Oltre 50 gradi percepiti in varie zone d’Italia, 49 a Firenze e Napoli, Ferrara 48, Rimini 47 e quasi dappertutto temperature oltre i 40 gradi. E poi improvvisamente piogge brevi e fortissime, grandine fuori norma, trombe d’aria in luoghi dove non se ne erano mai viste. Cosa sta succedendo ormai tutti dovrebbero saperlo…

Ma non c’è da preoccuparsi, pensano ancora in tanti; è solo una percezione sbagliata, una bufala dei cattivi ambientalisti che sono contro il “progresso”!

“Adda passà ‘a nuttata”, poi si ricomincia tutto daccapo; il prossimo anno sarà ancora peggio e proprio per il peggioramento delle condizioni, le azioni da intraprendere anno dopo anno diventeranno sempre più radicali e allo stesso tempo anno dopo anno, si fa poco o nulla. Non si fanno azioni minime, figuriamoci quelle cosiddette radicali che poi non lo sono affatto, di radicale c’è solo l’attacco all’ambiente e alle persone da parte di chi non concepisce altro che il profitto a scapito di ogni essere vivente. Come possono dei governi schiavi delle multinazionali e del PIL, proporre misure efficaci contro le emissioni inquinanti e climalteranti? Come possono le persone schiave del consumo, ridurre drasticamente le loro pretese di continuare a inquinare, comprare, buttare, come se il mondo fosse un immensa cloaca? Altro che riforme che non cambiano nulla e sono vuote parole, ci vogliono immediate azioni concrete e risolutive.

Al primo posto bisogna mettere la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle persone, poi viene tutto il resto. Ma per attuare queste politiche ci vuole una enorme forza dal basso fatta di esempi e cambiamenti reali che tra l’altro apportano vantaggi come il miglioramento della qualità della vita, avere aria, acqua, cibo più sani, quindi c’è solo da guadagnarci. I governi attuali sono del tutto inadeguati e impreparati di fronte a queste sfide, devono abbandonare la partita o recepire tutto quello che chi con attenzione e lungimiranza, ha proposto ed applicato da sempre per scongiurare il peggio.

E i dati purtroppo parlano chiaro senza nessuna possibilità di diversa interpretazione o equivoco, abbiamo ormai superato le 412 parti per milione di CO2 in atmosfera, limite oltre il quale i cambiamenti climatici diventano catastrofici e dopo il recente distacco dell’enorme iceberg dal Polo Sud grande più dell’intera Liguria, non si capisce cosa altro dobbiamo attendere o capire. Gli studi scientifici si moltiplicano, la stessa autorevole rivista Nature ci parla di effetto serra fuori controllo e dalle prospettive drammatiche per l’umanità. E se anche mesi interi senza pioggia con l’agricoltura in ginocchio, non fanno smuovere coscienze e azioni, vuol dire che abbiamo bisogno di catastrofi ancora più gravi e drammatiche. Dove vogliamo arrivare? Ad avere intere città senz’acqua e morti per le strade? Uragani di dimensioni tropicali colpire le nostre città costiere con devastazioni immani? Forse allora, ma solo se il tutto sarà trasmesso rigorosamente via televisione, youtube e facebook, si correrà ai ripari? Chissà?

Il 2 agosto abbiamo avuto l’overshoot day cioè la data che ogni anno cade sempre prima e che è il simbolo della rapida erosione delle risorse non rinnovabili del pianeta e della sua capacità di assorbire i nostri rifiuti, il nostro inquinamento. Una data simbolo che è la certificazione anche scientifica, che chi parla di crescita infinita in un pianeta dalle risorse finite è un autentico pazzo. Stiamo erodendo ogni risorsa come se i nostri figli e nipoti non esistessero.

Le conclusioni sono assai facili da trarre, ci stiamo suicidando.  O per meglio dire, un sistema basato sulla crescita e il capitalismo selvaggio ci sta sterminando tutti. E cosa ci facciamo con le mirabolani scoperte della nostra scienza e tecnologia se stiamo distruggendo le basi della vita stessa e della possibilità di esistere su questo pianeta? Ci illudiamo poi che con un po’ di energie rinnovabili e una riverniciatina di verde si possa continuare imperterriti a produrre quantità infinite di merci superflue.

Ma la crescita, la modernità, non dovevano regalarci prosperità e benessere? E dove è questa prosperità e benessere se ci stiamo regalando un futuro da incubo? Dove è questa prosperità e benessere se stiamo esaurendo tutte le risorse non rinnovabili del pianeta e rendendolo una discarica? Se stiamo arrostendo nell’effetto serra e stiamo provocando la sesta estinzione di massa, la prima della storia della terra determinata da una sola specie la più crudele sanguinaria di tutte, l’uomo, assai stupidus e niente sapiens?

Chi è il selvaggio, il sottosviluppato fra chi distrugge il suo habitat e chi lo preserva?  Fra chi elimina le stesse fonti della sua esistenza e chi cerca di mantenerle?

Era inevitabile che dopo aver devastato tutto, l’uomo si rivolgesse contro se stesso. Un cancro distrugge il corpo che lo ospita e poi muore lui stesso,  drammatica analogia con quello che l’uomo che si considera civile, evoluto, moderno, tecnologicamente avanzatissimo, sta facendo.

Ma una volta sbarazzatosi di questo stupido e presuntuoso uomo moderno che non conosce nulla, né della sacralità della natura, né delle sue inviolabili leggi, la terra proseguirà la sua vita senza più quell’essere che gli indiani d’America avevano già avvertito: una volta abbattuto l’ultimo albero, prosciugato l’ultimo fiume e mangiato l’ultimo pesce, vi accorgerete che il denaro non si può mangiare.

Del resto non ci vuole molto a capire la gravità della situazione, se ci arriva pure il Papa, capo di una chiesa notoriamente conservatrice e dai tempi di presa di coscienza centenari, quando afferma che: occorrono un nuovo modello di sviluppo e di solidarietà, il rispetto di tutti gli esseri viventi che formano l’ecosistema e la fine della depredazione delle risorse terrestri in nome del guadagno. Stiamo infatti parlando di banalità, di ovvietà che non vengono mostrate come tali solo grazie ad un sistema che ha governi, soldi, martellante pubblicità e propaganda dalla sua parte in grado di farci credere qualsiasi cosa.

Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, di dire cose scomode, di pensare che vivere in maniera più semplice, meno impattante, meno inquinante non è una rinuncia ma una saggia scelta di vita, non è una tragedia ma una liberazione perché le merci che la pubblicità ci dice di comprare non ci daranno mai né felicità, né tantomeno reale benessere.

Di Terra ne abbiamo una sola e non ci saranno tempi supplementari una volta devastata quella.

L’articolo originale può essere letto qui