Il ministero della Giustizia boliviano ha presentato una denuncia per stupro e per “tratta di esseri umani” contro Evo Morales. Ad annunciarlo è proprio il vice Ministro della Giustizia del governo golpista, Guido Melgar, dopo che nei giorni scorsi sono state pubblicate dalla stampa locale fotografie dell’ex capo di Stato, 60 anni, al fianco di una diciannovenne ai tempi 14enne.

Ciò che risulta strano è che a fare una denuncia simile sia stato proprio il governo golpista e non la famiglia della ragazza e nemmeno la ragazza stessa. Melgar ha spiegato che le foto, scattate da un telefono cellulare appartenente a uno dei parenti, la mostrano mentre è in viaggio con Morales, dicendo: “La cosa curiosa qui è che all’epoca era minorenne e, come tutti sappiamo, per viaggiare, una minorenne aveva bisogno del permesso dei suoi genitori”. Ad ora il Ministero della Giustizia e il governo Añez non sono in contatto con la famiglia e non sanno dove sia la ragazza, ma nonostante ciò si permettono di incolpare il ruolo dei genitori che all’epoca hanno “permesso” a Morales di viaggiare con la figlia minorenne. Sebbene non abbiano contatti, il Ministero ha sostenuto di avere prove che la famiglia della ragazza “abbia visitato l’Argentina, dove vive il signor Morales”.

Parti dell’opinione pubblica suggeriscono la costruzione dell’ennesimo caso mediatico contro Morales in vista delle prossime elezioni, le stesse che la destra non vuole e che teme di perdere.

Non è la prima volta che verrebbe montato un caso mediatico su Morales. Famoso è quello di Gabriela Zapata, con il quale si cercò di manipolare il voto del referendum del 2016. Costei venne presentata dai media come “l’amante” di Evo, guadagnò migliaia di dollari realizzando interviste in cui descriveva Evo Morales come il più corrotto, il più squallido individuo della Bolivia, accusandolo persino della morte di un figlio mai esistito. A maggio 2017 si scoprì la verità e Gabriela Zapata venne condannata a dieci anni di prigione per falsità ideologica, uso di documenti falsificati, associazione a delinquere e uso indebito di beni pubblici. Purtroppo, nel 2017, i boliviani avevano già votato contro Evo.

Quindi, per Evo e per i dirigenti del MAS (Movimiento Al Socialismo) era evidente che il referendum era stato manipolato dai media con il caso di Gabriela Zapata, appositamente architettato, in modo che la richiesta al Tribunale Costituzionale sembrasse ampiamente giustificata.

Non a caso, la recente notizia della denuncia per stupro è stata data da  Efe, agenzia stampa spagnola che venne fondata nel 1939 da Ramòn Serrano Sùner, leader della Falange Spagnola e per sei volte ministro nei governi del dittatore fascista Francisco Franco. Venne fondata come agenzia di stampa del governo nazionalista e ancora oggi mantiene forti posizioni conservatrici e, in politica internazionale, concede spazio a forze liberali-conservatrici.

L’ex presidente della Bolivia Evo Morales assicura che le accuse del governo de facto contro di lui cercano una divisione all’interno del Movimiento Al Socialismo.

In un’intervista di domenica alla radio boliviana Kawsachun Coca del Chapare, Morales ha dichiarato: “La destra golpista non può dividerci, compagni e compagne. Se entriamo nella divisione, entra in gioco la destra; ci vogliono distrutti”.

Ha inoltre rimembrato il caso di Gabriela Zapata e della corruzione di alcuni “compagni” scesi a patti con chi voleva destabilizzare i suoi governi. L’ex-presidente ha ricordato anche di avere a suo carico otto procedimenti penali avviati dal governo golpista, sottolineando che, quello che ora occupa l’attenzione del Paese, è il nono dei casi. Secondo Evo Morales le accuse di Melgar, perseguono fini politici in vista delle prossime elezioni in cui il MAS, come hanno indicato i sondaggi, è il partito con più consensi.

Questo sarebbe l’ennesimo caso fatto di accuse “illegali e incostituzionali”, in cui l’autoproclamata presidente, Jeanine Áñez, fa il possibile per dipingere Morales come un criminale, dopo aver emesso, nel dicembre 2019, un “mandato di cattura” contro l’ex presidente.

Nel frattempo il governo golpista di destra ha ripreso le persecuzioni politiche e giudiziarie contro organizzazioni sociali, sindacalisti, leader indigeni e dei campesinos, dopo le recenti proteste, secondo il quotidiano La Resistencia . Organizzazioni e membri che stanno cercando di ristabilire l’ordine costituzionale del Paese.

Dopo le molteplici dichiarazioni delle autorità del regime circa la loro intenzione di perseguire e incarcerare i leader sindacali e indigeni, è stata emessa una richiesta del pubblico ministero contro i leader della Centrale Obrera Boliviana (COB), che include il reato di genocidio.

Secondo il quotidiano La Resistencia , il viceministro dell’Interno Javier Issa ha affermato l’esistenza di un mandato di arresto contro Juan Carlos Huarachi, segretario esecutivo del COB, Leonardo Loza e Andrónico Rodríguez, leader delle Sei Federazioni del Tropico di Cochabamba.

I golpisti stanno cercando di intimidire le organizzazioni sociali, criminalizzando la protesta sociale e lo sciopero, che sono diritti riconosciuti dalla Costituzione Boliviana.

Dal colpo di stato del novembre 2019, i settori della destra conservatrice al potere hanno iniziato a perseguitare i leader, membri, simpatizzanti e gli/le attivist* del Movimento Al Socialismo.

A proposito di queste azioni squadristiche, Orlando Gutiérrez, della Federazione dei lavoratori delle miniere boliviane, ha affermato che avrebbe risposto alle accuse contro di lui per i blocchi nel paese ed ha chiesto di rispettare i diritti sindacali, invitando la popolazione a non cedere a nessuna provocazione.