L’arresto del noto rapper Gnawi sta spaccando il Marocco: il cantante, che di nome fa Mohamed Mounir, è finito in manette a inizio mese per un video in cui insulta la polizia, e per questo l’accusa ha chiesto due anni di carcere e una multa di 500 euro.

Parte dell’opinione pubblica marocchina però non crede alla versione fornita dalla procura, ritenendo piuttosto che i guai giudiziari per la celebrità siano arrivati dopo la diffusione di una canzone di critica all’indirizzo di re Mohammed VI.
I fan di Gnawi sostengono questa tesi col fatto che le manette siano scattate due giorni dopo la pubblicazione di ‘Lunga vita al popolo’. Oltre alla provocazione del titolo, nel testo il cantante scimmiotta espressioni impiegate per rendere omaggio al sovrano. Non solo: vengono ricordate le proteste del 2011, quando anche i marocchini si sollevarono aderendo all’onda delle rivolte arabe per chiedere cambiamenti sociali e democratici, poi conclusesi in un nulla di fatto. Gnawi canta poi le lodi delle più recenti proteste in Algeria, che a hanno portato alla caduta del presidente Bouteflika.
Come se non bastasse, il rapper solleva un argomento “spinoso” per il Marocco: il verso dedicato all'”uomo del Rif” è un riferimento a Nasser Zefzafi, il leader di un movimento di contestazione che e’ stato condannato a 20 anni di reclusione in relazione ad alcune manifestazioni di protesta. La condanna, ritenuta eccessiva e dal sapore politico, ha attirato critiche anche a livello internazionale.
Gnawi andrà a processo il 25 novembre, dove il giudice potrebbe accogliere la richiesta di condannarlo a due anni di carcere, così per lui si stanno mobilitando per chiederne il rilascio organismi sia in Marocco che all’estero: “Si tratta di una vendetta che testimonia il declino della libertà di espressione”, il commento di Khadija Anani dell’Associazione marocchina per i diritti umani. Il direttore di Amnesty
International per il Medio oriente, Heba Morayef, parla invece di una “punizione palese” del cantante “per aver criticato la polizia e le autorità” e di “attacco alla libertà di espressione”.
Come osserva il quotidiano arabo ‘Al-Youm 24’, il video ‘Lunga vita al popolo’ si appresta a raggiungere le 14 milioni di visualizzazioni, una cifra che supera l’affluenza alle urne alle ultime elezioni nel regno guidato dalla dinastia alauita.