Giulia Carta, attivista per i diritti civili è stata vittima di un grave atto di transfobia a Oristano.

L’attivista sarda per i diritti civili, è stata presa di mira, in una diretta video su Instagram, da un personaggio di Oristano di cui non diremo di più per non dargli alcuna visibilità.

Il video è stato insultante e gravemente sovra-determinante, Giulia Carta, Donna Trans, è stata declinata al maschile, insultata per alcune caratteristiche fisiche, un atto ignobile.

Il quotidiano La Nuova Sadegna, riportando il fatto in un articolo, ha parlato di “omofobia”.

Insomma: c’è molto da dire.

Innanzitutto l’identità di genere non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale.

Una persona che ha un’identità di genere maschile e ha rapporti sentimentali con donne, è una persona eterosessuale, una persona che ha un’identità di genere femminile e ha rapporti sentimentali con maschi è una persona eterosessuale.

Il sesso biologico di nascita non c’entra nulla, c’entra l’identità di genere, al di là del fatto che possa corrispondere o meno col sesso biologico di nascita.

Ove non ci sia questa corrispondenza tra sesso biologico di nascita e identità di genere, parliamo di persona Trans.

Quindi quando si parla di atteggiamenti lesivi nei confronti di una persona Trans si parla di transfobia non di omofobia.

E questa è una cosa che i colleghi giornalisti dovrebbero imparare una volta per tutte.

L’identità di genere è qualcosa che trascende non solo il sesso biologico di nascita, ma anche il documento d’identità, e quindi l’aver ottenuto o meno la riassegnazione di genere ai sensi della Legge 164/82, ottima e assolutamente all’avanguardia per quei tempi, che andrebbe superata, nel presente, con una Legge più attuale.

La Signora Carta ha avuto la solidarietà da moltissime associazioni legate ai diritti civili e ai diritti LGBTQIA+, ma anche da CGIL Nuovi diritti, sia nazionale che regionale e dal partito indipendentista sardo Liberu.

Sono già state intraprese azioni legali contro la persona protagonista del video.

Credo che data la visibilità che ogni social rende disponibile a chiunque, occorrerebbe studiare un’aggravante molto pesante per i reati consumati in questi ambiti, ed è da molto tempo che la politica colpevolmente rimanda l’approvazione di una legge contro l’omofobia e la transfobia, che commisuri pene severe a chi si permette atti lesivi contro persone della comunità LGBTQIA+.

Il fatto che sia stata presa di mira un’attivista è, benché il fatto in sé sia esecrabile, un servizio alla visibilità di situazioni che da troppo tempo non vengono affrontate dalla società.

L’OMS ha ampiamente dichiarato che la non corrispondenza tra identità di genere e sesso biologico di nascita non sia in nessun modo una sindrome, tanto meno una malattia.

E una caratteristica della persona: come l’essere bionda o bruna, mancina o destra, ecc…, è surreale che ancora oggi, si sia costretti a rimarcare l’ovvio e il sacrosanto.

Occorre che le persone Trans possano essere vissute in ogni ambiente come ogni ambiente vive una persona bionda piuttosto che bruna, o mancina piuttosto che destra.

E invece non è così, le persone Trans nella vita sociale fanno fatica, molto spesso addirittura in famiglia, dove (e siamo nel 2020) non vengono accettate, fanno molta fatica, molta più di altri, nel mondo del lavoro, pur avendo magari più competenze e capacità di altri.

Tutto questo si riassume in due parole: stigma sociale.

Le persone Trans vengono socialmente stigmatizzate per il solo fatto di avere un’identità di genere non corrispondente al sesso biologico di nascita.

Innanzitutto è un fatto personale, che non riguarda nessun altro e nel quale nessun altro ha diritto di entrare, inoltre non fa male a nessuno, non è contro nessuno, non limita la libertà di nessuno.

E’ venuto davvero il momento di denunciare e combattere con forza lo stigma, l’emarginazione, la violenza e il disprezzo ai quali sono sottoposte persone che hanno gli stessi diritti di chiunque altra.

Persone che hanno pieno diritto di essere amate, non usate, accettate, rispettate, non discriminate, pieno diritto costituzionale, oltre che umano.