Molto facile manipolare i manipolabili, un gioco di parole? No, una realtà triste e tragica allo stesso tempo. Quando una persona invecchia, si sente sola, ha bisogno di attenzioni, ascolto, amore e così diventa ancor più comoda preda di spietati assassini dell’anima come li ho definiti nel mio libro “La libertà di scegliere” (ed. Rupe Mutevole). Un’anima che si può catturare senza troppe difficoltà agendo una violenza mascherata dall’amore. Chi vuole ottenere uno scopo manipolando, finge di amare la persona presa di mira, in realtà la sottomette ai propri voleri esercitando violenza psicologica.

Ecco come si muove il manipolatore:

Prima mossa: la fiducia. Cattura piano piano e ambiguamente la fiducia dell’anziano, con abilità gli fa credere che è sempre pronto a soccorrerlo per quelle piccole azioni che non riesce a compiere: dall’uso del computer, alla comprensione di concetti e azioni in ambiti che la sua età non gli permette di conoscere, fino ad aiutarlo nelle pratiche quotidiane convincendolo sempre più che senza il suo aiuto, quello del manipolatore o della manipolatrice, non è più possibile vivere. Se poi a questo si aggiunge qualche gratificazione sessuale, magari aiutandolo a fare il bagno e iniziando dalla schiena e via via spingendosi oltre: il manipolatore, che in questo caso lo è non solo metaforicamente, sa risvegliare piaceri sopiti e caduti nell’oblio.

Seconda mossa: la dipendenza. Discende direttamente dalla prima, quando il manipolatore ottiene la fiducia crea sapientemente un rapporto di dipendenza per cui il fragile anziano si sentirà sicuro solo con il suo aguzzino e lo evocherà in mille occasioni, il suo nome diventerà la parola che ripeterà più spesso perché lo rassicura. Il manipolatore si trasforma ai suoi occhi come l’unico essere umano che lo ama ed anche se la vittima ha dei figli amorevoli passeranno in secondo piano come anche gli amici. Ormai l’opera sapiente del mistificatore si è compiuta, l’anziano è isolato psicologicamente dal mondo ed anche se frequenta altre persone, quando l’aguzzino è assente entra in agitazione. Soprattutto è completamente asservito a lui che diventa l’unico detentore della verità e di questo nessuna vittima è in grado di accorgersene.

Se un anziano cerca e pretende con eccessivo accanimento la presenza di una persona, dobbiamo entrare in allarme: siamo abbastanza sicuri che il manipolatore è giunto al proprio scopo e se ci sono sostanze da farsi regalare, stiamo certi che quello è l’obiettivo numero uno del subdolo cacciatore di averi. Non necessariamente soldi, ma anche possibilità di successo perché gli anziani sono anche e non raramente benestanti e di potere.

Come liberare la vittima? È un processo lungo che richiede pazienza e la ripresa in carico dell’anziano da parte di chi lo ama veramente: un sentimento genuino è in grado in modo nonviolento di recuperare la povera vittima contrastando la perfidia del manipolatore. Le vittime dei manipolatori sono tutti coloro si trovano in posizioni svantaggiate e di fragilità emotiva che nella storia della filosofia mi evoca la prassi dei sofisti. I Sofisti erano personaggi ambigui che con il sapiente e talvolta spregiudicato uso abile della parola sapevano convincere l’interlocutore portandolo dalla loro parte. Un’arte, quella della persuasione, utile per certe professioni: manipolare a fini di lucro è senza dubbio un mestiere sempre in auge praticato dagli epigoni di Gorgia e Protagora che, a loro difesa, si facevano pagare per i loro servigi senza sottrarre falsamente favori. Perché, loro, non fingevano di amare le proprie vittime.