«Le motivazioni della Consulta mettono una pietra tombale su ogni proposta di regolamentazione della prostituzione in Italia». E’ quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Papa Giovanni XXIII, in merito alle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale circa le questioni sulla legge Merlin sul favoreggiamento della prostituzione sollevate dalla Corte d’appello di Bari in merito al processo sulle escort.

«Da ora in poi se qualche politico italiano volesse regolamentare la prostituzione, allora dovrebbe prima abrogare la nostra Costituzione. -continua Ramonda – Questa sentenza va di pari passo con quanto dichiarato dal Capo dello Stato lo scorso 8 Marzo, il quale aveva definito la prostituzione come “un’infame schiavitù del nostro secolo, alimentata da uomini, di ogni età e censo, che approfittano di queste povere donne”».

«Oggi è una grande vittoria per quanti si battono per la liberazione delle ragazze vittime di tratta. Una battaglia iniziata dal nostro fondatore, Don Oreste Benzi, esattamente 30 anni fa, nel 1989. – conclude Ramonda – Oggi rivolgiamo un appello al Parlamento e al Governo: non restate sordi a questa sentenza, rendete più dure le pene per i magnaccia e introducete sanzioni per i clienti che sono corresponsabili di questa schiavitù».

La Comunità Papa Giovanni XXIII in 30 anni di attività ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è presente con 28 unità di strada e 120 volontari per incontrare le persone che si prostituiscono e proporre la liberazione immediata. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni – tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito – l’iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e sanzionando i clienti delle persone che si prostituiscono.