L’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia da tempo aveva aderito al progetto dei corridoi umanitari: portare in Italia profughi in fuga dalle guerre o dalla fame (finora 2.700 persone) a zero euro per lo Stato. Ieri è arrivata la prima famiglia.

È successo a Milano dove la comunità ebraica ha accolto una famiglia siriana composta dai due genitori, quattro figli e un parente. Tutti musulmani. Che questo avvenga all’ombra della Giornata della memoria dell’olocausto è significativo e bello. Una memoria che si fa presente. Una memoria generata perché la cattiveria di escludere, respingere, rifiutare, odiare non si ripeta mai più nella storia. Una giornata lunga una vita intera che riflette e vigila sulle Shoah dell’oggi e si impegna a impedirle.

“Il malessere di chi arriva da fuori – spiega Giorgio Mortara, vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) – è un punto sensibile per gli ebrei, sollecitati come siamo dalla nostra stessa esperienza storica”. E non importa se l’altro è cristiano o musulmano o buddhista. Lasciamo che a prevalere sia l’umanità. Per non diventare come loro: i nazisti di ieri e di oggi  che provocano le guerre, o che respingono le persone e i loro drammi e che si nascondono dietro il muro di un benessere illusorio.

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