A pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne Non Una di Meno presenta il report del Tavolo “Terra, corpi, territori e spazi urbani”, frutto di due giorni di lavori e dibattiti tra più di 500 attiviste del movimento. Presenti alla riunione, tenutasi lo scorso ottobre a Pisa, delegazioni da tutta Italia, donne di tutte le età unite per intessere relazioni volte a chiedere cambiamenti tangibili per le donne, le minoranze, gli oppressi.

Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Alessandra Chiricosta del gruppo redazionale di Non Una di Meno, Tavolo Terra, Corpi, Territori e Spazi Urbani e con cui, anche in vista della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo potuto approfondire alcuni aspetti del report appena reso pubblico.

Com’è nata l’idea di ritrovarsi per questo Tavolo e di realizzare il report?

Il nostro Tavolo è un po’ eccentrico – nel senso letterale di sfuggire dall’idea di centro e aprirsi alla relazionalità nelle sue molte forme – anche per com’è nato; il desiderio di crearlo si è concretizzato quando i lavori generali (del movimento n.d.r.) erano già iniziati e fin da subito è stato voluto come trasversale, fluido, disposto prima di tutto a partire dai propri corpi, intesi anche questi in continua trasformazione e interconnessi, tra loro e con lo spazio, gli ambienti, le altre specie e gli ecosistemi in cui si muovono.

Il rapporto delle persone con l’ambiente circostante è il fil rouge del report, non vi sono però riferimenti alle donne indigene, simbolo della simbiosi tra essere umano e natura. C’è un motivo particolare?

Abbiamo lavorato per realizzare il nostro desiderio di stringere nuovi tipi di relazioni su temi anche non subito riconoscibili come “femministi” alle nostre latitudini, ma che le lotte e le teorizzazioni di molte donne del cosiddetto “Mondo dei due terzi” e dei movimenti indigeni pongono chiaramente come tali, pressandoci con urgenza a prendere posizione sui disastri che una visione antropocentrica, predatoria e maschilista come quella dei neoliberismi contemporanei sta causando a tutti gli ecosistemi. Siamo debitrici a queste donne di insegnamenti profondi sui tanti modi di abitare il mondo che non siano colonialisti e depredanti. Apprendiamo dalle loro lotte e proviamo a tradurle nei nostri contesti.

Il tavolo ha avuto adesioni da tutta Italia, qual è stato il risultato di questa grande riunione?

Sì, molte persone hanno aderito al tavolo, vi è stata anche la partecipazione della comunità LGBT, donne di tutte le età e provenienti da diversi background professionali e territoriali. È stata l’opportunità per riflettere profondamente ed in senso più ampio sul concetto di violenza, un dominio predatorio che impedisce il riconoscimento dell’interdipendenza tra noi e l’ambiente che ci circonda. Una dei motivi per cui la violenza nelle città aumenta è che mancano spazi liberi in cui crescere, conoscersi, sperimentarsi anche con il non antropico. Riflettere sull’interdipendenza, sulla fluidità di ogni corpo, sulla necessità di uscire da un antropocentrismo patriarchista, ci ha anche permesso di articolare un discorso su cosa pensiamo, da femministe, come benessere e felicità del vivere, non limitandoci a pensare la salute solo come l’assenza di malattia, ma come il benessere personale e collettivo.

La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è vicina, vuoi dirci qualcosa a riguardo?

Per quanto riguarda sabato 25 novembre saremo in piazza con i nostri striscioni e le nostre voci. Il resto lo scopriremo fluendo