L’attivista maliano Mohamed Yossouf Bathily alias Ras Bath è diventato un riferimento per la maggior parte dei giovani del Mali, che lo ritengono ormai la loro guida.  Condannato per incitazione alla disobbedienza civile, Ras Bath è portavoce della richiesta di un cambiamento radicale.

Lo abbiamo incontrato  domenica 24 settembre dopo una sua conferenza al centro sociale Baraonda di Segrate, dove è stato accolto con grande  entusiasmo da oltre 300 giovani maliani e gli abbiamo posto alcune domande. Ecco le risposte.

Come è nata la sua filosofia?

Fin da piccolo mi sono sentito toccato dalle ingiustizie sociali, dal fatto che in un paese povero la gente muore di fame ed i politici pensano solo ad arricchirsi sperperando il denaro pubblico. Crescendo mi sono laureato in giurisprudenza a Bamako e poi ho conseguito un Master in diritto a Dakar; ho così potuto studiare bene le leggi e la loro mancata applicazione, soprattutto a danno dei più poveri. Ho iniziato a parlarne alla radio,  ascoltata ovunque in Mali, nella lingua autoctona (il Bambara), denunciando gli scandali della politica e l’appropriazione indebita del denaro pubblico. Molta gente ha cominciato a seguirmi ed eccomi qui.

Come diffonde la sua ideologia?

Attraverso la radio e i social media, soprattutto Facebook. Internet funziona molto bene all’estero, dove la connessione è buona, mentre in Mali solo 2 milioni di persone sono connesse alla rete, di cui un milione nella capitale e l’altro milione all’interno del paese, dove non è possibile connettersi per più di 20 minuti consecutivi. E’ per questo che viaggio spesso (appena le mie capacità finanziarie me lo consentono) all’interno del paese al fine di informare il maggiore numero di persone

Nell’agosto 2017 più di due milioni di persone sono scese in piazza per impedire che la incarcerassero per incitazione alla disobbedienza civile. Come mai tanti si schierano al suo fianco?

La gente in Mali è allo stremo, il paese è diviso in due (il Nord è ancora in mano ai ribelli) e vuole il cambiamento. Io al momento ho la forza di denunciare la corruzione e gli abusi dei politici; sempre più persone iniziano a capire dove sta la verità e si rendono conto che debbono partecipare attivamente al cambiamento del loro paese, che molto dipende anche da loro. Per questo mi sostengono; hanno smesso di credere alle bugie dei potenti.

Lei è il portavoce del movimento C.D.R (Colletif pour la Defense de la Republique). Qual è il vostro obiettivo? Presentarsi alle elezioni presidenziali del 2018?

Al momento non abbiamo ambizioni politiche, non abbiamo nessun candidato da presentare, né sarebbe facile trovarlo in un anno. Ciò che ci interessa è il risveglio delle coscienze individuali  e il rafforzamento delle capacità di controllo dei cittadini sull’operato dei loro eletti. Stiamo invitando tutte le persone, soprattutto i rappresentanti della diaspora, ad andare a votare e a sollecitare i loro parenti a farlo. Sappiamo che i migranti sono molto ascoltati nel paese d’origine, perché spesso sono loro che mantengono le famiglie inviandogli il denaro proveniente dal duro lavoro.  In Mali la gente non vota e quelli che lo fanno vendono il loro voto ai potenti. Dobbiamo iniziare da qui, dalla consapevolezza del valore del voto, dalla consapevolezza del valore di ognuno.

E per finire: il Mali dal 2012 è diviso in due, occupato al nord da gruppi islamici, mentre al sud il governo è debole e incapace di risolvere la situazione.  Siamo di fronte a una catastrofica situazione dei diritti umani; la crisi alimentare colpisce 15 milioni di abitanti, mentre centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare il nord del paese, sconvolto dai combattimenti e decine sono state arrestate arbitrariamente, stuprate o uccise. Come porre fine a tutto ciò? 

La situazione è molto grave e tante sono le responsabilità sia all’interno che all’esterno del paese, ma l’unica soluzione per me praticabile è ritrovare la forza e la dignità e recuperare l’amore per il paese. Questa è l’unica cosa che ci aiuterà a prendere coraggio, ad affrancarci dai francesi e a lottare per recuperare l’unità del paese. Solo i maliani potranno dare risposte ai problemi del Mali.