Martedì scorso, Sea-Watch ha annunciato di essere pronta ad avviare un procedimento giudiziario urgente contro la detenzione della sua nave, bloccata illegalmente a Catania dal governo olandese. Pochi minuti prima della scadenza del termine previsto, le autorità olandesi hanno consentito alla nave di salpare verso il cantiere navale per la manutenzione programmata, ammettendo così implicitamente l’illegittimità del blocco.

Per 21 giorni le autorità italiane e olandesi hanno cercato ogni possibile pretesto per bloccare la nave in porto, spostando l’attenzione su dettagli tecnici irrilevanti con l’evidente scopo di impedire la sua attività di soccorso in mare e cercando, in questo modo, di distogliere l’attenzione dalla tragedia che si svolge nel Mediterraneo centrale e in Libia, teatro di morte e abusi quotidiani.

La Sea-Watch 3 è rimasta bloccata nel porto di Catania dal 31 gennaio scorso, dopo aver sbarcato 47 persone tratte in salvo nel corso dell’operazione di salvataggio del 19 gennaio. La nave è rimasta quindi per oltre 10 giorni senza un porto sicuro e senza alcun coordinamento da parte delle autorità di soccorso.

Dopo lo sbarco, è stata pubblicata una dichiarazione della Procura della Repubblica di Catania che chiarisce che l’equipaggio e la nave, nel condurre il soccorso, hanno agito nel pieno rispetto della legge. E’ poi seguita una pretestuosa sequenza di controlli e ispezioni che ha impedito a Sea-Watch di tornare a navigare.

“Cinque diverse ispezioni da parte delle autorità italiane e olandesi hanno scandagliato la nave per oltre 80 ore, elencando presunte irregolarità tecniche. E tutto ciò due settimane prima della manutenzione programmata”, dice Friedhold Ulonska, Primo Ufficiale di Sea-Watch 3. “Tuttavia, l’equipaggio ha lavorato risolvendo e sistemando tutte le “non-conformità” notificate”.

Le verifiche inconsuete da parte delle autorità olandesi, che avevano già autorizzato Sea-Watch 3 dopo un’ispezione quinquennale del medesimo Stato di bandiera nel luglio dello scorso anno, includevano un’ulteriore ispezione medica, particolarmente insolita, la cui finalità era valutare l’idoneità della nave ad ospitare le persone salvate per un lungo periodo di tempo; requisito non verificabile e che non si applica nemmeno alle navi della Guardia Costiera. L’Olanda inoltre limitava immotivatamente e inopinatamente la libertà di scelta di Sea-Watch di un cantiere idoneo al solo territorio italiano, mentre l’organizzazione aveva già selezionato una diversa destinazione.

Sea-Watch ha informato lunedì le autorità olandesi che l’organizzazione avrebbe adottato azioni legali contro la detenzione a Catania e contro l’imposizione dell’obbligo di navigare in un porto diverso da quello previsto. Pochi minuti prima della scadenza del termine per l’avvio di una procedura d’urgenza, le autorità olandesi hanno richiesto alla Guardia Costiera Italiana di consentire la partenza della Sea-Watch il prima possibile.

“20 giorni persi a dimostrare che abbiamo tutto in regola. 20 giorni usati dalle autorità italiane e olandesi per abusare del loro potere ispettivo e cercare qualcosa, la minima cosa, pur di impedire l’attività di soccorso in mare e che si parli della tragedia in corso nel Mediterraneo e in Libia e dell’incapacità dei governi europei di gestirla” commenta Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch. “A governi che si concentrano sulla conta dei bulloni a bordo della nostra nave, chiederei di occuparsi con serietà dell’emergenza umanitaria in Libia e delle morti nel Mediterraneo”.

“Lasciamo Catania, dove pensavamo di trovare solo ostacoli e invece abbiamo conosciuto un’ampia rete di persone, di realtà e associazioni che ci sono state vicine, che sono venute a conoscere l’equipaggio e la nave con curiosità e interesse. Ringraziamo la Catania fatta di persone solidali che portiamo con noi in una piccola brocca in ceramica portata in dono alla Sea-Watch, simbolo dell’ospitalità tipicamente sicula”, conclude Linardi.

LaSea-Watch 3 naviga ora verso il cantiere navale di Marsiglia per l’annuale manutenzione della nave, con l’obiettivo di riprendere le sue attività a metà marzo.