Per un voto, il premier britannico Boris Johnson ha perso ieri la maggioranza alla Camera dei Comuni, quando Philip Lee ha lasciato i Tory per unirsi ai liberaldemocratici. Per far cadere il governo occorre però un voto di sfiducia.
Intanto Johnson incassa una bruciante sconfitta. Una mozione presentata dalle opposizioni unite, che cerca di costringerlo a chiedere all’Unione Europea un ulteriore rinvio della Brexit, nel caso che entro il 31 ottobre non si raggiunga un accordo, è passata con 328 voti a favore e 301 contrari. Tra i favorevoli 21 parlamentari conservatori, che sono stati subito espulsi.
Johnson ha reagito annunciando che presenterà una mozione per andare a elezioni anticipate, probabilmente il 15 ottobre.
Il leader laburista Jeremy Corbyn gli ha risposto che il suo partito è pronto ad appoggiare la convocazione delle elezioni, così che la gente possa decidere il futuro del paese, lo ha accusato di non avere un mandato, una morale e ormai nemmeno più una maggioranza e di “attaccare la nostra democrazia” pur di arrivare a “una sconsiderata Brexit senza accordo”. “Questo non è più solo il governo del caos, è anche il governo della codardia” ha aggiunto. Poi ha sfidato Johnson a rispettare lo stato di diritto e ad accettare la legge anti no-deal, che è stata approvata oggi alla Camera dei Comuni con 327 voti favorevoli e 299 contrari.
In serata la Camera dei Comuni ha bocciato con 298 sì contro 56 no la mozione presentata da Boris Johnson per convocare le elezioni il 15 ottobre. Le opposizioni chiedevano garanzie sull’attuazione della legge anti-no deal e su un rinvio della Brexit alla scadenza del 31 ottobre prima del voto. Johnson rifiuta in modo categorico l’ipotesi di rinvio e la situazione è attualmente in stallo.
Nei giorni scorsi la richiesta di Johnson di sospendere il Parlamento ha provocato proteste di massa in molte città del Regno Unito.