In Sardegna si è verificato un grave caso di transfobia: l’aggressione di due Donne Trans in un locale di Sassari.

Abbiamo intervistato la Signora Giulia Carta, esponente di ASCE Onlus organizzazione sarda che si occupa di diritti civili.

Buon giorno Signora Carta, c’è stata una grave e violenta aggressione ai danni di Donne Trans ,di recente, in un locale di Sassari innanzitutto: cosa può dirci al riguardo?

“Dai video si evince esclusivamente una violenta aggressione di queste ragazze Trans, ma non conosciamo nei dettagli l’accaduto.

Sono state letteralmente lanciate fuori dal locale, a quel punto aggredite sia dai membri della sicurezza del locale che da altre persone presenti.

Dagli audio si sentono commenti come: “Dai, picchiale più forte”.

Risulterebbe che tutto questo sia successo col beneplacito del proprietario del locale.

Insomma questo evento è stato grave, indegno di una città, indegno di un locale che dovrebbe essere “LGBTQIA+ friendly” (quindi attento al rispetto di tutte le persone, n.d.r.), locale nel quale purtroppo si è verificato un precedente:  due ragazzi che si sono baciati sono stati pesantemente assaliti da un cliente del locale, i ragazzi hanno immediatamente segnalato il fatto alla sicurezza del locale, la quale ha reagito contro i ragazzi stessi, che sono successivamente stati schermiti da proprietario del locale stesso che ha poi avuto lo stesso atteggiamento nei confronti del Presidente del MOS, che lo ha contattato per avere delle spiegazioni

A seguito del precedente occorso è stata fatta denuncia control’aggressore, alla quale si è aggiunta un’altra denuncia per i fatti recenti occorsi alle Ragazze Trans. Le associziazioni LGBTQIA+ sarde si muoveranno per far chiudere il locale.”

Le ragazze sono state curate al Pronto Soccorso per le contusioni riportate nell’aggressione.”

Come vede, dal suo punto di osservazione e da sarda, la situazione dal punto di vista della transfobia nella sua regione?

“I casi dei quali ho parlato, fortunatamente sono casi isolati, ci sono ottime situazioni diffuse sul territorio, in particolare a Sassari, ma soprattutto a Cagliari che è la città più accogliente nei confronti delle persone LGBTQIA+.

Le interazioni sociali sono, in generale buone, può succedere che alcune persone possano avere stupore, lieve imbarazzo nell’interagire con persone Trans, ma in genere con un atteggiamento aperto si possono facilmente superare queste piccole difficoltà e conquistare il cuore delle persone. In definitiva i sardi non fanno molte distinzioni nei confronti dell’identità di genere. Ci sono alcune difficoltà per le persone Trans nell’ambito lavorativo, fanno più fatica a trovare un lavoro.

Dei territori dell’interno le persone LGBTQIA+ in genere si allontanano, per andare in altre regioni, in particolare alcune persone Trans si recano anche all’estero per effettuare la transizione di genere, per poi molto spesso tornare in Sardegna.”

Avete avuto come comunità trans, la solidarietà di persone e associazioni, in particolare, sarde?

“Sì, innanzitutto Non una di meno Cagliari, particolarmente sensibile e attenta alla comunità Trans e sempre pronta a condividerne le istanze, movimento, tra l’altro, del quale faccio parte.

Anche Rete Kurdistan lotta per il femminismo, per la determinazione di genere, per l’assimilazione e l’integrazione di tutte le persone e di tutte le diversità, infatti fa parte anche di Asce che è contro ogni forma di emarginazione. Onlus che ha al proprio interno anche il Gruppo Identità di Genere nel quale milito.

Asce collabora anche con movimenti indipendentisti sardi dell’area della sinistra, la collaborazione e l’interazione dei vari movimenti, molto attenti alle istanze del mondo LGBTQIA+, permette alle persone Trans di vivere in società, tranquillamente e protette.

Abbiamo avuto anche la solidarietà del Movimento Sardo Transgender, gruppo di persone che lavora per la socialità delle persone Trans, appoggiando istanze Trans anche a livello nazionale, del MOS, della l’ARC di Cagliari, associazione LGBTQIA+ storica, UniCa LGBT, associazione studentesca cagliaritana.

L’associazionismo sardo è molto attento alle istanze Trans, devo rilevare che alcuni partiti indipendentisti sardi  pongono l’identità di genere tra i primi punti del loro programma.

La situazione sul territorio possiamo monitorarla tramite sei sportelli di segretariato sociale, che ci danno le informazioni sul livello di integrazione sociale delle persone.

Il problema semmai è che in Sardegna c’è un numero esiguo di attivisti, siamo in poch*”

Quali azioni avete messo in atto, come comunità, per supportare le donne aggredite?

“Il fatto è stato reso pubblico da poco, ma risale a più tempo fa, ci è quindi risultato difficile supportare le Donne aggredite.

Per la loro e le altre aggressioni le misure messe in atto verranno determinate dalle assemblee dei vari gruppi, certamente le associazioni reagiranno d’ora in poi nei confronti di qualunque locale abbia atteggiamenti ostili e discriminatori nei confronti delle persone Trans, stiamo studiando delle vetrofanie da apporre nei locali sardi, in modo da far sì che siano tutti friendly, che rispettino e tutelino  le persone LGBTQIA+, chiunque, insomma, manifesti la libertà di espressione personale, nel rispetto degli altri naturalmente.”

Ho letto di alcuni articoli di giornali che parlano di “rissa”, non crede che “rissa” sia un termine ben diverso da “aggressione”?

“Sono certa che “rissa” sia un termine diverso da “aggressione.
In ogni caso una situazione nella quale una decina di persone che si scaglia verso tre Donne, difficilmente può essere derubricata come rissa.

Penso che una rissa sarebbe stata immediatamente bloccata, gestita dal personale di sicurezza del locale, i documenti video che abbiamo visionato, sono tutti stati presi all’esterno, il problema però è iniziato all’interno del locale, può essere che le ragazze all’interno del locale possano aver esagerato, ma la sicurezza serve a questo, a sedare, quindi parlare di rissa è improprio.

La parola “rissa” è  stata stata scritta su un quotidiano sardo: Sassari Oggi, che ha usato un linguaggio misgendering e discriminante nei confronti di queste ragazze e nei confronti delle persone Trans in generale.

Quindi rissa è una parola che nel caso in questione genera disinformazione.”

Cosa si può fare, a suo parere, per combattere la violenza, il disprezzo e lo stigma, la transfobia quindi, nei confronti delle persone Trans?

“Vorrei specificare che il problema della discriminazione non riguarda solo le persone Trans (che tuttavia sono tra le più discriminate in assoluto, n.d.r.), la discriminazione si vince con la cultura, che occorre diffondere a tutti fin dalla più piccola età, occorre coltivare l’accettazione del diverso, della persona che cambia, la serenità, la socialità.

Oggi non c’è più una particolare educazione alla socialità, questa società neo-liberista e patriarcale c’induce a cercare di essere sempre meglio degli altri, in questo meccanismo si genera lo stigma, induce a classificare le persone, discriminandole.

Anche il dialogo è un ottimo antidoto contro la transfobia, è l’arma che utilizziamo come ASCE.

Anche il confederalismo democratico, dove il dialogo è strumento fondante di interazione sociale e politica, ci è d’aiuto.”