Il giornalista Gianluigi Paragone ha pubblicato il suo primo libro: “Gangbank. Il perverso intreccio tra politica e finanza che ci frega il portafoglio e la vita” (www.edizpiemme.it, 2017, 309 pagine, euro 18).

Paragone utilizza un linguaggio molto chiaro e diretto, e valuta molte problematiche sociali, economiche e politiche in maniera molto approfondita. La lettura è sempre scorrevole e alla portata di tutti (adulti e ragazzi). Il sistema della finanza internazionale include le grandi banche, i fondi di investimento, le agenzie di rating e le grandi multinazionali che agiscono e che muovono il loro denaro tra le sedi dei vari paesi e così facendo pagano pochissime tasse e ricevono molti contributi pubblici. Per adesso “Il sistema GangBank non ha bisogno di prendere i voti, usa quelli degli altri”. Però con Macron in Francia, il sistema sta sperimentando la presa diretta del potere.

Quindi “la scena è questa: noi cittadini e i politici ci scanniamo in un combattimento da strada, la finanza scommette su di noi” (p. 8). Inoltre il grande problema degli italiani è la quasi totalità della proprietà dei titoli di Stato in mano a entità straniere, per cui l’Italia risulta di volta in volta ricattabile (come accadde nel 2011 quando Deutsche Bank e BNP Paribas svendettero molti titoli per svalutarli, p. 181). Invece i cittadini giapponesi hanno la proprietà di quasi la totalità dei titoli di Stato emessi per pagare gli interessi riguardanti il debito pubblico e il problema non esiste.

Però il vero problema non riguarda il debito pubblico, ma i molti debiti privati di famiglie e aziende che producono varie forme e livelli di schiavismo finanziario. Oggi non esiste il libero mercato, “esiste il regno del potere neoliberista” (p. 9). Ma “Perché la crisi non ha trovato sbocco in contestazioni di massa? …senza lavoro o con buste paghe leggere, qualsiasi lavoro e qualsiasi stipendio diventano essenziali per far fronte ai debiti contratti… Il senso del collettivo crolla, il senso della sopravvivenza individuale emerge. Eccolo qui uno dei veleni mortali della vita a rate” (p. 28). Inoltre moltissime famiglie hanno attinto ai risparmi di un’intera vita di genitori e nonni, anche se siamo arrivati molto vicini al limite di sopportazione economica e psicologica.

Per quanto riguarda l’Italia bisogna focalizzarsi anche sulla colonizzazione bancaria attivata con derivati sottoscritti dal Ministero del Tesoro. La crisi attuale non è economica, ma è una crisi legata al debito finanziario (p. 47). Il libro La voragine di Luca Piana descrive molto bene l’operazione truffaldina: “se le condizioni di mercato sono favorevoli all’istituto, che in termini di flussi d’interessi ci sta guadagnando una certa cifra, Morgan Stanley può esigere la chiusura di tutti i derivati che ricadono sotto l’accordo, esigendo il pagamento immediato dei profitti. Ma questa clausola vale solo per la banca. Se fosse il Tesoro a guadagnarci non potrebbe chiedere la monetizzazione dei profitti e l’estinzione dei contratti (p. 45). E “perché queste verità hanno la stessa segretezza di tante drammatiche vicende [stragi] che hanno segnato l’Italia?” (p. 39).

Comunque la ricetta finale di Paragone è dettata dal buon senso: gli italiani non possono e non devono fare gli americani. Probabilmente è inutile puntare sull’innovazione tecnologica visto che a noi mancano i capitali e le intelligenze globali (gli studenti stranieri). Gli italiani devono continuare a migliorarsi in quello che sanno già fare bene o meglio: il turismo, il design, la qualità, la produzione industriale e la produzione agroalimentare.

In conclusione oggi possiamo affermare che non esiste più il capitalismo novecentesco, sostituito dal debitalismo globalizzato: siamo tutti invischiati nella trappola dello schiavismo finanziario, “l’indebitamento privato è come una droga a portata di mano” e chi finanzia comanda. Tranne Aldo Moro e Kennedy, tutti i politici hanno scelto di fare i camerieri dei banchieri (Ezra Pound).

Gianluigi Paragone è nato nel 1971, è stato vicedirettore di Rai2. Dal 2013 conduce La Gabbia e La Gabbia Open su La7. Ha ideato un one man show sulla finanza che viene rappresentato in molti teatri (ho avuto un piccolo assaggio del suo spettacolo durante la lunga e intensa presentazione del suo libro a Bologna). Per aggiornamenti: https://twitter.com/gparagone; per un rapido approfondimento video: www.youtube.com/watch?v=6gZI7qp5nas.

