Le ricerche della giovane cooperante italiana si concentrano nell’area del Tana River, a sud del fiume. La polizia mantiene il riserbo totale.

Le ricerche di Silvia Romano, rapita in Kenya venticinque giorni fa, si concentrano nell’area del Tana River, a sud del fiume. Gli inquirenti ritengono che la giovane cooperante sia stata portata in questa zona dai suoi rapitori, due, perché il terzo è stato arrestato domenica. Ibrahim Adan Omar è stato catturato in un’abitazione del villaggio di Bangale; in casa aveva un fucile mitragliatore e oltre 100 munizioni. Gli inquirenti ritengono che la collaborazione dell’uomo sia fondamentale per arrivare a una soluzione positiva del caso. Adan Omar, indicato dai testimoni del rapimento, è stato visto per giorni nel villaggio Chakama, dove è stata rapita Silvia.

La polizia mantiene stretto riserbo sulla vicenda, anche se le chiusura di tutte le vie di fuga verso la Somalia sembra rivelare che le ricerche della giovane siano concentrate in quell’area. Per raggiungere il paese occorre attraversare il fiume, ma le autorità ne hanno anche vietato la navigazione e l’attraversamento. Nessuno può percorrerlo se non dopo esser stato sottoposto ad accurati controlli. Le perquisizioni vengono effettuate anche a chiunque attraversi il corso d’acqua passando per il ponte vicino al villaggio Garsen (luogo che ricorre spesso nelle ricostruzioni del rapimento fatte dagli inquirenti).

Alcuni testimoni, nei giorni del rapimento, hanno indicato quell’area come possibile rifugio dei sequestratori. Altri, addirittura, hanno dichiarato di aver visto la cooperante italiana insieme ai rapitori in un’abitazione proprio nei pressi di Garsen. Ad oggi, tuttavia, la notizia non ha avuto nessun riscontro concreto.

Ricerche estese anche a nord del fiume Tana

Le forze speciali hanno esteso le ricerche – secondo quando hanno riferito i media keniani – anche a nord del fiume Tana, nella famigerata foresta di Boni, zona estremamente pericolosa nonostante la presenza dell’esercito e i controlli stringenti. Una vasta area, un ginepraio dove si nascondono tutti, dai gruppi di terroristi legati ad al Shabaab agli indipendentisti della costa fino ai criminali comuni.

Nei posti di blocco di Garsen, sulla strada che porta a Lamu, mezzi e passeggeri vengono accuratamente controllati spesso senza essere fatti scendere dal convoglio, a causa della pericolosa presenza sul territorio dei terroristi somali. Intanto il Ministero degli Interni italiano ha ribadito che “chi di dovere è al lavoro per riportare Silvia in Italia sana e salva”.

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