Un centinaio di associazioni ha già aderito alla proposta “Scuole aperte” promossa dall’associazione La Città Bambina e consegnata alla Regione Toscana e ad altre autorità. Il documento nasce da una preoccupazione condivisa sul futuro della scuola in tempi di pandemia. Siamo convinti dell’esigenza di ingenti investimenti nella scuola pubblica, della necessità di assumere un maggior numero di insegnanti, di migliorare la qualità e la sicurezza degli spazi scolastici, e denunciamo fermamente i tagli programmati al numero di classi che, a dispetto dell’emergenza sanitaria, porterebbero alla formazione di classi pollaio. Questi interventi spettano alle istituzioni, ma quale può essere il nostro contributo come realtà eterogenee del territorio?

La proposta che facciamo è semplice. Mettiamo a disposizione spazi extra scolastici (circoli, parrocchie, spazi associativi, cinema e teatri, parchi, fattorie didattiche, ecc.) da utilizzare come aule diffuse, scongiurando il rischio che a settembre, per mancanza di spazi sufficienti a praticare il distanziamento fisico, bambini e ragazzi si ritrovino a fare ancora didattica a distanza individuale da casa e promuoviamo invece la didattica in piccoli gruppi.

Le modalità operative potranno essere approfondite e differenziate a seconda delle fasce di età e dei contesti territoriali. La nostra proposta comprende a titolo di esempio anche un format per la messa a disposizione di spazi extrascolastici per attività curricolari e non, ma ovviamente i dettagli dovranno essere messi a punto attraverso una fase successiva di approfondimento con la partecipazione di tutte le componenti della comunità scolastica allargata.

È in costruzione una mailing list dei firmatari per favorire il coordinamento e lo scambio di buone pratiche propedeutiche all’avvio di sperimentazioni nelle scuole, aperta a tutti coloro che vogliono contribuire alla costruzione di reti territoriali per l’educazione diffusa.

In fase di sperimentazione sarà opportuno attivare sinergie con il mondo della ricerca e un confronto con altre esperienze, ad esempio la simulazione in corso in 5 scuole piemontesi supportata dal Politecnico di Torino.

La proposta “Scuole aperte”, nata nell’ambito territoriale Firenze-Pistoia, in sole due settimane ha raccolto un centinaio di adesioni e ha ben presto ha travalicato i confini regionali, avviandosi a diventare una campagna nazionale che chiunque può fare propria e promuovere localmente.

La trasformazione in realtà può avvenire solo se nei singoli territori si formano reti di soggetti/spazi per l’educazione diffusa, policentrica, che integri finalmente scuola e territorio.

Questa infatti è la nostra vera sfida: costruire non la scuola dell’emergenza ma la scuola nuova che in tanti auspichiamo da tempo.

La Città bambina

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