Il 5 marzo a Firenze Roberto Pirrone spara e uccide Idy Diene, di cittadinanza senegalese, che secondo le prime ricostruzioni ufficiali si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, vittima della “pazzia” di Pirrone che non avendo trovato il coraggio di suicidarsi ha ucciso qualcuno “a caso” per finire i suoi giorni in galera. Ma come scriveva ieri qualcuno su twitter “Casseri era pazzo, Traini è pazzo, Pirrone è pazzo, le vittime del pazzo sono misteriosamente tutti neri”.

Pirrone non è un militante di Casa Pound e Lega Nord, come gli altri due “pazzi”, ma non è un caso che abbia ucciso un uomo con la pelle nera, spinto da quel razzismo inconscio che guida le azioni di chi ha la pelle più chiara e per questo si sente superiore. È il razzismo che contribuisce a costruire il “noi” e il “loro” fin da quando siamo piccoli, che rende il bianco un “non colore”, e per questo universale, e gli altri sempre un po’ più colorati, diversi.

Non è un caso che l’omicidio sia avvenuto in questo contesto pubblico e politico, dove il razzismo urlato e rivendicato consente di raccogliere voti e viene usato con successo, a tutti i livelli, per normare le relazioni sociali e mantenere gerarchie di potere e varie forme di privilegio (a Firenze, per esempio, è evidente lo sfruttamento del lavoro nero e precario dei migranti da parte dell’industria turistica).

Proviamo a immaginare lo scenario se la vittima fosse stata una giovane e un giovane fiorentino: notizia sparata su tutti i quotidiani, ressa tra i giornalisti per filmare le lacrime di qualche parente, il sindaco in prima fila per esprimere la vicinanza di tutta la città. Invece, il 5 marzo le prime dichiarazioni del sindaco Nardella sono arrivate nel pomeriggio (l’omicidio è avvenuto intorno alle 12) per stigmatizzare la rottura di alcune fioriere durante un corteo di cittadini senegalesi e italiani addolorati e arrabbiati per l’ennesimo atto di violenza.

Eccolo qua il decoro urbano che tanto piace ai sindaci di tutti gli schieramenti: le fioriere meritano più attenzione di una vita umana, e per favore non venite a disturbarci nel salotto buono, non vogliamo che ci colpiscano gli schizzi del vostro sangue! Le dichiarazioni di Nardella sono un esempio perfetto dell’ideologia classista e razzista che sostiene la politica fiorentina e il patto tra politica e parte della cittadinanza. Confermano anche che, se non hai la pelle bianca, non c’è differenza tra le politiche e l’ordine simbolico che guidano PD e Lega nord (basti ricordare gli accordi di Minniti con la Libia per trattenere i migranti).

Ma noi non ci stiamo, noi vogliamo rimanere umani e chiediamo politiche pubbliche che ridistribuiscano le risorse e non facciano distinzioni in base alla provenienza e al colore della pelle. Sabato 10 marzo saremo in piazza a fianco della comunità senegalese e ai tanti antirazzisti che si contrappongono alle politiche repressive in atto nelle nostre città.

Enrica Capussotti

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