«Gran parte del voto per Bolsonaro è stato un voto contro il Partito dei Lavoratori» [PT, il partito degli ex presidenti Lula e Dilma Rousseff, ndt]. A sostenerlo Bernardo Cerdeira sul sito del Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado (PSTU) – sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale.

Cerdeira evidenzia come, in Brasile, ci sia «un nucleo duro, costituito per gran parte da quell’iniziale 20%, che sostiene le sue posizioni ultrareazionarie: difesa della dittatura militare, della tortura, dell’esecuzione di coloro che vengono qualificati come banditi, e la persecuzione dei comunisti e della sinistra in generale, donne, neri, LGBT, insegnanti, eccetera».

Il successo per il neo presidente brasiliano Bolsonaro, tuttavia, è giunto dal voto “contro”.

«Il voto dei lavoratori a Bolsonaro non è un voto alla dittatura o all’estrema destra. Sarebbe un crimine chiamare quei lavoratori reazionari o, peggio, fascisti», insiste Cerdeira.

L’autore ricorda, nel proprio articolo sul sito del PSTU, «la profonda crisi economica che il Paese sta vivendo e che ha generato una delle più grandi masse di disoccupati nella storia, bassi salari, lavori precari e brutale crescita della violenza sociale».

Contemporaneamente, settori della classe operaia hanno rotto col PT.

«Le manifestazioni del 2013, in cui emergeva una rivolta non solo contro l’aumento delle tariffe dei trasporti ma anche contro la brutale repressione poliziesca, contro le spese nelle opere di eventi sportivi e contro le promesse non soddisfatte in relazione ai servizi pubblici come la salute e l’istruzione, che è rimasta precaria», erano già state un campanello d’allarme, spiega Cerdeira.

Manifestazione che avevano avuto, come risposta, da Dilma, appena rieletta per il proprio secondo mandato «misure che limitavano gli assegni contro la disoccupazione e il pagamento del Programma di Integrazione Sociale (PIS), l’aumento delle aliquote di energia elettrica del 40%, l’aumento del prezzo della benzina e dei prodotti petroliferi; tagli alle spese per la salute, per l’educazione e per i lavori nell’ambito del Programma di Accelerazione della Crescita (PAC)».

La corruzione, venuta alla luce con l’operazione di Lava Jato, la mancata persecuzione dei crimini delle milizie durante il regime militare, le repressioni contro i movimenti sociali e le ribellioni dei lavoratori hanno fatto il resto.

(traduzione dallo spagnolo di Salvo de Lorenzo)