Bologna la dotta, la grassa, la rossa. Bologna chiassosa, sempre viva e concitata fra colli e osterie, locali e cortei. Così conosciuta, “la vecchia signora dai fianchi un po’ molli” per settimane si è trasformata in una città muta, attraversata da una solitudine angosciante. Quando un cupo silenzio ne ha riempito le strade, Bologna ha risposto, “restando umana”, nonostante le difficoltà causate dalla malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2.

Con “Anticorpi bolognesi” il fotografo Giulio Di Meo e la giornalista Sara Forni narrano le storie di chi non si è arreso e, a fronte dell’incertezza e della paura, ha scelto di spendersi per chi si è scoperto più fragile e bisognoso di aiuto. Il loro reportage parla di strade diverse, che sono tornate in breve tempo a riempirsi di anticorpi sociali, resistenza, auto-gestione e condivisione: fiori e spesa a domicilio a casa degli anziani, ventilatori polmonari e mascherine, staffette partigiane, progetti di sostegno psicologico e culturale…Bologna non si è fermata e non si fermerà.

Per la fase 2, a supporto delle iniziative solidali qui presentate, è stato avviato un progetto di crowdfunding che, tramite la piattaforma di Produzioni dal Basso, ha già raggiunto 3000 euro nei primi 10 giorni. I preziosi sostenitori che con il loro contributo parteciperanno all’iniziativa, potranno ricevere cartoline, stampe fotografiche e le copie del libro “Anticorpi bolognesi” con le fotografie di Giulio Di Meo, i testi di Sara Forni, gli approfondimenti di Amedeo Novelli, Matilde Castagna e Alessio Chiodi, le grafiche di Vittorio Giannitelli e le illustrazioni di Luca Ercolini/Elle. La prima parte del lungo reportage è stata pubblicata ed è scaricabile in anteprima sulla rivista Witness Journal, partner e sostenitrice del progetto.

Credere che un sistema diverso sia veramente possibile, credere che la fotografia oltre ad informare e raccontare possa essere veicolo di azioni concrete. Sono alcune delle convinzioni di Giulio Di Meo, fotografo italiano di origini campane e residente a Bologna, da sempre impegnato in reportage di taglio sociale dove l’attenzione per gli ultimi attraverso la condivisione e la crescita comune sono una scelta di vita. Negli anni, la sua fotografia ha dato voce a molte storie di un’umanità spesso lontana dalle cronache di prima pagina, ma vicina a tutti noi. Fra le sue pubblicazioni Pig Iron (2013), un racconto sui contadini brasiliani vittime delle ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale; Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti (2014), una raccolta di ritratti per celebrare i trent’anni del Movimento Sem Terra (MST) e per raccogliere fondi per la Scuola Nazionale Florestan Fernandes; Il Deserto Intorno (2015), un libro sui campi profughi saharawi, una pubblicazione per sostenere l’Associazione delle Famiglie dei Prigionieri e dei Desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA).

Alcune delle foto di Giulio di Meo

A questo link si può sostenere la campagna e pre-ordinare una copia del libro:

https://www.produzionidalbasso.com/project/anticorpi-bolognesi/