Grazie India per avermi accolta ancora una volta, grazie per la luce intensa che arriva dallo stesso sole ad illuminare e riscaldare luoghi diversi e lontani dell’unica terra su cui gravitiamo. Arrivare in India in un momento di festa è come una carezza all’anima.

Sono arrivata in tempo per assistere alla celebrazione del Pongal e in quelle festose ore i problemi di ciascuno scompaiono magicamente lasciando spazio solo alla felicità collettiva.

PONGAL è il nome di una festa tradizionale del Tamil Nadu celebrata nel periodo del raccolto. È una festa agreste e spirituale per la cultura induista per ringraziare Dio e augurare prosperità ed armonia per l’anno nuovo. È dedicata al nuovo raccolto e al bestiame.

Si ringraziano gli animali che, per tutto l’anno, hanno trainato l’aratro e il carro, le mucche che hanno dato il latte ed i vitelli ed il prezioso sterco che viene usato in mille modi. Le mucche vengono lavate e decorate.

Joseph canta una canzone in Tamil durante la festa di Pongal celebrata a Roma

Con il nuovo raccolto vengono finalmente ripagate le fatiche dei contadini e svanisce il timore di perdere il raccolto. “O la va’ o la spacca”: il contadino può fare il bilancio dell’anno. Se la pioggia ha scarseggiato oppure è arrivata in eccesso, in entrambi i casi – danneggiando il raccolto – è il momento di rassegnarsi e festeggiare; se invece il raccolto è stato generoso se ne gioisce assieme. Nelle città i contadini vengono invitati a fare mercati per vendere i loro prodotti ai cittadini. Nei villaggi è una delle feste importanti che riuniscono la famiglia, (come potrebbe essere il Natale nella nostra tradizione).

La festa prende il nome dal riso dolce (pongal) cucinato per l’occasione in segno di abbondanza in un grande tegame di coccio, su un grande fuoco, gli ingredienti sono il riso, il latte e lo zucchero di canna (jagri). Il riso deve bollire fino a fuoriuscire dal tegamen, in quel momento la donna che segue la cottura emette un suono acuto con la gola e tutti gli altri attorno rompono il silenzio ed urlano e applaudiscono gioiosamente augurandosi l’abbondanza. Ne fuoriesce una crema dolce. Il primo piatto si offre a Dio nel tempio o nell’altare di casa dedicato alla preghiera (la Pooja room, agghindata di foto degli dei, di fiori, simboli di buon auspicio ed incensi incensi a profumare l’atmosfera).

Pongal è l’unica festività solare che cade ogni anno nello stesso giorno, il 14 Gennaio, ed è celebrata in varie parti dell’India con nomi diversi: Nel nord India porta il nome di Makara Samkranti o festa del sole, indicando il passaggio del sole nella costellazione del capricorno, in altre parti del paese porta il nome di Lohri.

mucche decorate per Pongal nel villaggio di Pasumalaithangal, Tamilnadu

Come molti paesi dell’Asia, l’India ha una forte dimensione agricola: i cambi di stagione svolgono un ruolo importante nella cultura e nelle tradizioni. Nell’India del Sud una delle festività più importanti è Pongal, la festa del raccolto, che viene celebrata in modo particolare in Tamilnadu. I festeggiamenti iniziano il 13 Gennaio, quando il sole intraprende il suo viaggio verso nord, e durano fino al 16.

Pongal è associata a molte leggende. Una delle più famose racconta che il Dio Krishna sollevò con un dito una montagna, nel primo giorno di Pongal, per proteggere i contadini e i loro animali da Indra, Dio della pioggia. La leggenda racconta anche che durante il terzo giorno di Pongal il Dio Shiva mandò il suo toro Nandi a dire agli uomini che dovevano fare un bagno di olio ogni giorno, e mangiare una volta al mese.

Ma Nandi si confuse, e disse agli uomini di mangiare ogni giorno, e di fare un bagno di olio una volta al mese. Il dio Shiva si arrabbiò, e ordinò al toro di restare sulla terra, e di aiutare gli uomini a lavorare i campi per ottenerne cibo. Fu così che Pongal diventò la festa del raccolto.

Nel primo giorno di festa la gente elimina le cose vecchie e acquista nuovi abiti e oggetti per la casa, per sottolineare l’inizio di un nuovo ciclo. Il secondo giorno è dedicato a celebrare il dio sole, Surya, e a offrirgli preghiere di ringraziamento. Prima dell’alba le persone si lavano, si cospargono il corpo con olio, indossano abiti nuovi, le donne e le ragazze decorano gli ingressi delle case con i kolam (disegni fatti a mano sulla terra battuta coperta con sterco di mucca sciolto con acqua e poi lasciato essiccare per fare uno strato pulito, solido, elegante e che tiene lontani gli insetti).

In antichità, per disegnare i Kolam, si usava farina di riso, era un modo gentile anche per nutrire le piccole creature della terra, le laboriose formiche che, alla fine della sera, avevano ripulito il terreno, preparandolo il terreno ad accogliere il kolam del giorno successivo; purtroppo la tradizione si è perduta e si mira al risparmio utilizzando polvere di gesso colorata di cui, insetti e formiche, non possono beneficiare ed il disegno resta intatto fino alla sera e poi spazzato via per il successivo.

In tutte le case si prepara il piatto tipico di Pongal: riso cotto con latte e zucchero, che viene offerto prima al Dio Ganesh, poi alle mucche, e infine condiviso tra i celebranti. Nel terzo giorno si ringraziano gli animali da lavoro, che aiutano i contadini a lavorare la terra e a ottenere un buon raccolto. Gli animali vengono lavati e decorati con fiori, le corna dipinte di colori vivaci. La festa di Pongal si chiude spesso nel quarto giorno, con scambi di doni tra le persone, musiche e danze.

a cura della Zia Chandra (Alessandra Bianca L’Abate)