“Il governo britannico ha inflitto ‘grave miseria’ al suo popolo con politiche di austerità ‘punitive, meschine e spesso insensibili’, guidate dal desiderio politico di intraprendere una reingegnerizzazione sociale piuttosto che affrontare una necessità economica”, ha riferito l’inviato delle Nazioni Unite per la povertà.

Philip Alston, il relatore dell’ONU sulla povertà estrema e i diritti umani, ha concluso una missione di due settimane nel Regno Unito con una dichiarazione pungente secondo cui i livelli di povertà infantile erano “non solo una vergogna, ma anche una calamità sociale e un disastro economico”. “Anche se è la quinta economia mondiale”, ha concluso, “nel Regno Unito la povertà è una scelta politica”. (The Guardian)

“Gli autori del rapporto hanno dichiarato di essere “profondamente preoccupati” per “i vari cambiamenti nei diritti alle prestazioni sociali e i tagli alle prestazioni sociali” che, secondo il rapporto, colpiscono in modo sproporzionato le donne, i giovani, le minoranze etniche e i disabili. (The Independent)

Nonostante la sua gravità e la sua opportuna pubblicazione, il rapporto sembra guardare esclusivamente da un lato dell’equazione. Infatti, finché i meno abbienti venivano schiacciati, i più ricchi aumentavano la loro ricchezza (le persone che guadagnano più di un milione di sterline sono passate da 15.000 nel 2014/15 a 18.700 nel 2015/16. -The Standard-) creando il forte sospetto che le politiche di austerità non mirassero a “equilibrare i conti” come si sosteneva, ma a continuare la concentrazione della ricchezza in un numero sempre minore di mani: quelle che detengono il potere e dettano la politica. Il Brexit è stato il grande paravento fumogeno che ha allontanato l’attenzione della gente da questa grande rapina, riuscendo persino a rendere il pubblico sordo ai tentativi di Jeremy Corbyn di denunciare la tendenza catastrofica, le banche alimentari, i senzatetto pianificati, la povertà indotta dai prestiti indiscriminati, ecc. E la ciliegina sulla torta: tagli fiscali che favoriranno enormemente le persone ad alto reddito e lasceranno le donne che lavorano a tempo parziale in condizioni peggiori.

“Una ricerca del High Pay Centre ha rilevato che nel 2017 i salari degli amministratori delegati delle prime 100 società quotate al FTSE sono aumentati dell’11%. Il salario medio per i migliori lavoratori delle 100 aziende più redditizie del Regno Unito è ora di 3,9 milioni di sterline”. (The Canary)

Le conseguenze sono disastrose. Per esempio, secondo una nuova ricerca pubblicata dal Science Daily “I più poveri vivono quasi 10 anni meno dei ricchi, con una tendenza ‘profondamente preoccupante’ per il Regno Unito”. La violenza economica uccide.

Crudeltà e disumanizzazione non sono nuove, non sono esclusive del Regno Unito, l’agenda neoliberale ha occupato l’intero mappamondo. Invece di impiccarsi per la vergogna, gli architetti dell’austerità, ovunque viene applicata cantano “vittoria” e ne reclamano di più. Il cosiddetto “hard Brexit” richiesto dalla destra dei Tory non ha nulla a che fare con il controllo dei confini, il terrore indotto dal fischio razzista ai cani, ma si tratta di deregolamentazione, privatizzazione, restringimento dello stato, dismissione delle preoccupazioni ambientali e sanitarie causate dai combustibili fossili, e completa eliminazione dei diritti dei lavoratori. Se l’austerità avrà successo, possiamo aspettarci maggiori disuguaglianze nell’aspettativa di vita e in tutto il resto. L’ONU è stata utile per evidenziare alcune conseguenze dell’austerità, ma questo fa parte di un problema molto più grande che ha soluzioni chiare e pratiche, a partire da un completo cambiamento nella direzione politica.

Spetta a ciascun cittadino svegliarsi contro i media che disprezzano e ridicolizzano le proposte alternative, essendo anche quelli di proprietà o comunque asserviti alla stessa classe politica ed economica che sta al potere, con poche eccezioni degne di nota: quelli dobbiamo ascoltare.