Nota particolare – Facebook è titolare di una licenza bancaria e probabilmente entrerà “anche nel mondo della raccolta e della gestione del credito” (p. 15). Per ora su Facebook non si può comprare nulla, ma “Tutto è gratis pur di prenderti… Dunque se non c’è un prodotto da vendere, il prodotto sei tu” e i tuoi dati informatici e relazionali di consumatore e di cittadino (p. 275). Probabilmente in ottobre Facebook inizierà a proporre notizie a pagamento. Amazon ha già iniziato a prestare denaro ai fornitori e aiuta l’economia molto meglio delle banche americane, utilizzando però tassi di interesse al limite dell’usura che vanno dal 6 al 17 per cento. I finanziamenti vengono erogati entro 24 ore e sono garantiti dalla merce delle aziende produttrici.

Nota generale – “Caro risparmiatore, i suoi soldi sono i nostri. Pertanto non ce li chieda, perché noi li facciamo girare nel nostro interesse. Nel caso non fosse soddisfatto del nostro servizio non importa: tanto non ci troverà. Siamo nell’era del mondo liquido, dei servizi immateriali…”.

Nota italiana – I debiti derivanti dal credito al consumo sono il 70 per cento dell’esposizione totale, che comprende anche i crediti e i conti bancari scoperti, la cessione del quinto dello stipendio e tutte le bollette non pagate (studio dell’Osservatorio di Si Collection, periodo 2006-2016, p. 23). In Italia su cento stagisti ben 15 hanno più di quarantacinque anni (non è una barzelletta, p. 49). Inoltre in Italia “nel 2016 il gioco d’azzardo ha visto salire la spesa complessiva del 7 per cento a 96 miliardi di euro”. Circa 1.500 euro a testa incluso i bambini. La pubblicità del gioco d’azzardo è aumentata “del 39,6 per cento rispetto al 2015” (p. 131).

Nota tedesca – “Deutsche Bank è la banca europea a maggior rischio per il solo fatto di detenere il primato mondiale dei titoli derivati” (p. 138). Quanto tempo può resistere la banca tedesca?

Nota francese – I francesi hanno interessi diversi dai tedeschi, anche se in molti non vogliono ammetterlo. I francesi hanno gli stessi problemi di disoccupazione giovanile di quasi tutti i paesi europei. Prima o poi si uniranno politicamente ed economicamente agli spagnoli e agli italiani: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=8220 (Brigitte Granville, economista francese che insegna Economia internazionale all’Università di Londra Queen Mary).

Nota accademica e scientifica – La robotizzazione “rischia di dividere le società tra i proprietari dei robot e degli algoritmi da una parte e i lavoratori dall’altra. Il maggior rischio non è un futuro senza lavoro bensì un futuro in cui i salari saranno in calo o stagnanti” (Richard Freeman, economista di Harvard). Le macchine si sono già prese i lavori più produttivi e i proprietari quasi tutti i guadagni.

Nota istituzionale – In questi anni di grande austerità europea quasi nessuno si è preso la responsabilità “di mettere in discussione il profilo e la corruzione dei nuovi padri euro costituenti, i loro giganteschi conflitti d’interesse, il loro viavai tra ruolo pubblico e incarichi privati al soldo delle merchant bank” (p. 26). Ad esempio l’ex presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, oggi è in prepensionamento a 7.000 euro al mese dopo appena dieci anni di contribuzione e collabora con Goldman Sachs, come lobbista e consulente… una delle banche più implicate nella crisi dei subprime, vera causa della crisi finanziaria del 2007-2008 e della crisi del debito greco. Eccolo il sistema GangBank” (p. 105). Oppure il nostro carissimo Giulano Amato è stato dal 2010 uno dei maggiori consulenti in Italia di Deutsche Bank (p. 209). .

Nota diplomatica – La Danimarca è stato il primo paese al mondo a ideare un ambasciatore digitale nella Silicon Valley. Del resto “Nel 2015 le compagnie tech USA hanno incassato 215,6 miliardi di dollari… una cifra superiore all’intero PIL annuo di Grecia e Portogallo” (p. 276).

Nota giuridica – Il giurista Giuseppe Guarino è stato un europeista convinto da giovane e ha poi criticato duramente l’impostazione dell’euro: www.youtube.com/watch?v=x5ys8LW0mnM. La tesi molto chiara di Guarino è che “qualcuno ha sostituito un trattato internazionale con un regolamento, e con quel regolamento ha di fatto neutralizzato la sovranità politica dei governi” (p. 285), andando contro quello che era scritto nei trattati internazionali. Naturalmente quel qualcuno era un tedesco e per la precisione un ministro delle Finanze.