Sono 16 le città italiane in cui oggi le piazze si sono animate per la mobilitazione nazionale organizzata dal comitato “Priorità alla scuola”.

La manifestazione è iniziata questa mattina a Napoli alle 10.30 e hanno aderito circa un centinaio tra insegnanti, studenti e genitori per chiedere al Governo più assunzioni di precari e precarie, più personale A.T.A, più scuole, più spazi per iniziare in sicurezza l’anno scolastico 20/21 e più risorse alla scuola pubblica.

Il comitato chiede anche risposta per la lettera sottoscritta da 85mila firme che è stata inviata lo scorso 18 aprile alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Ad oggi non si hanno ancora risposte sulle modalità in cui ripartirà il prossimo anno scolastico.

È stata una manifestazione diversa da quelle a cui solitamente assistiamo. Come aveva chiesto il comitato, si è svolta nel pieno rispetto del distanziamento sociale e dell’obbligo di mascherine. Dunque si è garantito a tutti il diritto di manifestare in sicurezza.

Ad ogni modo non sono mancate le voci che si sono fatte sentire in una piazza popolata da insegnati, ma anche da genitori, studenti e persone della società civile.

Cura della salute. Cura della conoscenza. Cura dei bambini. Questi slogan racchiudono il senso di tutti gli interventi dei manifestanti che col megafono hanno parlato a turno alla piazza. Nei discorsi tra i presenti più volte si sente dire che le libertà che ci stanno togliendo rischiano di diventare delle vere oppressioni.

Dagli interventi si percepisce la preoccupazione di dover convivere a lungo con delle soluzioni di emergenza visto che settembre non è poi così lontano e dal Governo non si hanno ancora risposte chiare.

Tra i problemi della didattica a distanza, la difficoltà di una precisa valutazione dello studente, i continui tagli alle assunzioni, le preoccupazioni degli insegnanti di Napoli riguardano anche le condizioni delle infrastrutture scolastiche: “A livello nazionale la situazione è molto grave, ma a Napoli e al sud potrebbe esserlo ancora di più visto che già da decenni ci troviamo a dover fare delle rotazioni a causa della mancanza di sicurezza di alcuni edifici scolastici”, spiega Anna, una professoressa di scuola superiore della provincia di Napoli.

Anche i genitori chiedono delle risposte: “Il problema è soprattutto sociale, mia figlia inizierà la scuola primaria con compagni e insegnanti nuovi”, dice Irene, “con delle rotazioni prolungate per mia figlia potrebbe esserci un serio problema di inserimento”.