Intervista a Parsifal Reparato, un giovane di 35 anni, operatore e produttore esecutivo di film-documentari. Parsifal partecipa alle Assemblee per il reddito di quarantena, e ci racconta la sua esperienza personale in merito alla crisi che stiamo vivendo. Ci spiega cosa cambierebbe nella sua vita e nel suo lavoro, con l’introduzione di un reddito di quarantena.

Cosa spinge, in questo momento storico, un giovane ad interessarsi al reddito di quarantena?

Ci sono categorie di lavoratori, come la mia, che navigano molto spesso in delle aree grigie. Nel mio caso specifico, all’interno del settore spettacolo, fare un pò l’autore, occuparsi un pò della fotografia e fare un pò il direttore alla produzione, è veramente un percorso molto eclettico. Personalmente non sono mai stato un sostenitore del reddito di cittadinanza, in quanto credo che sia stato introdotto senza prendere le adeguate misure in ambito lavorativo. E’ stata più una base assistenzialista che di vero implemento al mondo del lavoro. Se prima in un modo o nell’altro riuscivo in qualche modo a portare avanti i miei progetti e a vivere con il mio lavoro, adesso in questa fase di emergenza non posso più farlo. Così mi sono avvicinato alla lotta per il reddito di quarantena. In una situazione del genere è diventato evidente quanto fosse fragile il sistema sul quale io stesso mi appoggiavo. Sono crollati tuti i progetti sui quali stavo lavorando. Per fare un esempio pratico, lo scorso anno, dopo aver lavorato ad una serie Rai, mi sono dedicato ad un mio progetto personale. Ho investito tempo e denaro ed ho iniziato a scrivere. Il lavoro di scrittura nel mio campo non viene mai remunerato per quello che dovrebbe essere. Si tratta di un investimento personale che si basa su una propria idea, alla quale sussegue tutto un lavoro di ricerca che porta via diverso tempo. Ad esempio io ho lavorato 3 mesi prima di iniziare a concretizzare i primi risultati della ricerca. Sono stati 3 mesi nei quali io ho investito sul mio progetto, in seguito ho iniziato a partecipare ai vari bandi con il mio lavoro. I risultati sarebbero dovuti uscire intorno a febbraio-marzo del 2020. Adesso è tutto saltato a causa della pandemia, e di conseguenza è andato perso anche l’investimento di un intero anno. Per questa situazione nella quale mi trovo ho iniziato a maturare l’idea della necessità di un reddito di quarantena. Dunque in questo momento si fa urgente la necessità di un reddito, ma pensando ad ampio raggio siamo di fronte ad un sistema che non ha mai funzionato.

In qualità di giovane e di lavoratore nel mondo dello spettacolo, cosa ti aspetti da un reddito di quarantena?

Lo scorso anno ho lavorato ad una serie di documentari per la Rai, 5 mesi di lavoro effettivo e 3 mesi ho venduto i diritti d’autore. In quei 3 mesi mi è stata presa la ritenuta di acconto ma non ho versato nemmeno un contributo. Dunque il mio lavoro effettivo non è stato calcolato sul tempo che io ho speso a scrivere. Alla fine a me lo scorso hanno risultano 25 giorni di contributi, e per prendere il sussidio di 600 euro disposto dallo Stato in questa situazione pandemica, servono alleno 30 ore di contributi. Quindi in base a questa mi situazione personale, che accomuna tanti giovani come me, nelle assemblee per il reddito di quarantena ho proposto di iniziare a ragionare anche per i precari che lavorano nel mondo dello spettacolo, e in particolare sulla sezione dei diritti d’autore. Molto spesso gli autori non si vedono mai riconosciuto l’effettivo lavoro che svolgono. Il lavoro di scrittura comporta un grande investimento in termini di tempo, che non viene mai retribuito in maniera effettiva, né in termini economici, né in termini di contributi. Per quantificare il reddito di quarantena bisognerebbe ragionare su delle misure dignitose che permettono di poter pagare un affitto, un mutuo, le bollette e così via. Per un salario minimo dovremmo orientarci intorno ai 1000 euro per persona.

Credo che il reddito di quarantena dovrebbe essere destinato a chi non ha altre fonti di reddito, a chi non ha come sopravvivere. Questo, come prima cosa garantirebbe allo Stato di fare un monitoraggio molto più serio su chi ha delle entrate effettive e chi no, calcolando anche il lavoro in nero. Si dovrebbero fare dei monitoraggi seri anche sui conti correnti per evitare l’evasione fiscale. Non si tratta di un reddito universale, ma va dato a tutti e tutte le persone che realmente ne hanno bisogno. All’interno delle assemblee per il reddito di quaranta c’è chi spinge più per un reddito che segua il modello spagnolo, dunque che sia universale e incondizionato e venga dato all’individuo sin dalla sua nascita. In questo modo, erogandolo anche per i bambini, il redito di base costituirebbe un capitale con il quale poter pagare tutti gli studi di chi lo riceve. D’altra parte c’è chi sostiene che il reddito di quarantena debba essere dato in maniera differenziata agli individui. La cosa che tutti abbiamo in comune è il pensiero che in questa situazione di emergenza, il reddito di quarantena servirebbe a garantire la dignità a tutti gli esseri umani.

Cosa cambierebbe nel tuo lavoro, con l’introduzione di un reddito di quarantena?

Personalmente un reddito di quarantena mi permetterebbe di investire più tempo nella scrittura e nei miei progetti. In questo momento io sto partecipando a diversi bandi e sto sentendo alcune produzioni per rimettere su i progetti, nell’attesa che riparta presto il lavoro quotidiano. In questo momento, non avendo nessun tipo di reddito, io trascorro il 60% del mio tempo a parlare con la banca per cercare di bloccare il mutuo, sentendo l’avvocato del gruppo di mutuo appoggio territoriale, a chiedere aiuti economici ai miei familiari. Tutto ciò danneggia in maniera infinita anche il potenziale creativo che abbiamo e che potremmo mettere in gioco. Un reddito di quarantena mi darebbe il tempo di dedicarmi al mio lavoro, lavoro che in parte non è riconosciuto. Chi fa un lavoro artistico in Francia, ad esempio, percepisce una borsa di studio. Tutto ciò in Italia non è minimamente contemplato, non viene riconosciuto il tempo che si deve dedicare all’invenzione e alla creazione, che è una fase molto complessa.

Cosa pensi del fatto che un reddito di quarantena, come anche un reddito di base, potrebbero portare i giovani ad adagiarsi sugli allori, ed a non cercare lavoro?

Il reddito di quarantena non deve essere una misura assistenziale, bensì una misura che garantisca dignità e che ti metta nelle condizioni di poter creare lavoro. Nel momento in cui viene dato il reddito devono essere anche proposte delle reali possibilità lavorative dignitose. L’individuo deve avere la possibilità di scelta. Nel caso in cui non voglia lavorare perde il diritto al reddito. Però la base è che gli siano garantite delle condizioni di lavoro adeguate. Il reddito di quarantena prevede una maniera di ripensare il mondo del lavoro e dello stato sociale in generale. Oggi è chiaro che è impossibile garantire un lavoro dignitoso a tutti, quindi vanno ripensati sia il mercato del lavoro, che i diritti dei lavoratori, sia il reddito universale. Queste cose vanno necessariamente insieme; se così non fosse il reddito di quarantena diventerebbe una misura assistenziale che incentiva a stare a casa e non alimenterebbe lo spirito creativo che c’è in ognuno di noi.