotte sacre sono comunque andate perdute per sempre. Rio Tinto guadagnerà molto bene dalle otto milioni di tonnellate di minerale di ferro che estrarranno nel luogo sacro, oltre al fatto che a tutti i responsabili è stato permesso di mantenere il loro posto.

Il governo centrale dell’Australia e i rispettivi stati hanno accettato il trasferimento dei territori alle compagnie minerarie e hanno anche approvato l’esplosione a Pilbara. Il vero problema è il sistema australiano del “Native Title”, che discrimina sistematicamente le popolazioni indigene. Se acconsentono a un progetto sul loro territorio, sono autorizzati a chiedere un risarcimento o un affitto entro certi limiti. Ma se si rifiutano di accettare, i progetti vengono di solito approvati comunque. Le popolazioni indigene, che tradizionalmente possiedono la terra, vengono poi lasciate a mani vuote. Finché gli indigeni australiani saranno costretti a realizzare progetti minerari enormi e dannosi per l’ambiente, i conflitti non troveranno certo una soluzione.