In Sudafrica, migliaia di donne stanno manifestando in questi giorni contro la cultura dello stupro, e hanno dato un ultimatum al presidente Cyril Ramaphosa affinché si esprima pubblicamente entro il 9 agosto contro la violenza di genere.

Il 9 agosto nel paese ricorre la giornata dedicata alle donne. Queste, nella stessa data del 1956, scesero in strada a Pretoria in 20mila contro una legge che imponeva ai neri di portare lasciapassare speciali per accedere alle zone riservate ai bianchi.

Le sudafricane tornano a riempire strade e piazze, e lanciano i loro slogan anche su Twitter: #Endrapeculture,(Stop alla cultura dello stupro) e #TotalShutdown (Blocco totale) gli hashtag più usati.

“Le manifestanti hanno deciso di non consentire agli uomini di partecipare direttamente ai cortei, per evitare che potessero prenderne il comando” spiega sulla rivista online ‘The Conversation’ la professoressa Amanda Gows, dell’ateneo sudafricano Stellenbosch University. I maschi, tuttavia, hanno potuto mostrare solidarietà lavorando con altri uomini e sfidando quelli coinvolti attivamente nella violenza.

Sul suo sito, il movimento sudafricano per il ‘Total Shutdown’ ha presentato al governo 24 proposte per migliorare la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.

A scatenare la rabbia delle donne sudafricane è stata la vicenda di Khensani Maseko, una studentessa che si è suicidata dopo aver denunciato di essere stata violentata da un collega di università. Sarà sepolta oggi a Johannesburg. Aveva 23 anni.

SUDAFRICA. RAMAPHOSA: CONTRO LE DONNE E’ IN CORSO UNA GUERRA

“Nei villaggi piccoli e grandi, nelle città, nelle case, nelle scuole, al liceo, all’università, nei parchi e negli spazi pubblici; in Sudafrica c’è una guerra contro il diritto delle donne alla sicurezza e all’uguaglianza. È un affronto alla nostra comune umanità”. Sono le parole attribuite dalla stampa africana al presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, che ha parlato durante a una cerimonia in occasione della giornata delle donne, che nel paese ricorre il 9 agosto e ricorda una grande manifestazione femminile contro l’apartheid nel 1956.

“Dobbiamo metterci in testa che non possediamo le donne, non possediamo i loro corpi e non dovremmo cercare di dominarle” ha aggiunto Ramaphosa, soffermandosi sul fatto che gli abusi dilaganti nei confronti delle donne mostrano che il governo e la società hanno fallito nel “mantenere la promessa del 1994” per uno Stato post-apartheid “non sessista e non violento”.

“L’attacco alla dignità e all’integrità delle donne ha raggiunto livelli senza precedenti… C’è un vero rischio perché la violenza contro le donne è diventata così pervasiva che come società siamo diventati gradualmente inermi e abbiamo smesso di vederla come un’aberrazione” ha detto Ramaphosa.

Il presidente ha invitato poi il pubblico a osservare un minuto di silenzio per le donne assalite, violentate e uccise in Sudafrica. “Ci impegniamo, con il summit nazionale sul genere, a fare il bene accanto alle donne del nostro paese. Ma per adesso, come uomini, abbassiamo gli occhi per la vergogna” ha aggiunto. Il summit sul genere è previsto per il prossimo 31 agosto e risponde, così come il discorso di Ramaphosa, alla richiesta del movimento femminista e contro la cultura dello stupro ‘The Total Shutdown’.

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