Barcelona en Comú ha appena realizzato una votazione senza precedenti tra i suoi militanti, chiamandoli a esprimersi per decidere un possibile patto di governo.  Il voto è durato 24 ore, con la partecipazione di 4.000 iscritti su 10.000. La maggioranza ha appoggiato un patto con il PSC (Partit Socialista de Catalunya), presentando Ada Colau come sindaco.

Domani, sabato 15 giugno, Barcellona eleggerà il suo nuovo sindaco. I risultati elettorali hanno creato una situazione difficile da governare, definita eccezionale da Ada Colau. La forza che ha ottenuto il maggior numero di voti è stata Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) presieduta da Ernest Maragall, che ha superato l’attuale sindaco di soli 5.000 voti e ottenuto lo stesso numero di consiglieri di Barcelona en Comú, ossia 10. Si tratta di un numero insufficiente per governare, dato che la maggioranza assoluta è di 21.

La città di Barcellona ha dimostrato di essere in maggioranza di sinistra e non indipendentista, distribuendo i voti tra le diverse forze con queste caratteristiche.

Durante queste tre settimane, gli scenari di possibili patti tra le forze sono stati un mistero assoluto per gli elettori. Le possibilità erano un’alleanza a tre, la nomina a sindaco di Ernest Maragall o la riconferma di Ada Colau.

Il primo scenario era impossibile a causa dello scontro ideologico: indipendentisti e PSC, il partito che ha sostenuto l’articolo 155 in Catalogna dopo il referendum del 1° ottobre 2017, non avrebbero mai potuto trovare un accordo.

Esquerra Republicana e Barcelona en Comú arrivano a 20 consiglieri e hanno bisogno di un altro voto per ottenere la maggioranza. Un patto tra Barcelona en Comú e i socialisti arriverebbe a 18 consiglieri; ne servirebbero dunque altri 3 per arrivare a 21.

Ada Colau ha espresso più volte attraverso i media il suo interesse per la creazione di un’alleanza a tre, ma senza successo. Ha fatto allora la sua mossa proponendosi come sindaco con il sostegno dei socialisti. Ernest Maragall, che secondo la sindaca non ha mai fatto un’offerta, alla fine ha concordato una possibilità di alleanza di ERC con Barcelona en Comú  candidandosi a sua volta a sindaco.

Barcelona en Comú ha così consultato la base presentando due possibilità: sostenere un’alleanza con i socialisti e Ada Colau come sindaco, o una coalizione con ERC con Ernest Maragall come sindaco.

Ha prevalso la prima opzione e il 15 giugno  Ada Colau si presenterà per l’investitura, ma come otterrà i 3 voti mancanti? Le votazioni sono segrete e Barcelona en Comú ha ribadito di non aver fatto patti con nessuno in questo senso, ma l’ex premier francese Valls, rappresentante di Ciutadans, ha espresso pubblicamente la disponibilità a fornire questi tre voti.

A questo punto, è necessario fare uno sforzo per immaginare lo scenario: Barcellona in Comú stringe un accordo con i socialisti, con cui aveva rotto per via del loro appoggio all’articolo 155 (che sospendeva di fatto l’autonomia della Catalogna, N.d.T.) e accetta l’appoggio di un partito di destra (Ciutadans).

Motivi sufficienti perché gli indipendentisti di ERC abbiano ferocemente criticato questa possibilità.  Nella conferenza stampa tenuta oggi alle 19 e dopo aver conosciuto il risultato della consultazione della base, Ada Colau ha manifestato il suo disappunto per le azioni di ERC e ricordato che per la prima volta un partito ha consultato la sua base per decidere un patto di governo. Se ERC avesse  fatto la stessa cosa, ha aggiunto, lo scenario attuale sarebbe diverso. Nella stessa conferenza stampa ha ribadito la mancanza di dialogo con Ernest Maragall e con Valls, dicendo che se questi cede i suoi voti è una questione sua e non un accordo.

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo