Dopo averlo minacciato tante volte, alla fine Salvini è andato a Riace. Sono numerose le analogie con l’invasione di Forza Nuova del 2017

Era il primo luglio 2017. Già dalle prime ore della mattina tutto il borgo di Riace era in fermento. Da oltre un mese il paese era coinvolto nella produzione della fiction Tutto il mondo è paese, fortemente voluta da Beppe Fiorello per documentare la storia di un borgo e del suo sindaco Domenico Lucano, rinato grazie all’accoglienza diffusa. Un lavoro meticoloso di ricostruzione storica aveva riportato il borgo indietro di cinquant’anni, ricostruito facciate, angoli, vicoli. Gli abitanti avevano partecipato con entusiasmo, c’era allegria, stanchezza, curiosità. Quel giorno però sapevamo che sarebbero arrivati i militanti di Forza Nuova da tutta la Calabria per dimostrare contro Domenico Lucano, contro la sua politica pro migranti.

Si parlava di diversi pullman, si respirava un’aria pesante anche perché la Questura aveva dato parere negativo alla contromanifestazione proposta dalle associazioni che operavano con i migranti. Ci sentivamo impotenti, obbligati a subire un’invasione senza diritto di replica. Man mano che arrivavano le camionette delle celere, blindati della polizia, digos l’ansia cresceva. Alle 11 la piazza del comune era già piena di poliziotti e noi eravamo seduti tutti insieme nel bar di Alessio da dove potevamo assistere a quanto stava succedendo, molti amici erano accorsi per darci conforto, tra cui Mario Congiusta (che da lì a poco ci lascerà per sempre), altri lontani erano continuamente in contatto. Domenico Lucano non c’era, era volato in Argentina su invito della comunità italiana per raccontare l’esperienza di Riace e noi cercavamo di capire, insieme al vice sindaco Giuseppe Gervasi, quale fosse la strategia da seguire.

Luglio 2017: Forza nuova invade Riace con i suoi 14 militanti

La situazione non era piacevole e lo spiegamento di forze ne rimarcava la possibile gravità. Certo non era un caso che avessero deciso di venire proprio mentre Lucano era lontano. Ancora non era iniziato tutto il suo calvario giudiziario ma da oltre un anno i finanziamenti della Prefettura e del ministero erano immotivatamente bloccati e si cominciava a smagliare la struttura dell’accoglienza: fornitori in attesa di essere pagati, borse lavoro sospese, bollette da pagare… la fiction della Rai era stata accolta come un’occasione per rivitalizzare la comunità, riaccendere l’attenzione su questo esempio di vita comunitaria, quindi un segno di speranza.

Alla fine arrivarono. Niente pullman, solo due monovolume con numero quattordici persone. Facevano fatica persino a tenere insieme lo striscione di protesta. Una situazione surreale, tragicomica: la piazza strapiena di polizia, militari, telecamere e giornalisti per quattordici persone. Giuseppe Gervasi ribadisce che Riace è il paese dell’accoglienza, li invita a parlare, li saluta e fine. Riavvolgono il loro striscione, risalgono in macchina e se ne vanno, tutto si svolge in meno di mezz’ora.

L’articolo di questa pagina è stato scritto per Benvenuti ovunque, testata interna a Comune, dedicata al migrare e all’affermazione della libertà di movimento.
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Mi è tornato in mente quest’episodio di tre anni fa in relazione alla visita a Riace di Matteo Salvini venerdì 17 gennaio, in vista delle prossime elezioni regionali. Il contesto è ovviamente diverso, sono passati tre anni e sappiamo tutti com’è andata a finire l’accoglienza a Riace. Sono arrivati i decreti sicurezza che hanno di fatto smantellato l’accoglienza diffusa in tutta Italia, sappiamo che Domenico Lucano è sotto processo. Eppure, questa volta, come tre anni fa ci sono molte similitudini. Innanzi tutto era stato annunciato l’arrivo di Salvini nel borgo antico, nella piazza dei Bronzi che sarebbe la piazza del municipio, la stessa della manifestazione di Forza Nuova. All’ultimo momento c’era stato però un cambio di sede: l’evento si sarebbe svolto nella piazza antistante il passaggio a livello, alla Marina. Per chi non è mai stato a Riace, è utile sapere che Riace borgo, cuore dell’accoglienza dove il modello Lucano ha avuto massima espressione, dista ben sette chilometri da Riace marina. Tra borgo e marina c’è sempre stata una forte distinzione: nel borgo, alle ultime elezioni comunali, la lista Il cielo sopra Riace della formazione di Lucano ha vinto. Antonio Trifoli, attuale sindaco eletto e poi ritenuto ineleggibile, ha vinto invece grazie al voto dei residenti alla marina. Salire al borgo era probabilmente troppo rischioso per il ritorno d’immagine del Capitano, sicuramente l’episodio di Forza Nuova non sarà passato inosservato. Si è deciso così per la Marina e come tre anni fa, le forze di polizia non sono mancate, si calcola fossero presenti circa cinquanta divise, e come allora anche molti, moltissimi giornalisti e sempre come allora veramente poca gente. Il sindaco (abusivo) di turno, Antonio Trifoli, tra frasi sgrammaticate, sorrisi di circostanza, dichiara che voterà Lega, Salvini replica che quando sarà primo ministro, chiuderà i porti. Fine della farsa, riparte il tour del Capitano, si smonta il palco mentre al borgo superiore, si canta e si balla. Le immagini, se messe a confronto, stridono: dal grigiore monocolore delle divise dei militari presenti al comizio alla Marina, all’arcobaleno sorridente dei bimbi al borgo, ai volti accigliati e carichi di odio dei Salvini boys, alle risa spontanea della gente e di Domenico Lucano che gioca con i bambini.

La scuola nel borgo superiore è stata chiusa, l’accoglienza smantellata, la fiction che è costata 150 mila euro al giorno alla Rai (e quindi ai cittadini) mai andata in onda ma la speranza è ancora viva tra questa gente e Domenico Lucano lo sa, nonostante tutto.

Roberta Ferruti (Rete dei Comuni Solidali), cura il blog Tra le righe.